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Farmacisti e crisi occupazionale. Una mozione di D’Ambrosio Lettieri per richiamare un maggiore impegno del Governo


Per il senatore di  Direzione Italiae vicepresidente della Fofi anche il programma “Garanzia Giovani”, non ha trovato un’applicazione razionale in Italia. Da qui la richiesta di una profonda ridefinizione di modalità e obiettivi del Piano per dare effettivamente un futuro occupazionale alle giovani generazioni

18 MAG - Il perdurare della crisi occupazionale colpisce duramente le giovani generazioni, anche in ambiti professionali e lavorativi prima in qualche modo risparmiati, come nel caso dei farmacisti.
 
“In questo scenario – sottolinea in una nota il senatore di Direzione Italiae vicepresidente della Fofi Luigi D’Ambrosio Lettieri -  anche una delle poche misure anticicliche prese a livello europeo, il programma Garanzia Giovani, non trova un’applicazione razionale in Italia”.
 
Il perché sta nel fatto, scrive ancora Lettieri. Che esso è stato “fin dall’inizio gravato da un eccesso di burocrazia, spesso caratterizzato da pagamenti mancati o in ritardo,  così da generare disorientamento e sfiducia tra i giovani anziché  avvicinarli al mondo del lavoro”.
 
“Non a caso – osserva ancora il senatore - la Corte dei conti europea già ha rimproverato all’Italia di aver compiuto “progressi limitati e conseguito risultati che non rispecchiano le aspettative iniziali”.
 
Da queste riflessioni, nasce la mozione  presentata in Senato a prima firma dallo stesso D’Ambrosio Lettieri che impegna il governo a:
 
- porre in essere un sistema omogeneo ed organico in grado di erogare i servizi, in tema di lavoro per i giovani, in maniera effettivamente efficace e superando le eventuali disomogeneità regionali;
 
- istituire un sistema di monitoraggio completo che consenta di conoscere il reale grado di efficacia delle misure poste a garanzia per i giovani e di poter elaborare strategie maggiormente efficaci e concrete;  
 
- individuare, per l’impiego dei nuovi finanziamenti europei citati in premessa, un sistema più efficace e meno burocratico per realizzare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro rivolta ai giovani;
 
- introdurre ed attuare misure concrete, nell’ambito dell’impiego dei finanziamenti al piano “Garanzia Giovani” fino al 2020, utili all’inserimento nel mondo del lavoro quali i pagamenti immediati, i rimborsi spesa, l’avvio dei tirocini per coloro che sono inseriti nelle graduatorie, il riconoscimento dei tirocini e dei corsi di formazione svolti nonché l’introduzione di un reddito minimo garantito;
 
- regolare l’impiego dei tirocini quali strumenti per insegnare ai giovani le conoscenze necessarie per svolgere adeguatamente le mansioni cui saranno preposti; individuare nuovi meccanismi che consentano alle aziende di poter
 
- assumere i tirocinanti/ apprendisti al termine del tirocinio o dell’apprendistato; accertare le cause che determinano l’abbandono degli studi e ad introdurre adeguate misure di sostegno economico in favore dei giovani costretti ad interrompere il corso scolastico perché non in grado di sostenerne i costi;
 
- eliminare l’attuale graduatoria unica al fine di ridurre i tempi di attesa per il colloquio.
 
La mozione porta la firma anche dei senatori Bocca, Bruni, Compagna, Di Maggio, Giovanardi, Mandelli, Perrone, Rizzotti, Tarquinio e Zizza. 
“Secondo i dati diffusi dal Ministero del lavoro”, afferma D’Ambrosio Lettieri, “i giovani che si sono registrati sul citato sito web al piano “Garanzia Giovani” avrebbero superato il milione di unità.  Tuttavia, nonostante il rilevante numero di iscritti, il piano, secondo il report dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), avrebbe portato all’inserimento nel mondo del lavoro di soli 32mila giovani e avrebbe consentito alla maggior parte degli iscritti solo di seguire corsi di formazione o tirocini. I tirocini, in particolare, il cui numero è di quattro volte superiore a quello dei contratti, parrebbero essere utilizzati quale forma di lavoro (mascherato) prediletta dalle imprese, oltre al fatto che assorbirebbero anche buona parte delle risorse stanziate al pari dei corsi di formazione, dei convegni, dei seminari eccetera”.
 
“Il piano in Italia, quindi, puntando quasi del tutto sui tirocini e poco sugli impieghi lavorativi”, continua, “avrebbe costretto i giovani ad effettuare più iscrizioni su database diversi; tale procedura, a sua volta, avrebbe “trascinato” gli iscritti in un vortice di burocrazia. Il piano Garanzia Giovani italiano, inoltre, sarebbe stato caratterizzato da evidenti inefficienze amministrative, dalla poca trasparenza dei bandi e dall’assenza di rimborsi spese”.
 
“Le condizioni di incompatibilità, di complessità burocratica e di tempistica necessaria all'assolvimento delle procedure nonché quelle relative al declino del mercato del lavoro, quale effetto di un uso improprio del programma”, conclude D’Ambrosio Lettieri, “producono grave disagio e la conseguente protesta di tanti giovani, come per esempio accade per i laureati in farmacia che, lungi dall'ottenere gli auspicati benefici dalle misure introdotte dal programma, vedono inesorabilmente sempre più gravemente pregiudicate le loro prospettive occupazionali”.

18 maggio 2017
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