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Legge 194. Dall’Associazione Luca Coscioni, Aied e Associazione Amica un rilancio in quattro mosse


Regolamentare l’obiezione di coscienza che al sud coinvolge l’83,5% dei ginecologi e favorire la pillola al posto dell’intervento chirurgico, privilegiando il Day Hospital evitando così un ricovero di tre giorni, risparmiando risorse da investire in Consultori, Contraccezione e nella promozione di una corretta informazione per tutti

21 MAG - "Il miglior regalo per il 40esimo compleanno della legge 194 sarebbe quello di applicarla in maniera legale ed appropriata, evitando così di minare le fondamenta, la sostenibilità e l’equità del sistema, risparmiando oltre 10 miliardi di euro, un peso insostenibile sulle casse del nostro Ssn e che potrebbe essere alleviato dalla corretta regolamentazione dell’obiezione di coscienza e dall’ottimale applicazione del metodo farmacologico".  
 
A quaranta anni dall’emanazione delle 194 l’Associazione Luca Coscioni Aied e Associazione Amica presentano in quattro mosse come garantire la tutela della salute riproduttiva
          
Regolamentare l’obiezione di coscienza…
Secondo la Relazione del ministro della Salute sull’attuazione della Legge 194/78 per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza, in Italia, nonostante l’aborto sia legalizzato, l’obiezione di struttura, non ammessa dalla legge 194 (solo il 60% degli ospedali con reparto di ostetricia ha un servizio IVG) e la dilagante obiezione di coscienza, aggravano anno dopo anno il disservizio in molte Regioni, limitando di fatto il diritto alle scelte riproduttive e alla salute di molte donne che vivono nel nostro paese.
Nell’Italia Settentrionale su 1541 ginecologi il 63.9%  sono obiettori, in quella Centrale su 688 ginecologi il 70.1% sono obiettori e nel meridionale le percentuali crescono ancora di più, degli 838 ginecologi presenti sono obiettori l’83.5%, nelle isole ci sono 542 ginecologi di cui il 77.7% obiettori
 
“Nell'anniversario della 194 – rileva in una nota l’Associazione – ribadiamo che le soluzioni individuate con l'Aied e Associazione A.m.i.c.a. per evitare interruzioni di servizio o ritardi nell'accesso alla 194 sono soluzioni applicabili immediatamente per il pieno rispetto della legge senza la necessità di modifiche normative”.
 
In particolare, queste sono:
• Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
• Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l'obiezione di coscienza;
• Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori e obiettori al 50% per la gestione dei servizi di Interruzione Volontaria di Gravidanza;
• Utilizzo dei medici 'gettonati' per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
• Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di interruzione volontaria di gravidanza sono scoperti;
• Previsione della pillola RU486 per IVG farmacologica in regime ambulatoriale (Link per l’appello).
 
…favorire la pillola RU 486 al posto dell’intervento chirurgico
“Nel nostro Paese – prosegue l’Associazione – dal 2009 è possibile interrompere una gravidanza indesiderata con il metodo farmacologico entro la settima settimana di amenorrea. Poiché la legge 194 raccomanda ‘la promozione delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza’ (art. 15) tale metodo va favorito in alternativa alla procedura chirurgica poiché sicuro e considerato tra i metodi di scelta per le IVG nelle prime settimane di gravidanza da tutte le più importanti linee guida internazionali.
In molti Paesi del mondo le ‘pillole abortive’ vengono dispensate in regime ambulatoriale, in strutture analoghe ai nostri consultori o addirittura dai medici di medicina generale: in Francia (ma non solo) dal 2004 esiste una rete sanitaria “medico curante-ospedale” finanziata con fondi pubblici che permette di effettuare una IVG farmacologica al di fuori della struttura ospedaliera”.
 
Bisogna perciò di privilegiare il Day Hospital evitando un ricovero di tre giorni…
Questo dovrebbe essere possibile anche in Italia dove la legge 194 del 1978 prevede che: “Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione. (art.8).
 
Emilia Romagna, Toscana e Lazio hanno adottato il regime di ricovero in Day Hospital per la procedura farmacologica di IVG seguendo un criterio di maggiore appropriatezza sia clinica che organizzativa: è infatti appropriato il setting assistenziale che arreca migliore o identico beneficio al paziente con minor impiego di risorse.
In questi anni i dati sull’IVG farmacologica riportati dal Ministero confermano che le donne che vi si sono sottoposte hanno scelto nella stragrande maggioranza le dimissioni volontarie dall’ospedale, senza che questo abbia comportato un aumento delle complicazioni. Tali dati sono sovrapponibili a quelli riportati nel resto del mondo, dove la procedura viene eseguita per la gran parte in regime ambulatoriale.
 
risparmiando risorse da investire in Consultori e Contraccezione
Perché dunque in Italia dobbiamo ancora occupare un letto ospedaliero quando non è necessario?
Questa è il quesito per l’Associazione Coscioni che ricorda: “L’interruzione volontaria di gravidanza dovrebbe essere accessibile con il metodo farmacologico nei consultori familiari e nei poliambulatori, come previsto dall’articolo 8 della legge 194 oppure, quando necessario, in regime di Day Hospital. Si dovrebbe evitare quello che oggi avviene nella maggior parte dei casi: il regime di ricovero ordinario. Le risorse finanziarie così risparmiate potrebbero entrare a far parte degli investimenti. Fra tutti, il potenziamento della rete dei consultori e un più facile accesso alla contraccezione, onde evitare le gravidanze indesiderate o l’effettivo ricorso all’aborto.
 


21 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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