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Aggressioni ai sanitari. Più prevenzione e meno militarizzazione

di Domenico Della Porta

Il disegno di legge Grillo che affronta tale questione e che è sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni va proprio in questa direzione e noi ne condividiamo assolutamente l’obiettivo.

31 AGO - Più prevenzione, in tutti i sensi, e meno militarizzazione per gestire ed evitare violenze e aggressioni in sanità. A nostro avviso il disegno di legge Grillo che affronta tale questione e che è sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni va proprio in questa direzione e noi ne condividiamo assolutamente l’obiettivo.  Dello stesso parere è anche una esperta di gestione di violenze e aggressioni, Maddalena Alvau, psicologa del CISOM, Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta e specialista in Psicologia dell’Emergenza e in Psicotraumatologia.
 
“Vedo la militarizzazione come un intervento dall’ effetto placebo, non in grado di risolvere definitivamente un problema articolato, complesso e profondo, dice la dottoressa Alvau. Per far fronte a questo problema di sicurezza, mi chiedo se sia invece opportuno ripristinare i posti di polizia h24 in tutti i servizi sanitari a rischio. In altri Sistemi europei le strutture sanitarie ad alto rischio sono dotate di un sistema di videosorveglianza, gestito da una centrale operativa presente nel presidio e che permette alle forze dell’ordine di intervenire ove necessario al fine di tutelare l’incolumità delle risorse umane presenti, siano esse pazienti o operatori.
Credo sia fondamentale ascoltare i soggetti maggiormente coinvolti in queste dinamiche, aggiunge, vivendole forniscono ai tecnici maggiori informazioni al riguardo. Anche questo è ascolto attivo! Un’indagine sulle aggressioni al personale sanitario condotta dal Nursind nel 2017 evidenzia che la presenza dei vigilantes non aiuta gli operatori a sentirsi protetti; i vigilantes pur servendo da deterrente hanno il compito di proteggere i beni aziendali, non le risorse umane; questo riferiscono gli operatori. Ma la riflessione che vorrei fare è ancora più profonda, sottolinea Alvau.
Immaginate di essere un operatore che nel giro di pochi secondi, mentre cerca di curare più persone possibili in un contesto complesso e flessibile come un Pronto Soccorso si trova ad essere oggetto di aggressione verbale, riceve minacce, percepisce paura e malessere, fortunatamente viene tutelato dagli agenti o dal personale presente. Come vi sentireste al posto della vittima dell'aggressione? L’intervento di agenti riduce le conseguenze di un’aggressione ma non evita la sofferenza dell’operatore. Mi chiedo: nel caso fosse necessario, quali azioni vengono attuate per supportare l’operatore a superare questo momento di malessere? E’ previsto un protocollo? Per affrontare questo problema è importante intervenite innanzitutto sulla prevenzione oltreché su azioni durante la crisi. La prevenzione è caratterizzata da attività di formazione degli operatori, dalla presenza di risorse sufficienti, da interventi di sistema, dalla predisposizione di servizi di supporto e sostegno per operatori e utenza, da un protocollo che permettere al personale di affrontare i momenti di sofferenza psicologica che si presentano, superandoli con serenità. E’ importante sentirsi protetti e tutelati sul posto di lavoro, qui si passa gran parte della giornata.”
 
Dalla lettura della relazione di accompagnamento al DDL Grillo emerge l’importante aspetto della prevenzione tra le funzioni di monitoraggio ma soprattutto di indirizzo dell’Osservatorio che dovrebbe essere istituito come previsto dall’articolo 2. Viene sottolineato tra le funzioni di questo organismo, infatti, oltre al monitoraggio delle misure di prevenzione e protezioni presenti nelle strutture sanitarie, per le quali esistono già precise disposizioni legislative tra cui il D.Lgs.81/2008, la formazione. Per quest’ultima si dovrà pretendere una programmazione ed una esecuzione da avviare al più presto, come viene tra l’altro invocato anche nel testo unico sulla sicurezza sul lavoro, identificandola che soluzione alla individuazione dei rischi e al loro superamento. “Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è considerato dall’Organizzazione mondiale della sanità uno dei primi in Europa e nel mondo ma nonostante ciò, in questo momento, a destare preoccupazione è lo stato di salute del personale sanitario; precisa la psicologa. Ogni anno sono circa 1200 le aggressioni agli operatori della sanità, il 70% di queste vedono come vittime le donne. La violenza verso i camici bianchi è un problema mondiale ma in Italia ha iniziato ad acquisire dimensioni sempre maggiori a partire dal 2013. Secondo varie analisi, il personale a rischio esercita nei Pronto Soccorso, nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali, nei luoghi di attesa e nei servizi di geriatria e continuità assistenziale.
 
Tra i molteplici fattori scatenanti si fa presente la difficoltà degli operatori nella gestione delle situazioni di emergenza comportamentale, il sovraffollamento, l’abuso di alcol e droghe da parte dei pazienti, l’inadeguatezza delle strutture.  
 
La Commissione europea segnala il rischio di sviluppo di disturbi psichici negli operatori che subiscono violenza.  Si parla ancora troppo poco del fatto che oltre ad una salute fisica esista una salute psicologica che va preservata, aggiunge ancora Maddalena Alvau, supportata, sostenuta e promossa ogni istante; in tutti i settori ma in particolare nei Pronto Soccorso, nei centri di salute mentale dove è essenziale prestare maggiore attenzione alle dinamiche psicologiche e alla salute della psiche; per questo evidenzio l’importanza di inserire in ogni servizio sensibile e ad alto rischio sicurezza, la figura dello psicologo dell’emergenza al fine di intervenire per offrire a pazienti e familiari uno spazio di relazione in cui esprimere e condividere difficoltà e preoccupazioni del momento. In tutta Italia costituiscono un’anomalia positiva gli psicologi in Pronto Soccorso eppure dove presenti si segnalano migliorie in termini di benessere organizzativo.
 
La presenza anche degli psicologi aiuterebbe ad esempio il personale a gestire soggetti in stato di alterazione da sostanze o con problematiche psicologiche o in stato di agitazione; la presenza dei professionisti della salute psicologica alleggerirebbe il carico di lavoro degli operatori, offrirebbe loro competenze, supporto, sostegno, ascolto attivo. Le aggressioni verbali piuttosto che fisiche generano nelle vittime e nel sistema per cui lavorano delle conseguenze a breve, medio e lungo termine; è importante lavorare sulla prevenzione al fine di ridurre i rischi, migliorare l’assistenza ai cittadini e promuovere il benessere di operatori e pazienti.”
 
Domenico Della Porta
Docente di Medicina del Lavoro Università Telematica Internazionale “Uninettuno” - Roma

31 agosto 2018
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