Regionalismo differenziato. Una petizione per fermarlo
di Ivan Cavicchi
E’ stata rilanciata in questi giorni una petizione contro il regionalismo differenziato partita dal mondo della scuola e rivolta al Presidente della Repubblica e ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati con la quale si denuncia a chiare lettere che “Siamo di fronte a uno stravolgimento delle basi giuridiche su cui è sorta la Repubblica italiana. Una materia di tale portata non può e non deve essere risolta nei colloqui fra una rappresentante del Governo e uno della Regione interessata...”
28 GEN - Nella libera formazione democratica della volontà delle persone, il presupposto principale è la bona fides. La mala fides, al contrario, è qualcosa di falso di ingannevole di fraudolento abilmente mascherato dietro parole ingannevoli in modo da non far trapelare gli obiettivi che realmente si vuole perseguire.
Quando per fare le leggi:
- la politica usa la malafede si inganna il popolo e la politica prima o poi dal popolo sarà vissuta come una nemica inaffidabile
- i partiti usano la malafede essi ingannano i propri elettori e prima o poi il consenso loro dato sarà revocato è solo questione di tempo quello necessario a comprendere gli inganni.
Il regionalismo differenziato è una proposta di legge fondata interamente sulla mala fides e sull’incompetenza con essa la politica inganna il popolo e i partiti che la propugnano principalmente Lega PD e M5S ingannano i propri elettori.
Mala fides 1
Quando il ministro della salute
Giulia Grillo ci dice che sul regionalismo differenziato ha avuto ampie rassicurazioni da coloro che lo stanno propugnando in particolare sulla sua liceità e sulla sua legittimità aggiungendo che il sud non ha nulla da temere, cioè non vi saranno discriminazioni, due sono le cose:
- o il ministro a sua volta è vittima della malafede dei suoi alleati di governo cioè ella è a sua volta ingannata,
- o il ministro è in malafede.
Nel primo caso si pone un grave problema di incompetenza nel senso che se il nostro ministro non sa discernere il grano dall’olio allora abbiamo un ministro farlocco cioè la sanità non ha nessuno in grado di rappresentarne le ragioni.
Nel secondo caso si pone un grave problema di onestà politica nel senso che se il ministro per dare corso al regionalismo differenziato e quindi rispettare il contratto di governo pensa di poter tradire impunemente il suo mandato politico, allora abbiamo un ministro incosciente del danno che potrebbe provocare al proprio movimento di appartenenza.
Come stanno le cose? Il regionalismo differenziato pone grossi problemi di legittimità nei confronti dell’attuale SSN e per sua natura si fonda sulla possibilità di legalizzare le discriminazioni cioè sulla possibilità di spacchettare l’unità della nazione.
In mala fides è chi sostiene, per una ragione o per l’altra, il contrario.
Mala fides 2
Quando il presidentedella
Conferenza delle Regioni e delle Province autonome Stefano Bonaccini dice che
“l’unità nazionale è sacra. Il principio di sussidiarietà e di solidarietà tra le Regioni più forti e quelle più deboli del Paese è sacro” egli è evidentemente in mala fides, in parte perché se il presidente fosse in bona fides:
- non si sarebbe accodato alla lega per chiedere il regionalismo differenziato, ricordo al presidente che differenziare è il contrario del rendere uguali,
- non si sarebbe opposto come regione in questi anni alla battaglia del sud per introdurre nel criterio di riparto l’indice di deprivazione quindi si sarebbe prodigato per un riparto più equo,
- si sarebbe sentito quanto meno imbarazzato ad intascare a spese del sud a saldo più di 357 milioni di mobilità sanitaria (2017) sapendo bene che senza il sud i suoi bilanci andrebbero in rosso e che per questo la sua regione non ha alcun interesse a superare le diseguaglianze storiche del paese.
Mala fides 3
In tutta questa faccenda il grande “malfidato” è il PD. Alla vigilia di un congresso quasi di rifondazione, nessun candidato alla segreteria ha detto niente sul regionalismo differenziato e sul rischio di far morire per causa sua il SSN, nessuno dei suoi deputati quelli che sulle bagatelle ogni giorno fanno le pulci alla Grillo, ha detto una sola parola sulla questione.
Meno che mai ha parlato la responsabile della segreteria uscente
Marina Sereni responsabile “fantasma” della sanità. Il PD come partito nazionale totalmente subalterno alla svolta secessionista dell’Emilia Romagna oggi è il grande alleato della lega e del ministro della salute Grillo.
Un partito nazionale la cui storia coincide in tutto e per tutto con il riformismo sanitario in questo paese si trova alla mercé di una regione contro riformatrice che chiede mani libere sui fondi sanitari per attuare finalmente il sistema multi-pilastro, che chiede la libertà di sostituire per ragioni di risparmio le professioni più costose con professioni meno costose, che chiede autarchia non autonomia financo su alcune funzioni regolatorie in tema di farmaci. Più follia di così si muore.
L’Emilia Romagna in questo modo non solo rafforza la distruzione del SSN come patrimonio nazionale ma distrugge la possibilità politica per il PD sia di rivedere le sue discutibili politiche sanitarie del passato che di mettersi alla testa di una opposizione politica fondata caro presidente Bonaccini davvero sui sacri valori dell’unità nazionale.
Se il Pd non farà opposizione al regionalismo differenziato non solo non uscirà mai dalla gabbia del neoliberalismo in cui sulla sanità l’ha messo Renzi con il de-finanziamento programmato e il suo welfare on demand, ma a questo neoliberalismo darà uno sbocco drammatico cioè secessionista distruggendo ciò che ha storicamente costruito nell’ultimo mezzo secolo e per il quale ha sempre avuto i meritati consensi elettorali.
Riassumiamo: il PD è all’opposizione del governo giallo-verde ma sul regionalismo differenziato cioè sul far morire il SSN sostiene totalmente il governo giallo- verde. Ma se per distruggere il SSN lega, M5S PD si sono alleati allora vuol dire che la politica è da una parte e la sanità e la società è dall’altra.
I sottoscritti cittadini italiani…
E’ stata rilanciata in questi giorni
una petizione contro il regionalismo differenziato partita dal mondo della scuola e rivolta al Presidente della Repubblica e ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati con la quale si denuncia a chiare lettere che:
“
Siamo di fronte a uno stravolgimento delle basi giuridiche su cui è sorta la Repubblica italiana. Una materia di tale portata non può e non deve essere risolta nei colloqui fra una rappresentante del Governo e uno della Regione interessata (oltretutto, dello stesso partito e della medesima regione). Tutti i cittadini italiani hanno il diritto di essere coinvolti nella decisione, che riguarda tutti, sia attraverso i propri rappresentanti parlamentari, sia attraverso un grande dibattito pubblico, in cui porre in luce e discutere obiettivi, contenuti e conseguenze di tali proposte. Solo così i cittadini possono valutare e decidere”.
La petizione inoltre sostiene la necessità di restituire al Parlamento ciò che al Parlamento si tenta di sottrarre con la mala fides:
“che ai parlamentari sia garantito il diritto-dovere di intervenire in tutti i passaggi della procedura su una questione fondamentale, con una approfondita discussione e analisi nelle Camere e che, contemporaneamente, sia garantito il diritto dei cittadini a essere informati dettagliatamente e costantemente, attraverso la tv pubblica, il coinvolgimento di esperti indipendenti e il confronto fra tesi diverse”.
Aderisco pubblicamente a questa petizione e propongo a tutta la sanità di fare altrettanto o se il caso di fare a nostra volta una petizione della sanità fondata su un solo punto:
“La sanità in tutte le sue rappresentanze chiede a tutti i responsabili delle istituzioni della Repubblica che in tema di regionalismo differenziato si apra un grande dibattito pubblico per agire pienamente la democrazia nel rispetto totale dello spirito Costituzionale”
Tra i sottoscrittori della petizione oltre gli immancabili professori universitari, gli esperti e gli intellettuali di punta del nostro paese, i sindaci, i sindacalisti, molti esperti di diritto costituzionale, vi sono anche 9 deputati M5S e cinque deputati PD.
A costoro in particolare va la mia personale ammirazione.
La mala fides esattamente come l’incompetenza uccide la politica, senza la politica e senza la necessaria competenza si torna alle barbarie.
Ivan Cavicchi
28 gennaio 2019
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