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Neuroriabilitazione. Consiglio Stato boccia gli standard fissati dal DM 70 che prevedeva 1.200 posti in tutta Italia: “Va ricalcolato senza comprimere il diritto alla salute”


Annullati gli standard per i posti letto per la neuroriabilitazione fissati nel 2015 dal decreto ministeriale. Uno standard giudicato “non supportato da idonea motivazione e istruttoria, risolvendosi dunque in un’ingiustificata compressione del diritto alla salute”. Sarebbe infatti di 6mila posti letto il fabbisogno reale nella disciplina, secondo il parere di società scientifiche e in base ai dati epidemiologici. La sentenza conclude un iter della giustizia amministrativa avviato dalla Fondazione Santa Lucia Irccs. LA SENTENZA

01 MAR - L’accesso a percorsi di neuroriabilitazione di alta specialità per pazienti con gravi lesioni del sistema nervoso è un diritto alla salute “non sacrificabile” pure nel doveroso rispetto delle esigenze di bilancio e di contenimento della spesa sanitaria. Non solo i pazienti che hanno attraversato un periodo di coma devono poter essere trattati in strutture di alta specialità neuroriabilitativa, ma anche qualsiasi paziente che abbia subito una grave lesione del sistema nervoso.
 
Lo ha affermato oggi il Consiglio di Stato con una sentenza che annulla quanto stabilito dal Ministero della Salute con il decreto 70 del 2015 in riferimento al fabbisogno di posti letto di neuroriabilitazione di alta specialità. Un fabbisogno che quel Decreto fissava in un massimo di 1.200 posti letto in tutta Italia, ma che il Consiglio di Stato ha giudicato “non supportato da idonea motivazione e istruttoria, risolvendosi dunque in un’ingiustificata compressione del diritto alla salute”. E anche considerando gli obiettivi di contenimento della spesa pubblica, sempre il Consiglio di Stato sottolinea che “la riduzione di riabilitazione appropriata si traduce in costo sociale e dunque economico per la collettività, visto l’impatto che pazienti non adeguatamente riabilitati hanno sulle famiglie e sul Servizio Sanitario Nazionale”.
 
Un’osservazione che ricorda l’allarme lanciato dalla Ragioneria Generale dello Stato già nel 2017 con un suo studio sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sanitario e che rileva come la spesa pubblica per pensioni di inabilità siano più che raddoppiate negli ultimi quindici anni, passando dai 7,2 miliardi del 2012 ai 15,8 del 2017.
 
La sentenza del Consiglio di Stato conclude un iter della giustizia amministrativa avviato dalla Fondazione Santa Lucia Irccs, che sia presso il Tar del Lazio che presso il Consiglio di Stato ha sottolineato con successo come il calcolo del fabbisogno di posti letto di neuroriabilitazione di alta specialità in Italia vada rivisto in uno sforzo comune per meglio conciliare i bisogni di salute in questo settore della medicina con le risorse disponibili. I dati sulle patologie neurologiche trattate dal Servizio Sanitario Nazionale e le valutazioni espresse dalle Società Scientifiche del settore neurologico, come la Società Italiana di Neurologia (Sin), portano infatti a valutare in oltre 6.000 posti letto il fabbisogno di riabilitazione neurologica nel nostro Paese per pazienti con deficit funzionali a seguito di gravi lesioni del sistema nervoso.

Deficit fortemente invalidanti, che possono riguardare funzioni vitali come respirazione e deglutizione, e funzioni cognitive come perdita dell’uso del linguaggio, memoria e attenzione, disturbi della personalità e del comportamento o depressione. A fronte di quadri clinici così complessi, che richiedono approcci terapeutici multispecialistici in strutture adeguatamente organizzate dal punto di vista tecnologico e del personale, il Consiglio di Stato ha ribadito la necessità di garantire a tutti questi pazienti il diritto di accedere a questa tipologia di cure contro le ripetute restrizioni ai ricoveri di neuroriabilitazione di alta specialità, giudicate illecite da numerose precedenti sentenze della giustizia amministrativa in base alle Linee Guida per la Riabilitazione del 1998 tuttora vigenti. Tra questi criteri restrittivi, in particolare, quello secondo cui avrebbero necessità di neuroriabilitazione di alta specialità solo i pazienti con grave cerebrolesione che hanno attraversato anche un periodo di coma.
 
“Un criterio che non è supportato da alcuna evidenza scientifica – sottolinea Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione Santa Lucia Irccs – Abbiamo pazienti con gravi deficit per lesioni del sistema nervoso che non hanno attraversato un periodo di coma, e viceversa pazienti che sono stati in coma, ma che non presentano deficit funzionali gravi da giustificare il ricovero in neuroriabilitazione di alta specialità”.
 
La sentenza del Consiglio di Stato arriva nel momento in cui il Ministero della Salute sta lavorando a un nuovo decreto per stabilire i criteri di appropriatezza per i ricoveri di neuroriabilitazione di alta specialità. “L’auspicio – ha dichiarato Salvia – è che con questa sentenza si possano ora produrre regole certe in un settore così importante come la neuroriabilitazione. Chi presenta deficit funzionali a causa di una grave lesioni del sistema nervoso deve potersi avvalere di trattamenti di neuroriabilitazione di alta specialità, considerato il suo potenziale di recupero e superando i tanti criteri restrittivi che nel tempo si è tentato d’introdurre in una pura logica di tagli anziché di una efficace programmazione sanitaria che sappia armonizzare esigenze di bilancio con il diritto alla salute dei cittadini”.

01 marzo 2019
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