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Un anno di sanità col Governo giallo-verde. Un bilancio

di Luciano Fassari

Esattamente un anno fa entrava in carica il Governo Lega-M5S. Dai punti del contratto di governo, passando per i temi che in questi 12 mesi hanno toccato il settore fino alle azioni del Ministro della Salute Giulia Grillo, ecco punto per punto l’analisi della politica sanitaria nei 365 giorni a guida giallo-verde

01 GIU - È trascorso un anno esatto da quando il Governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte e dai due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio giurò al Quirinale con la guida del Ministero alla Salute affidata a Giulia Grillo. Ma com’è andato quest’anno e a che punto è la realizzazione dei punti del Contratto di Governo? E oltre ai temi del contratto cos’è successo? Qui di seguito un’analisi punto per punto dell’anno con i giallo-verdi alla sanità.
 
Partiamo col contratto e con il punto dirimente: il finanziamento del Ssn. La legge di Bilancio ha stanziato 1 mld in più per il 2019 (confermando quanto già stabilito dall’Esecutivo Gentiloni) mentre per il biennio 2020-2021 sono stati stanziati 3,5 mld aggiuntivi, legati però alla stesura del Patto per la Salute con le Regioni i cui lavori sono definitivamente partiti a metà maggio (la scadenza per la chiusura era il 31 marzo ndr.). Ma oltre il Patto sui fondi per i prossimi anni pesano i conti economici (non buoni) dello Stato e solo con la prossima Legge di Bilancio si saprà se le risorse saranno confermate.
 
Altro punto la riduzione dei ticket. Durante quest’anno si è passati dall’annuncio dell’abolizione del superticket fino alle dichiarazioni che sarà fatto un tentativo per ridurlo nella prossima Manovra. Nel Patto per la Salute si discuterà comunque della rimodulazione del sistema ticket ma ad ora non è però ancora successo nulla. Nel programma si sottolineava poi come le risorse sarebbero arrivate dai risparmi anche dalla spesa farmaceutica. Sul punto il Ministero ha messo a punto delle nuove linee guida per la governance del settore del farmaco ma la loro realizzazione, a sei mesi dalla loro emanazione, appare in alto mare.
 
Sempre in ambito pharma (seppur non nel contratto) vale la pena menzionare la votazione dell’Oms della risoluzione italiana per la trasparenza del prezzo dei farmaci (anche se depotenziata e con l’avversione dei principali stati produttori di farmaci, Germania e Uk in testa).
 
Tema forte nel contratto è poi quello della revisione delle norme per le nomine del management sanitario. In questi 12 mesi il M5S ha presentato due ddl ma fino alla concorsopoli sanitaria che ha travolto la Giunta dell’Umbria le proposte sono rimaste ferme in commissione. Da lì una parziale accelerata con la calendarizzazione della proposta Castellone al Senato e con un emendamento al Dl Calabria approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato.
 
Nel contratto era presente anche una parte dedicata all’informatizzazione in sanità di cui però non si è mai sentito parlare e su cui non sono stati presentati documenti, Piani o leggi, né tantomeno stanziate risorse, fatte salve quelle per la digitalizzazione dei Cup nell’ambito del nuovo Piano nazionale delle liste d’attesa.
 
Ampio spazio nel contratto di Governo era dedicato alla medicina del territorio ma anche qui nessuna riforma è stata presentata. Si è parlato per mesi di un "Dm 70" per il territorio (sulla falsa riga quindi di quello sugli standard ospedalieri) che però sembra essersi arenato, anche se la tematica sarà certamente oggetto del nuovo Patto per la salute.
 
Un punto del contratto che invece è stato sostanzialmente rispettato è quello che riguarda le liste d’attesa su cui il Ministero della Salute ha puntato fin da subito. In Manovra sono stati stanziati 350 mln per l’informatizzazione dei Cup, è stato aperto il numero verde del Ministero per le segnalazioni dei cittadini e poi è stato redatto il nuovo Piano nazionale approvato dalla Stato-Regioni. L’attuazione, ma non per demerito di Ripa, sta andando però a rilento.
 
Questione sempre calda, quella delle assunzioni in sanità. Ad oggi nel Dl Calabria è presente la revisione del blocco del tetto di spesa che dovrebbe consentire alle Regioni di procedere a nuove assunzioni, anche se sui tempi e le risorse molte sono le nebulose viste le lungaggini dei concorsi e i sicuri ricorsi che arriveranno. Inoltre, come rilevato recentemente dalla Corte dei conti, sia Quota 100 che il primo abbozzo di Flat tax hanno accelerato la fuoriuscita del personale sanitario.
 
Altro tema su cui si è fatto un passo avanti è quello delle specializzazioni mediche dove sono state aggiunte 1.800 borse e sono state aumentate anche quelle per la medicina generale. Nulla è stato invece fatto sulla revisione del numero chiuso di cui si era molto parlato a inizio legislatura. Passi avanti invece sono stati fatti per l’accesso ai corsi di formazione in medicina generale e la possibilità di partecipare ai concorsi per chi è all’ultimo anno di specializzazione. In alto mare invece il Tavolo con Miur e Regioni per una riforma complessiva della formazione post laurea.
 
Vaccini. A parte una circolare (poi convertita anche in un emendamento al Milleproroghe) che ha prorogato le autocertificazioni l'annunciata riforma del decreto Lorenzin al momento è ferma. Da agosto giace in commissione Igiene e Sanità la proposta di Legge sull’obbligo flessibile che dovrebbe soppiantare ma il suo iter è lentissimo. Ad oggi il testo è ancora in commissione dove dopo moltissime audizioni sono stati presentati degli emendamenti. Difficile, se non impossibile, che entro il 10 luglio (termine fissato dalla legge per dimostrare di essere in regola con le vaccinazioni in vista delle iscrizioni a scuola) si possa arrivare ad una nuova legge. Sempre in tema vale la pena ricordare la creazione del Nucleo strategico del Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag), la cui guida è stata affidata ad Vittorio Demicheli e che ha il compito di disegnare le strategie vaccinali e cui spetterà la redazione del nuovo Piano vaccini.
 
Fumata nera anche su un punto cardine del contratto: le Autonomie. Il tema è stato oggetto di un forte contrasto (soprattutto sulla sanità) tra Lega e M5S durante tutto l’anno. Solo i prossimi mesi si saprà se il percorso del regionalismo differenziato potrà partire.
 
Passi avanti invece sono stati fatti sulla Trasparenza con l’approvazione alla Camera del Sunshine Act.
 
Altra questione presente nel Contratto era quella relativa all’accesso nei Pronto soccorso. Il Ministero ha avviato un tavolo di lavoro che, a quanto si apprende, a breve dovrebbe rilasciare le nuove linee guida.
 
Non solo Contratto. Com’è ovvio in 12 mesi di Governo i temi che man mano sono venuti fuori hanno esultato il contratto di Governo.
 
E molte sono state infatti le insidie. La prima in ordine di tempo la questione della cannabis light dopo il parere del vecchio Css che la bocciava. Grillo ha sempre detto di voler attendere il parere del Consiglio di Stato, di cui però ad oggi non vi è ombra mentre Salvini ha puntato il dito contro i cannabis shop intensificando i controlli e le minacce di chiusura. E proprio questa settimana è arrivata la sentenza della Cassazione che ha definito illegale la vendita dei prodotti derivati dalla cannabis. Ad oggi sembra essere stata la magistratura a dettare le regole.
 
Nulla di fatto anche sul registro delle Dat così come è al palo il decreto per l’iscrizione agli Elenchi speciali dei nuovi Albi professionali per le professioni sanitarie istituite dalla Legge Lorenzin.
 
Fermo ai box della commissione anche il disegno di legge governativo per tutelare gli operatori sanitari dalle aggressioni.
 
Non se ne sente parlare molto, ma ricordiamo che il decreto con le nuove tariffe previsto dai nuovi Lea del 2017 è ancora fermo, vittima di un confronto tra Mef e Salute (il nodo sono le risorse) che frena la possibilità per molti cittadini di usufruire di nuove prestazioni.
 
Ma non è finita qui, c'è poi tutta una serie di temi annunciati in questi mesi:
come il cambiamento dei criteri del riparto del Fondo sanitario, la questione Parafarmacie, gli Stati generali per il benessere equo e sostenibile, il nuovo Piano nazionale di prevenzione, il riordino di Aifa, Agenas ed Iss e la patata bollente della sanità integrativa su cui è stata attivata un’indagine conoscitiva in Parlamento ed è presente nei tavoli di discussione del Patto per la Salute, così come il tema dei rapporti con la sanità privata.
 
Grillo e le Regioni. Tra il Ministro della Salute e i presidenti i rapporti in questi 12 mesi non sono stati idilliaci. Da subito il Ministro ha caratterizzato il suo mandato per un forte interventismo. Dapprima sulle liste d’attesa, poi con ripetuti blitz negli ospedali (spesso in occasione di tornate elettorali ndr.), in seguito con l’approvazione nel Dl Fiscale con cui è stata reintrodotta l’incompatibilità tra il presidente di Regione e commissario ad acta per la sanità, una norma che ha scatenato la furia dei presidenti di Calabria, Molise, Campania e Lazio che hanno fatto ricorso alla Consulta. Epico durante quest’anno gli scontri quotidiano con il governatore campano Vincenzo De Luca e quello calabrese Mario Oliverio.
 
Durissimo anche lo scontro sul Patto per la Salute con un tira e molla durato mesi solo per far partire i tavoli operativi. Da ultimo il Decreto per il super commissariamento della Calabria. Unico vero risultato raggiunto insieme l'accordo sul payback farmaceutico con le aziende.
 
Grillo e le nomine degli Enti del Ssn. Certamente il capitolo nomine mai come per questo Governo è stato oggetto di polemiche. La prima in ordine cronologico è stata quella del Direttore generale di Aifa Luca Li Bassi avvenuta attraverso un avviso pubblico e la cui selezione è spettata ad una commissione di esperti. Un tassello di trasparenza in più rispetto al passato anche se occorre precisare che i commissari valutatori sono stati comunicati solo dopo la nomina e i nomi degli altri candidati non sono mai stati divulgati.
 
Polemica più aspra invece c’è stata con la nomina del nuovo Consiglio superiore di Sanità dopo che il Ministro, ad appena un anno dalla sua costituzione ha defenestrato i vecchi membri.
 
Sempre su Aifa dopo la bufera seguita alle dimissioni del presidente Stefano Vella in agosto ancora non è stato sciolto il nodo con un braccio di ferro con le Regioni che ancora va avanti.
 
Più semplice è stata la sostituzione dei vertici dell’Iss dove al posto del dimissionario Walter Ricciardi. Il Ministro ha prima nominato commissario Silvio Brusaferro che poi è risultato anche essere il nome prescelto per la presidenza. Anche in questo caso è stato fatto un avviso pubblico, ma i nomi dei commissari valutatori non sono stati comunicati e i nomi degli altri candidati non sono mai stati resi noti.
 
E quindi, quale bilancio? Certamente non si può dire che il Governo sulla sanità sia stato con le mani in mano. Molti punti del contratto sono stati portati avanti. Il fatto è che sulle grandi questioni, vedi autonomie e vaccini in primis, i problemi all’interno della maggioranza non hanno giocato certamente a favore del Ministro della Salute.
 
Non si può poi non evidenziare anche la lentezza del Parlamento che ha di fatto lavorato solo durante la manovra o nelle conversioni dei decreti legge.
Tornando al Ministro Giulio Grillo soprattutto nella prima fase del suo mandato ha forse abbandonato troppo tardi il modus operandi da campagna elettorale annunciando una miriade d’interventi, ignorando però i difficili equilibri politici (vedi ai rapporti con la Lega sui vaccini per esempio e con il Mef), istituzionali (rapporti con le Regioni) e lo scarso potere che ha oggi il Dicastero di Ripa per farsi valere.
 
Dopo le elezioni europee che hanno capovolto gli equilibri di maggioranza nessuno si azzarda a scommettere sulla durata del Governo. Ma se durerà è chiaro che servirà una svolta anche per la sanità, a partire dal mantenimento delle promesse sui fondi, senza il quale il ‘cambiamento’ appare tutto in salita.
 
Luciano Fassari

01 giugno 2019
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