Manovra. Audizione Corte dei conti: “Non solo superticket, va rivisto tutto il sistema di compartecipazione in funzione del costo della prestazione e delle condizioni reddituali”
La disamina della Corte dei conti davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulle misure di interesse sanitraio del ddl Bilancio. Per i magistrati contabili è indispensabile rivedere l'intero sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria perchè è "indispensabile poter contare su meccanismi in grado di garantire una graduazione dell’importo dovuto in funzione del costo delle prestazioni e di indicatori di condizione reddituale dei nuclei familiari". IL DOCUMENTO
12 NOV - L’abolizione del superticket è “un risultato importante ma che dovrà essere accompagnato da un complessivo riordino dei meccanismi di compartecipazione alla spesa”. E sulla diagnostica di primo livello ai medici di famiglia “l’efficacia della misura dipenderà naturalmente dalla rapidità della sua attuazione: soprattutto il tempo richiesto alla condivisione da parte della Conferenza Stato Regioni dei parametri fissati dal Ministero della salute per la costruzione del piano dei fabbisogni e dalla disponibilità di risorse non ripartite tra le regioni riconducibili all’articolo 20 della legge n. 67/1988”. È quanto ha affermato ieri la Corte dei conti nella sua audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla Manovra.
La delegazione dell’Istituto era composta dal Presidente della Corte dei conti,
Angelo Buscema, dal Presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo,
Ermanno Granelli, dai Consiglieri
Enrico Flaccadoro, Massimo Romano,
Giuseppe Imparato e
Vincenzo Chiorazzo e dal Primo Referendario
Angelo Maria Quaglini.
Il capitolo sanità nell’audizione della Corte dei conti
In tema di sanità sono tre le misure di maggior rilievo: l’abolizione, a decorrere dal primo settembre 2020, della quota di partecipazione al costo delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale (art.54); un contributo per l’acquisto di apparecchiature sanitarie per i medici di medicina generale (art.55); l’incremento delle risorse destinate agli investimenti in edilizia sanitaria e per l’ammodernamento tecnologico (art.9) (subordinandone tuttavia l’utilizzo alle disponibilità di bilancio).
Ad esse si aggiunge, infine, una prima revisione del regime delle detrazioni che interessa anche, tra le altre, quelle sanitarie per i soggetti al di sopra di un certo limite di reddito (ma escludendo quelle sostenute per patologie che danno diritto all’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria).
Con la definitiva soppressione a decorrere dal prossimo settembre del “c.d. superticket” si completa il percorso già iniziato due anni fa con la previsione di uno stanziamento di 60 milioni per agevolare la revisione del sistema. Si tratta di un risultato importante ma che dovrà essere accompagnato da un complessivo riordino dei meccanismi di compartecipazione alla spesa. In tale direzione sembra muovere anche il nuovo Patto della salute in corso di definizione. Le difficoltà di garantire flussi finanziari crescenti in un settore cruciale per la vita dei cittadini rende indispensabile poter contare su meccanismi in grado di garantire una graduazione dell’importo dovuto in funzione del costo delle prestazioni e di indicatori di condizione reddituale dei nuclei familiari.
La stima di impatto della misura si basa sui dati delle prestazioni rese ai “non esenti” rilevate attraverso la tessera sanitaria. Una quantificazione che restituisce un quadro molto differenziato sia del numero delle prestazioni, sia del gettito pro capite derivante dal sistema di compartecipazione alla spesa riferito al ticket in corso di abolizione e nel complesso. A fronte di un impatto medio pro capite di 9 euro del super ticket a livello nazionale, nelle regioni settentrionali l’importo cresce a poco meno di 13 euro a fronte di una media di 4,8 euro nelle aree meridionali. Simile la differenza ove si guardi ai dati complessivi relativi alle compartecipazioni per prestazioni sanitarie. Le differenze si attenuano considerando anche i ticket sulla farmaceutica, che si presentano di importo superiore nelle aree del Mezzogiorno. Guardando al complesso delle compartecipazioni, a fronte di una media nazionale di 50 euro pro capite, l’importo è nel Nord è di 52 euro contro una media delle regioni centrali di 51 euro e di 44 nelle aree meridionali.
Con la norma non viene esplicitato il meccanismo di riparto che si ritiene di adottare, anche se il riferimento ad un incremento del Fondo sanitario fa ritenere che si intenda confermare la scelta assunta in occasione del riparto del Fondo istituito con la legge di bilancio per il 2018. Con l’abolizione del ticket andranno comunque attentamente monitorati sia le riduzioni del gettito che gli eventuali incrementi delle prestazioni richieste.
Di particolare interesse è infine la disposizione (articolo 55) che mira a potenziare le dotazioni di apparecchiature sanitarie a disposizione dei medici di medicina generale. Un passo importante verso una assistenza territoriale più adeguata e in grado di migliorare la presa in carico dei pazienti, anche in dismissione ospedaliera, e di ridurre il fenomeno delle liste d’attesa.
L’efficacia della misura dipenderà naturalmente dalla rapidità della sua attuazione: soprattutto il tempo richiesto alla condivisione da parte della Conferenza Stato Regioni dei parametri fissati dal Ministero della salute per la costruzione dei piano dei fabbisogni e dalla disponibilità di risorse non ripartite tra le regioni riconducibili all’articolo 20 della legge n. 67/1988.
Se da questo punto di vista l’aumento dei fondi disposto con l’articolo 9 della legge di bilancio, che rafforza ulteriormente le disponibilità attribuite dalla legge 145/2018, è certamente positivo, andrà valutato come impatti su tali disponibilità la riprogrammazione operata su detti fondi per 400 milioni nel 2020 e 1420 milioni nel 2021 nella seconda sezione del disegno di bilancio.
12 novembre 2019
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