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Covid. Sileri: “Calo contagi? Una rondine non fa primavera”. Escluso per ora il lockdown nazionale  


Per il viceministro alla salute sarà necessario attendere i dati dei prossimi giorni per capire se le misure in atto hanno già portato a una inversione della curva dei contagi. “Il dato giornaliero potrebbe illudere le persone che ce l’abbiamo fatta”. In merito a un possibile lockdown nazionale, Sileri fa sapere che "andremo avanti con chiusure localizzate, laddove queste misure funzioneranno, le regioni passeranno dal rosso all’arancione e poi al giallo. Questo significa convivere col virus”. Poi un pensiero ai medici ed infermieri: “Vedo stanchezza nei loro occhi, hanno bisogno di sentire che governo e regioni ci sono”. E sui vaccini rassicura: "Il piano c’è”.

12 NOV - “E’ presto per poter dire che qualcosa stia cambiando, una rondine non fa primavera”. Così il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri (M5S), intervenendo ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, ha commentato la riduzione dei dati sui contagi di ieri rispetto al giorno precedente.  

“È evidente - prosegue Sileri - che un calo è atteso ed auspicabile, perché le misure prese, non solo quelle dell’ultimo dpcm, è verosimile che possano aver determinato una riduzione dei contagi che poi si esprime con un calo numerico". Però, ha precisato il viceministro, “io aspetterei qualche altro giorno simile a ieri per parlare di riduzione dei contagi. Sempre meglio considerare i dati settimanalmente, il dato giornaliero potrebbe anche illudere le persone che ce l’abbiamo fatta. Il trend settimanale dà invece una visione più complessiva della situazione, bisogna anche spiegare le cose per far sì che vengano accettate meglio dai cittadini”.
 
Sulla situazione negli ospedali, Sileri ha osservato come “i pazienti, non trovando risposta sul territorio, vanno in ospedale. È pur vero che pazienti asintomatici o paucisintomatici devono essere controllati nel proprio domicilio laddove la situazione lo consente, altrimenti vanno trovate soluzioni alberghiere. In ospedale devono accedere i sintomatici che si aggravano e necessitano del ricovero. Per questo servono chiusure laddove c’è una notevole pressione”, ha spiegato.

Sileri ha quindi ricordato che le zone che oggi sono rosse dovranno attendere due settimane per beneficiare dei risultati. “Sento dire che tutta l’Italia diventerà zona rossa, io dico che laddove queste misure funzioneranno, avranno un beneficio che si tradurrà in un passaggio dal rosso all’arancione e poi al giallo. E quindi andremo avanti con regioni che avranno bisogno di restrizioni maggiori e regioni che le hanno avute e che quindi vedranno le restrizioni alleggerite. Si chiama convivenza col virus. Nervi saldi, sangue freddo e fiducia nel sistema. E’ un virus che ha messo in ginocchio l’intero pianeta, dobbiamo proteggere i nostri medici ed infermieri”.
 
In merito alle condizioni del personale sanitario, il viceministro ha detto di vedere “stanchezza nei loro occhi, tanta forza e richiesta di aiuto di presenza. Hanno bisogno di sentire che governo e regioni ci sono. Non vogliono liti, hanno bisogno di sentirsi parte di una comunità che in questo momento è tutta sulle loro spalle”.  
 
Il viceministro è intervenuto infine sul vaccino contro il covid: “Sento dire che mancano le celle frigorifere per conservare il vaccino, questa è altra benzina buttata sul fuoco. A parte che non tutti i vaccini hanno bisogno di stare a -70 gradi, ma come si fa a dire che non ci sono frigoferi negli ospedali? Allora come hanno fatto finora gli ospedali per conservare i farmaci? Poi si dice che non vi è un piano sulla vaccinazione e invece non è vero il piano c’è”.

12 novembre 2020
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