Covid. Su chiusura scuole ‘cortocircuito’ normativo che porta a scontro tra Governo e Regioni
di Giovanni Rodriquez
Con il Decreto di proroga dello stato di emergenza approvato ieri da Senato si è tornati sul Dl 33, confermando la possibilità, da parte delle Regioni, di introdurre, in maniera autonoma, misure derogatorie più restrittive rispetto a quelle disposte dal Governo. Questo lascia aperta quella 'finestra' normativa che, ad oggi, ha permesso ad esempio a diversi territori di chiudere anche le scuole primarie e quelle d'infanzia, nonostante la volontà del Governo di tenerle aperte. L'autonomia operativa riconosciuta da un Decreto legge non può essere compressa da un Dpcm
12 NOV - Le Regioni potranno continuare ad introdurre, in piena autonomia, misure derogatorie più restrittive rispetto a quelle disposte dal Governo per mezzo dei Dpcm. A riconoscere loro questa potesta è il Decreto legge 33 "Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19". Su questo passaggio l'Esecutivo è recentemente tornato con il Decreto che proroga al 31 gennaio 2021 lo stato di emergenza.
Provvedimento approvato ieri dal Senato e passato ora all'esame della Camera.
Qui, senza intaccare questa facoltà riconosciuta alle Regioni, ci si è limitati ad introdurre anche la possibilità di attivare misure derogatorie "ampliative" d'intesa con il Ministro della Salute.
Resta dunque aperta quella 'finestra' normativa che ad oggi ha permesso, ad esempio, a diversi territori di chiudere anche le scuole primarie e quelle d'infanzia, nonostante la volontà del Governo di tenerle aperte espressa con il Dpcm dello scorso 3 novembre. È quanto già accaduto in
Puglia ed in
Campania, con tanto di interventi da parte del Tar.
A poco servono in tal senso le proteste da parte del Governo. Perché se da un lato si cerca di far passare la linea della "leale collaborazione" con le Regioni, dall'altra si è deciso di non andare a toccare quel 'cortocircuito' normativo. Insomma, è stato lo stesso Esecutivo che oggi se ne lamenta a riconoscere alle Regioni questa potestà. Potestà legislativa affidata per mezzo di un decreto legge che dunque, in punta di diritto, non si può pensare di limitare con un susseguirsi atti normativi (Dpcm). Il rischio è che il potenziale conflitto tra Stato e Regioni, e tra diritto alla salute e diritto all'istruzione, finisca per proliferare nei Tar di tutto il Paese.
Giovanni Rodriquez
12 novembre 2020
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