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Orlando: “Riconvertiremo le case dei disabili in abitazioni assistite”

di Domenico Della Porta

Il piano illustrato dal ministro del Lavoro nella sua audizione sulle linee programmatiche del ministero anche in vista del Recovery Plan. “La dimensione dell’“abitazione assistita”, è fondamentale soprattutto per cambiare le prospettive dell’intervento in favore delle persone in condizione di disabilità e marginalità estrema, senza dimora, oggetto di politiche fortemente disomogenee a livello territoriale, spesso limitate solo a interventi emergenziali”.

17 MAR - Riconvertire le case di riposo per gli anziani in “Abitazioni assistite” dotate delle attrezzature necessarie e dei servizi utili per la permanenza in sicurezza della persona anziana nel proprio territorio, è l’obiettivo cui mira il Governo con finanziamenti dedicati.
 
Lo ha sottolineato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, in una audizione di una settimana fa alla Commissione Lavoro del Senato sulle linee programmatiche del ministero e il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), svoltasi in sue sessioni l'11 (vedi) e il 15 marzo (vedi) scorsi, evidenziando che “elementi di domotica, telemedicina e monitoraggio a distanza permetteranno di aumentare l’efficacia dell’intervento”.
 
“La dimensione dell’“abitazione assistita” - ha precisato - è fondamentale soprattutto per cambiare le prospettive dell’intervento in favore delle persone in condizione di disabilità e marginalità estrema, senza dimora, oggetto di politiche fortemente disomogenee a livello territoriale, spesso limitate solo a interventi emergenziali”.
 
Con le risorse del Pnrr, ha aggiunto il ministro Orlando, “sarà possibile superare tale situazione con investimenti mirati a livello territoriale, da realizzare attraverso i comuni titolari dei servizi sociali territoriali, in particolare quelli di dimensioni maggiori o facenti parte di un’area metropolitana, nell’ottica cosiddetta dell’housing first, ossia assistenza alloggiativa temporanea ma di ampio respiro, fino a 24 mesi, per coloro che non possono immediatamente accedere all’edilizia residenziale pubblica, affiancata da un progetto individualizzato volto all’attivazione delle risorse del singolo o del nucleo familiare, con l’obiettivo di favorire percorsi di autonomia”.
 
Tali soluzioni sono in grado di operare come piattaforma per i servizi domiciliari e di prossimità di nuova generazione, ben integrate nei modelli di gestione del problema, le cui applicazioni possibili sono molto varie.
 
“Si va dai modelli più aggiornati di housing sociale, ai servizi per la vita indipendente o per la vita assistita, sottolinea Giuseppe Trieste, presidente FIABA, Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche, dai centri polifunzionali ai sistemi abitativi intergenerazionali e multiservizi: è un mondo fluido, in divenire, funzionale all’azione imprenditoriale sociale e all’applicazione di modelli organizzativi leggeri, vicini ai desideri delle persone e coerenti con il naturale svolgersi della vecchiaia.”
 
A nostro parere il momento attuale sembra favorevole al dibattito, in quanto i più recenti atti normativi hanno valorizzato il ruolo delle abitazioni protette, anche se hanno introdotto alcune incertezze nel confine fra queste e il tema ancora poco definito della “residenzialità leggera” di cui si parla nella riforma delle RSA.
 
Le abitazioni assistite possono essere una valida risposta al problema dell’autonomia abitativa delle persone diversamente abili che hanno l’esigenza di staccarsi dal nucleo familiare di origine, ma che non possono o non vogliono vivere da soli, dal momento che le stesse abitazioni assistite, rispettano pienamente non solo i requisiti strutturali, ma anche di igiene e sicurezza indispensabili per tutelare chi è fragile.
 
Dal punto di vista di Igiene Edilizia ed organizzativo si possono individuare tre gruppi di persone per descrivere sommariamente il target al quale proporre tale soluzione abitativa:
• persone disabili che sono capaci di autodeterminarsi, che, supportate dai servizi socioeducativi-assistenziali e sanitari territoriali, possono vivere a domicilio con progetti personalizzati dopo un percorso in comunità;
 
• persone disabili che, in età giovane/adulta possono affrontare percorsi di autonomia abitativa e uscire dal nucleo familiare di origine, ma che hanno bisogno di un tempo per “sperimentarsi”; • persone disabili, note ai servizi socio-sanitari, il cui livello di autonomia è parzialmente compromesso, che vivono a domicilio con genitori anziani o malati, che rischiano di rimanere senza supporti.
 
“Per eventuali ristrutturazioni di manufatti edilizi già esistenti, ha aggiunto poi il Presidente FIABA, da adibire ad abitazioni assistite è possibile usufruire del Superbonus 110% purchè sia precvisto almeno un intervento cosiddetto “trainante” sullo stesso fabbricato, quale il cappotto termico, se l’edificio migliora di due classi energetiche; la sostituzione degli impianti di riscaldamento, se l’edificio migliora di due classi energetiche; il consolidamento antisismico, se l’edificio si trova in zona sismica 1, 2 o 3. Una volta eseguito almeno uno degli interventi trainanti, è possibile effettuare anche gli interventi cosiddetti “trainati”, che servono, tra l’altro, ad abbattere le barriere architettoniche ed alla installazione di impianti di domotica.”
 
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali Università degli Studi di Salerno

17 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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