Brevetti. La Ue si smarca: “Problema non sono i brevetti ma produzione ed export”. Solo l’Italia sembra restare al fianco del presidente Usa
Dopo le prime dichiarazioni titubanti all’indomani della forte presa di posizione di Biden (tranne la Germania che da subito si era detta contraria) i leader europei riuniti in Portogallo sembrano orientati a non seguire la battaglia del presidente Usa sottolineando (Francia in testa) che il vero problema è la produzione e la garanzia di esportazioni proprio dagli Usa e anche dal Regno Unito. Draghi sembrerebbe invece più in linea con Biden: "La proposta di Biden ha aperto una porta, poi vedremo. C'è chi protegge la sacralità del brevetto e chi è più aperto"
08 MAG - Sembra esser durata veramente poco l’apertura dell’Europa alla proposta del presidente degli Stati Uniti Biden di liberalizzare i brevetti dei vaccini anti Covid.
Dopo la tiepida accoglienza da parte della presidente della Commissione UE von der Leyen leader dei paesi europei riuniti ieri al vertice di Porto hanno preso le distanze dalla proposta di Biden.
Il meeting portoghese, il primo in presenza dopo molto tempo, era atteso per una risposta formale alla proposta americana che aveva colto tutti di sorpresa.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che la questione della condivisione dei brevetti non è l'argomento del giorno e ha piuttosto stigmatizzato il comportamento del Regno Unito e degli Stati Uniti che hanno bloccato l'esportazione di vaccini e delle loro materie prime nel resto del mondo.
"Qual è il problema attuale? Non si tratta proprio di proprietà intellettuale. Potete cedere la proprietà intellettuale a laboratori che non sanno produrre e non produrranno domani?", ha detto Macron.
"La questione principale per la solidarietà è la distribuzione delle dosi", ha aggiunto sottolineando che la Francia stava lavorando fianco a fianco con la Germania sulla questione.
"Affinché il vaccino possa circolare, gli ingredienti e i vaccini stessi non possono essere bloccati. Oggi gli anglosassoni bloccano molti di questi ingredienti e vaccini", ha detto il presidente francese.
Gli ha fatto eco il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ribadendo che l'UE è pronta a discutere sui brevetti ma anche che "a breve e medio termine, la rinuncia alla proprietà intellettuale non risolverà i problemi, non porterà una singola dose di vaccino a breve e medio termine”
Secondo la Reuters alcuni funzionari dell'UE sosterrebbero che potrebbero essere necessari fino a due anni per concordare le deroghe nell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e questo renderebbe irrilevante la liberalizzazione della copertura brevettuale.
Sempre secondo Reuters è probabile che i leader dell'UE alla fine convergano sul fatto che in ogni caso la questione brevetti non sia risolutiva per incrementare la produzione, specialmente nei paesi più poveri, poiché il processo di produzione richiede tecnologie e strutture avanzate.
In questo scenario prende quindi forza l’obiezione netta della Germania subito annunciata dalla Merkel all’indomani della proposta Biden mentre a favore tra i grandi Paesi della Ue rimarrebbe solo l’Italia.
La posizione dell'Italia. A quanto si apprende il nostro premier Mario Draghi avrebbe caldeggiato la proposta statunitense con parole molto ferme trapelate dai colloqui durante la cena di eri sera al termine della prima giornata del summit: “Siamo di fronte a un evento unico: milioni di persone, che non sono in condizione di acquistare i vaccini, stanno morendo. Le case farmaceutiche hanno ricevuto finanziamenti enormi dai governi e a questo punto ci sarebbe quasi da aspettarsi che ne restituissero almeno una parte a chi ha bisogno”, avrebbe detto Draghi aggiungendo che “Come europei non possiamo ignorare questo problema. Sappiamo che le risorse finanziarie non sono e non saranno mai sufficienti. Ma il grido risuona”.
Mentre altri Paesi come la Spagna e lo stesso Portogallo che ospita il summit europeo dopo un primo appoggio a Biden sembrano ora allinearsi sulla posizione della Francia.
E poi oggi pomeriggio sempre Draghi è nuovamente intervenuto sulla questione in una confrenza stampa sottolineando come la questione dei vaccini sia "molto più complessa" della sola liberalizzazione dei brevetti perché "farlo sia pur temporaneamente non garantisce la produzione dei vaccini. E poi la produzione deve essere sicura e questo non viene garantito dalla liberalizzazione dei vaccini. La situazione è molto molto più complicata".
Ma Draghi è comunque certo che la proposta del presidente Usa non sia una mossa tattica: "Non credo sia una mossa tattica diplomatica degli Stati Uniti per battere la politica internazionale del vaccino di Russia e Cina non lo credo perché i numeri di oggi fan vedere che questa è una cosa per il momento molto buffa. La Russia ha annunziato 750milioni di dosi, finora ne ha consegnate sei. La Cina 600 milioni e ne ha consegnate 40. Non sono avversari tali da impensierire gli Usa".
"La proposta di Biden ha aperto una porta, poi vedremo. C'è chi protegge la sacralità del brevetto e chi è più aperto", ha detto ancora Draghi che ha sottolineato di credre che la mossa di Bidem "venga da una constatazione: ci sono milioni di persone che non hanno accesso ai vaccini o per mancanza di distribuzione o per mancanza di denaro, che stanno morendo. Ci sono le grandi case farmaceutiche che hanno avuto sovvenzioni governative imponenti e semplicemente si potrebbe dire che ci si aspetta qualcosa in cambio da queste case farmaceutiche".
Ma in ogni caso per Draghi, prima di arrivare alla liberalizzazione dei brevetti dei vaccini "bisognerebbe fare cose più semplici tipo la rimozione del blocco alle esportazioni che oggi gli Stati Uniti per primi e il Regno Unito continuano a mantenere. E' un fatto il dato che l'Europa esporta tanto quanto ha dato ai propri suoi cittadini: il 50% della produzione dell'Unione è andata al Canada o a Paesi che bloccano le esportazioni".
"In Europa dobbiamo continuare ad accelerare le vaccinazioni con trasparenza e in sicurezza aumentando la produzione", ha detto anxcora il premier italiano.