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Question time. Draghi alla Camera: “Prima di liberalizzare i brevetti, superare blocco export in Usa e Uk e aumentare produzione”


"C'è un rischio che va evitato, e cioè che la sospensione dei brevetti rappresenti un disincentivo alla ricerca e alla produzione di altri vaccini. Una sospensione temporanea, circoscritta, ben definita non dovrebbe costituire un disincentivo. La questione rimane in un certo senso più complessa che non la sola liberalizzazione dei brevetti, perché la liberalizzazione di per sé non assicura la produzione dei vaccini". Così il presidente del Consiglio rispondendo all'interrogazione del M5S.

12 MAG - "La liberalizzazione dei brevetti di per sé non assicura la produzione dei vaccini" ed inoltre "non garantisce di per sé gli standard qualitativi necessari e dunque la sicurezza dei vaccini". Il problema è più complesso e prima di arrivare a questo "è necessario fare dei passi anche più semplici: prima di tutto rimuovere il sostanziale blocco alle esportazioni che Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano a mantenere. Bisogna poi aumentare la produzione, sia attraverso il trasferimento tecnologico e l'individuazione di nuovi siti, un'operazione già in corso in Italia, ma occorrerebbe cominciare a individuare nuovi siti anche nei Paesi poveri". E ancora, "finanziare le iniziative che provvedono all'acquisto dei vaccini, quindi l'iniziativa Covax".
 
Così il presidente del Consiglio Mario Draghi ha risposto oggi pomeriggio in aula alla Camera all'interrogazione presentata dal M5S sulla possibilità di chiedere una sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid.
 
Di seguito la risposta integrale del presidente Draghi:
 
"Onorevole Presidente, onorevoli deputati, la posizione espressa dal Presidente Biden si chiarirà nei prossimi giorni, ma è evidente che parte da una semplice considerazione che lei ha richiamato e che io ho fatto nel corso della conferenza stampa: c'è uno sbilanciamento tra la posizione delle grandi case farmaceutiche, che hanno ricevuto imponenti sovvenzioni governative, e quella dei Paesi più poveri al mondo, che o non hanno accesso o non hanno denaro per poter comprare i vaccini.
 
Quindi, l'indirizzo verso cui si muove questa dichiarazione degli Stati Uniti va condiviso, secondo me. C'è ovviamente un rischio che va evitato, e cioè che la sospensione dei brevetti rappresenti un disincentivo alla ricerca e alla produzione di altri vaccini. Come ho detto, una sospensione temporanea, circoscritta, ben definita - mi dicono gli esperti del settore - non dovrebbe costituire un disincentivo, però vorrei anche indicare la complessità di questa situazione. La questione rimane in un certo senso più complessa che non la sola liberalizzazione dei brevetti, perché la liberalizzazione di per sé non assicura la produzione dei vaccini. La produzione di questi vaccini, soprattutto quelli di nuova generazione, su cui noi facciamo massimo assegnamento, cioè quelli basati sulla tecnica mRNA, è complessa perché richiede tecnologia, specializzazione, organizzazione.
 
Non è facilmente replicabile anche disponendo del brevetto. Inoltre, la liberalizzazione dei brevetti non garantisce di per sé gli standard qualitativi necessari e dunque la sicurezza dei vaccini. Il controllo sulla sicurezza è una questione importante. Prima di arrivare alla liberalizzazione dei vaccini è necessario fare dei passi anche più semplici: prima di tutto rimuovere il sostanziale blocco alle esportazioni che Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano a mantenere. Bisogna poi aumentare la produzione, sia attraverso il trasferimento tecnologico e l'individuazione di nuovi siti, un'operazione già in corso in Italia, ma occorrerebbe cominciare a individuare nuovi siti anche nei Paesi poveri.
 
Poi cos'altro si può fare? Finanziare le iniziative che provvedono all'acquisto dei vaccini, quindi l'iniziativa Covax: l'Italia ha stanziato 86 milioni e nel prossimo “decreto Sostegni” ci sarà un incremento significativo del nostro contributo; tuttavia, però, tutto questo ancora è insufficiente. Quindi, occorre necessariamente accelerare il passo su quelle cose che ho appena detto, sblocco delle esportazioni, aumento della produzione e individuazione di nuovi siti, accanto a una riflessione sulla liberalizzazione dei vaccini".
 
In sede di replica, Angela Ianaro (M5S) ha sottolineato come “sospendere i brevetti sui vaccini contro il Covid e di tutti i diritti di proprietà intellettuale necessari alla loro produzione è una sfida che l’Italia e l’Europa tutta, devono vincere. Come ha ricordato lo stesso Premier Draghi, le grandi case farmaceutiche hanno ricevuto imponenti sovvenzioni dai Governi, sia tramite fondi per la ricerca, sia con accordi di acquisto di dosi a sperimentazione ancora in corso e gli Stati si sono assunti il rischio imprenditoriale alla stregua di aziende private”.
 
“Insieme al necessario trasferimento tecnologico e l'individuazione di nuovi siti, ricordiamo che la liberalizzazione dei brevetti ha un significato simbolico importante ed è una condizione necessaria per la creazione di siti ‘presidio’, in grado di produrre vaccini contro i virus, i batteri e le prossime eventuali pandemie. E’ infatti impensabile che una tecnologia così rivoluzionaria, che ha cambiato la storia della vaccinologia, resti patrimonio esclusivo di poche aziende farmaceutiche. Come Movimento 5 Stelle siamo convinti che sia questo il momento di mostrare più coraggio e per questo abbiamo chiesto al premier Draghi, di farsi parte attiva nel promuovere, anche nella sua veste di presidente di turno del G20, la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19, ricorrendo al regime delle licenze obbligatorie disciplinate dall’Organizzazione mondiale del commercio, nel rispetto del valore costituzionale della tutela della salute come bene pubblico da tutelare”, ha concluso l'esponente Cinque Stelle.
 

 

12 maggio 2021
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