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Gaudiano (Omceo Matera): “Fare di più in medicina, non è sempre meglio”


11 APR - Il Consiglio dell’Omceo di Matera ha deciso di organizzare questo Convegno con lo scopo di porre l’attenzione dei medici, ma anche dei cittadini, sul rischio di praticare e subire una sovradiagnosi e un sovratrattamento.
È importante richiamare l’attenzione dei professionisti sulla appropriatezza prescrittiva o meglio sulla appropriatezza clinica cioè effettuare la prestazione giusta, in modo giusto, al momento giusto, al paziente giusto.
 
L’appropriatezza di una prescrizione sia essa diagnostica o terapeutica non ha valore assoluto ma va riferita alle condizioni, quasi sempre complesse, in cui quella pratica viene consigliata dal medico al paziente.
Il progetto nazionale “Fare di più non significa fare meglio” a cui si collega il nostro convegno, parla di una medicina sobria, rispettosa e giusta che rispetti il paziente in quanto persona nel suo complesso, con i suoi valori e le sue preferenze.
 
Come scrive Spinsanti “potendo scegliere tra un vestito prodotto in serie e uno su misura non avremmo dubbi, ma le stesse preferenze possiamo trasferirle alle cure mediche sartoriali ovvero a quelle cure che rispettano il nostro profilo personale e non sono semplicemente uguali per tutti.
 
Il diritto riconosce l’autonomia nella scelta delle cure, la bioetica promuove l’informazione e il consenso ma la chiave che apre la serratura di una medicina personalizzata è la relazione di cura medico paziente (la narrazione) che è fatta di visita, ascolto, consigli ed infine di prescrizioni. Il medico quindi deve agire con autonomia e responsabilità avendo come unico riferimento la relazione di cura con il paziente.
 
Utilizzare pratiche inefficaci o inappropriate è una pratica comune e documentata  che, oltre ad essere dannosa, spreca risorse preziose e, in un sistema universalistico pubblico,  sottrae ad altri la possibilità di ricevere cure di cui ha bisogno.
Ai cittadini viene fatto credere, soprattutto dai media, che tutte le cure sono utili, che fare di più è sempre meglio, che la tecnologia è in grado di risolvere qualunque problema e ogni tentativo di ridurre sprechi e pratiche inutili viene  interpretato come un attentato alla salute o al diritto di accesso alle cure.
 
Howard Brody in un articolo pubblicato sul NEJM (24/5/12) - “ Dall’etica del razionamento all’etica di evitare gli sprechi” sostiene che il 30% della spesa sanitaria riguarda interventi che non portano alcun beneficio ai pazienti e basterebbe evitare esami ed interventi inutili per dare a tutti quello che serve. Argomento questo sostenuto anche dalla campagna Choosing Wisely promossa dall’American Board of Internal Medicine Foundation (ABIM).
 
Robert Brook, professore di Medicina all’Università di Los Angeles, ha enfatizzato la necessità di disporre  di uno strumento capace di misurare l’appropriatezza delle cure e l’ha motivata con “ la preoccupazione che la crescente complessità delle cure mediche si traduca per alcuni pazienti nel mancato godimento di cure necessarie e, per altri, nel sottoporsi a cure inutili”.
 
Il SSN sta attraversando un periodo complicato, alle prese con il difficile compito di mantenere un servizio universalistico con risorse limitate, e i sistemi sanitari sono tenuti a proteggere la salute della popolazione garantendo l’accesso a servizi efficaci e sicuri, appropriati ai bisogni e alle esigenze dei singoli utenti ed evitando che questo comporti oneri finanziari eccessivi per gli utenti stessi. Ma se mancano la fiducia dei cittadini e degli altri portatori di interesse e la capacità del SSN di adattarsi ai rapidi e continui cambiamenti che modificano i bisogni e le aspettative dei cittadini, questo obiettivo non si raggiunge.
 
Non abbiamo quindi bisogno di una revisione della spesa ma di una revisione della governance in sanità. La comunicazione sanitaria deve orientarsi verso una  forma partecipativa del cittadino, la crisi esistente nel rapporto di fiducia tra medico e paziente ha tra le cause più importanti quella della sostituzione del paradigma della malattia con quello della salute, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle patologie cronico-degenerative. Diventa pertanto strategico creare iniziative su base comunitaria (community based) che coinvolgano amministratori locali provider e pazienti per realizzare programmi mirati a migliorare la qualità dell’assistenza e contenere i costi.
 
Per questo è importante diffondere soprattutto tra i cittadini la cultura delle buone pratiche e ogni medico, sulla base della letteratura scientifica, del codice deontologico e della appropriatezza clinica deve evitare pratiche inutili ed inefficaci abbandonando il grave fenomeno della medicina difensiva, sappiamo che il 58% dei medici pratica la medicina difensiva legata ad una legislazione sfavorevole e che l’impatto economico è intorno al 10% della spesa sanitaria
 
L’individuazione, insieme alle Società Scientifiche, di pratiche cliniche inutili ed inefficaci costituisce un esempio concreto di come, in alleanza con le associazioni dei cittadini, si possano evitare prescrizioni inappropriate ed evitare sprechi tenuto conto anche delle scarse risorse del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Vito Gaudiano
Vice presidente Omceo Matera e responsabile scientifico del Convegno “Scelte sagge in medicina – Slow Medicine”

11 aprile 2016
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