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De Filippo: “C’è bisogno di una nuova cultura di sistema”


14 OTT - Qui di seguito il messaggio inviato dal sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo in occasione del 35° Congresso nazionale dello Snami.
 
 
Gentilissimi dirigenti sindacali e congressisti SNAMI,
Avrei voluto partecipare alla vostra interessante iniziativa congressuale, purtroppo in concomitanza sono impegnato in altra attività istituzionale programmata da tempo, ho voluto, comunque, inviare il mio contributo considerato l’argomento che avete messo al centro del vostro evento, argomento che è la questione delle questioni che il nostro SSN sta affrontando oggi e che sarà sempre più pressante nei prossimi anni per la nota curva demografica e per il quadro epidemiologico che vede il prevalere di malattie croniche, purtroppo.

Su quest’argomento Ministero e Regioni hanno già concordato su uno specifico Accordo Stato-Regioni che prevede come assi portanti l’integrazione dell’assistenza primaria, la continuità assistenziale modulata sulla base dello stadio evolutivo della malattia, il potenziamento delle cure domiciliari ed una specifica attenzione ai bisogni globali dei pazienti con la previsione di piani di cura personalizzati e chronic care model.

La forte integrazione tra l’assistenza primaria e le cure specialistiche sarà  centrata sul ruolo e la responsabilità del medico di medicina generale, così come la  continuità assistenziale sarà modulata sulla base dello stadio evolutivo e sul grado di complessità della patologia prevedendo  l’ingresso quanto più precoce della persona con malattia cronica nel percorso diagnostico-terapeutico multidisciplinare.

Bisognerà, di conseguenza prevedere il potenziamento delle cure domiciliari con la conseguente la riduzione dei ricoveri ospedalieri,  avvalendosi, anche, dell’uso di tecnologie innovative di “tecnoassistenza” senza dimenticare lo sviluppo di modelli assistenziali centrati sui bisogni “globali” del paziente e non solo clinici.

Ricordo che il “Piano Nazionale della Cronicità” è una delle parti attuative del Patto per la salute 2014-2016, disciplinando  le modalità di assistenza e tutela del crescente numero di pazienti affetti da malattie croniche e trova origine dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale le attività proponendo un documento condiviso con le Regioni che compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, individui un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza. 
 
Ha l’obiettivo strategico  di contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità della vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini.

 Come ben sapete il fenomeno della cronicità ha una rilevante e condizionante  portata nel Sistema sanitario ed è in progressiva crescita: si stima che circa il 70-80% delle risorse sanitarie nei paesi avanzati sia oggi speso per la gestione delle malattie croniche e che nel 2020 le stesse rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo.
 
Ne consegue che i  costi saranno crescenti infatti la domanda di servizi sanitari per soggetti anziani con patologie croniche negli ultimi anni è diventata sempre più alta. Come ben sapete quasi un terzo delle visite generiche e di quelle specialistiche è erogato alla popolazione multi-cronica e, di queste, circa il 30% a persone con patologie croniche gravi.
 
 Nel 2010 la spesa per ricoveri ospedalieri è stata attribuita per il 51% alla fascia di età over 65. In questa fascia di età si concentra anche il 60% della spesa farmaceutica territoriale mentre la spesa pro capite di un assistito di età over 75 è 11 volte superiore a quella di una persona appartenente alla fascia 25-34 anni.
 
Il Piano, che richiama autorevoli modelli internazionali, prende le mosse dall’attuale contesto di riferimento, caratterizzato dal progressivo invecchiamento della popolazione (in Italia la percentuale di “over 65” sul totale della popolazione è pari al 21,2%), dal conseguente aumento dell’incidenza delle malattie croniche e dal permanere di differenze assistenziali nelle singole realtà regionali. 

Per attuarlo c’è urgente bisogno di una nuova cultura del sistema, dei servizi, dei professionisti e dei pazienti, perciò è necessario coinvolgere e responsabilizzare tutte le componenti, dalla persona con cronicità al ‘macrosistema-salute’, formato non solo dai servizi ma da tutti gli attori istituzionali e sociali che hanno influenza sulla salute delle comunità e dei singoli individui.
 
Ne consegue che debba essere realizzato diversamente un modello di integrazione  ospedale/territorio che veda l’ospedale  concepito come uno snodo di alta specializzazione del sistema di cure per la cronicità che interagisca con la specialistica ambulatoriale e con l’assistenza primaria, attraverso nuove formule organizzative che prevedano la creazione di reti multispecialistiche dedicate e ‘dimissioni assistite’ nel territorio finalizzate a ridurre il drop-out della rete assistenziale, causa frequente di riospedalizzazione a breve termine e di outcome negativi nei pazienti con cronicità”.
 
E’ evidente in questo quadro ci sarà la massima valorizzazione del ruolo del medico di medicina generale che nel prendere in carico un paziente cronico potrà ed dovrà avvalersi  delle diverse competenze specialistiche e professionali coinvolte nel processo di cura per la presenza di pluri patologie diverse, di funzioni lese o compromesse o di problematiche socio-assistenziali, sintetizzando organicamente  alla specifica condizione clinica.
 
In particolare, il Piano si pone poi l’obiettivo di influenzare la storia naturale di molte patologie croniche, non solo in termini di prevenzione, ma anche di miglioramento del percorso assistenziale della persona, riducendo il peso clinico, sociale ed economico della malattia.
 
Sono obiettivi  perseguibili e raggiungibili attraverso la prevenzione primaria, la diagnosi precoce, l’educazione e l’empowerment del paziente, nonché mediante la prevenzione delle complicanze, che spesso sono responsabili dello scadimento della qualità di vita della persona e che rappresentano le principali cause degli elevati costi economici e sociali delle malattie stesse.
 
Obiettivo del Piano è, quindi, determinare  una significativa svolta  nell’approccio alla malattia: la persona diviene il centro del sistema di cure, grazie alla costruzione di percorsi diagnostico-terapeutici che la inseriscono in un piano di assistenza il più possibile personalizzato; il paziente quindi non è più utente “passivo” delle cure, ma collabora attivamente alla gestione della sua condizione, arrivando a definire con l’equipe un percorso di cura che gli consenta di convivere con il suo quadro patologico e di 'fare fronte' alla patologia.
 
Sono obiettivi eccessivi? No è quanto è necessario per dare la giusta e puntuale risposta che, certamente, sarà quanto mai più convincente ed efficace se vedrà i medici di medicina generale e le loro rappresentanze professionali e sindacali protagonisti convinti, partecipi, anche se con i loro dubbi e critiche, che non  sono respinti ma accolti e valutati.
 
Di questo rinnovato vostro protagonismo nell’attuare queste scelte di programmazione sanitaria il rinnovo della vostra convenzione nazionale non potrà che essere uno dei momenti più importanti per realizzarlo e mi auguro che la trattativa possa essere conclusa nei tempi giusti e con l’apporto e l’accordo di tutte le parti trattanti.
 
Nel rinnovare gli auguri per un proficuo lavoro congressuale rinnovo i miei più cordiali saluti.
 
Vito de Filippo
Sottosegretario alla Salute

14 ottobre 2016
© Riproduzione riservata
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