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Covid. I pediatri oncologi: “Importante vaccinare i bambini malati di tumore” 


L’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia (Aieop) in un documento di Consensus sottolinea l’importanza della vaccinazione. Prete: “La condizione di immunodepresso non è una controindicazione bensì una motivazione ulteriore alla vaccinazione. Il rischio di effetti collaterali o reazioni avverse, quali miocardite e pericardite, è estremamente contenuto e comunque inferiore rispetto a quello della malattia provocata dal virus”.

12 GEN - Somministrare il vaccino anti-Sars-CoV-2 ai bambini affetti da tumore non solo si può, ma anzi si deve per proteggerli dal rischio di contrarre forme severe della malattia Covid-19.
 
È quanto si evince dal documento di Consensus elaborato dal Gruppo di Lavoro Infezioni e Terapie di Supporto dell’Aieop (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica), coordinato da Simone Cesaro, all’indomani dell’estensione della vaccinazione prima all’età adolescenziale (12-17 anni) e successivamente all’età della seconda e terza infanzia (5-11 anni).
 
Nel documento la comunità dei pediatri oncoematologi italiani riconosce che i pazienti affetti da patologie oncologiche, da immunodeficienze primitive o secondarie e da citopenie di origine autoimmune o da insufficienza midollare rappresentano un’ampia categoria di bambini fragili in cui la vaccinazione ha un ruolo importante per prevenire l’infezione da Sars-CoV-2 e la malattia che da essa deriva, permettere lo svolgimento regolare delle cure chemioterapiche o immunosoppressive e dei controlli o dei ricoveri ospedalieri e impedire ritardi di trattamento. Una convinzione emersa al termine di una riunione plenaria in cui una serie di enunciati sono stati discussi e sottoposti alla votazione dei rappresentanti dei centri Aieop.

Se è vero che l’incidenza di Covid-19 nei centri di onco-ematologia pediatrica italiani è stata fino ad ora limitata - il decorso osservato è stato per lo più favorevole, con solo il 3% di casi che hanno necessitato di ricovero in terapia intensiva e nessun decesso attribuito alla malattia nel corso delle varie ondate pandemiche -, i dati mondiali mostrano tuttavia che Covid-19 può avere un decorso grave nei pazienti affetti da patologia oncoematologica.
Dal 15 aprile 2020 al 1 febbraio 2021, ricorda una nota dell’Aieop, sono stati registrati 1520 pazienti pediatrici oncoematologici positivi nel Registro Global Covid-19, di cui 1319 (87%) con un follow-up minimo di 30 giorni. Il 30,5% dei pazienti era asintomatico mentre il 67,4% è stato ospedalizzato. Il 55,8% ha modificato il trattamento oncologico in seguito all’infezione. Le forme gravi o gravissime di Covid-19 sono state il 19,9% mentre la mortalità è stata del 3,8%.

I pazienti oncoematologici, in particolare prosegue l’Aieop, possono rappresentare una popolazione a maggior rischio di morbidità e mortalità per la maggiore suscettibilità dei pazienti immunodepressi alle infezioni respiratorie, la compromissione dell’immunità innata durante i trattamenti oncologici di chemioterapia e radioterapia, l’immunosoppressione necessaria per le procedure trapiantologiche e la necessità di accesso frequente alle strutture ospedaliere per visite e cure.  Alla luce del rischio individuale e dell’emergenza di varianti del virus - vedi Omicron - a elevata contagiosità, i pazienti pediatrici oncoematologici hanno dunque indicazione prioritaria alla vaccinazione contro Sars-CoV-2.
 
“La condizione di immunodepresso – ribadisce Arcangelo Prete, Presidente di Aieop – non rappresenta una controindicazione bensì una motivazione ulteriore alla vaccinazione perché la stessa è diretta a proteggere il paziente fragile. Il rischio di effetti collaterali o reazioni avverse, quali la miocardite e la pericardite, è infatti estremamente contenuto e comunque inferiore rispetto al medesimo rischio collegato all’evoluzione della malattia provocata dal virus”.

Nel documento di Consensus Aieop precisa inoltre che la scelta del momento in cui eseguire la vaccinazione per un paziente oncoematologico in trattamento va personalizzata sulla base dell’intensità di cura del momento e del tipo di trattamento in atto. “In linea di massima – spiega il Dott. Prete – il tempo della vaccinazione per i pazienti in trattamento o che abbiano appena fatto il trapianto deve essere concordato di volta in volta con il medico curante”.

Infine, per tutelare il più possibile i piccoli pazienti oncologici, Aieop puntualizza che sono raccomandati la vaccinazione dei genitori e dei familiari stretti e il mantenimento delle misure di protezione individuale e sociale come l’uso della mascherina, l’igiene delle mani e il distanziamento fisico o sociale, che rimangono i cardini di prevenzione dell’infezione Sars-CoV-2. In questo ambito la vaccinazione annuale per l’influenza per il paziente e i familiari rimane una misura di prevenzione raccomandata.
 

12 gennaio 2022
© Riproduzione riservata

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