“Un termine perentorio entro il quale le Direzioni generali degli ospedali debbano convocare i sindacati per avviare e concludere le trattative per la stipula del contratto di lavoro integrativo aziendale. Pena, la responsabilità erariale diretta del direttore generale e dei componenti la delegazione trattante datoriale. Scaduto tale termine, inoltre, dovranno essere in ogni caso applicate – nella massima quantificazione economica – le clausole del CCNL vigente”. Secondo il sindacato dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale CIMO-FESMED, aderente a CIDA, è questa l’unica possibilità per rendere realmente efficaci ed esigibili i contratti collettivi nazionali di lavoro.
Da un’analisi del sindacato, infatti, emerge che l’ultimo CCNL dei dirigenti medici, sanitari, veterinari e delle professioni sanitarie – firmato il 19 dicembre 2019 dopo dieci anni di blocco contrattuale – sia ad “oggi applicato in meno di cinque aziende. Ne consegue che nel 98% degli ospedali italiani viene ancora applicato il CCNL 2006-2009. Significa, dunque, che le disposizioni economiche, normative e di carriera stabilite a livello nazionale non vengono applicate a causa dell’inerzia delle direzioni generali delle aziende ospedaliere, che rimandano sine die la convocazione dei sindacati e ritardano in modo inaccettabile la contrattazione aziendale”.
“D’altro canto – rileva la Cimo-Fesmed - , è il Ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervenendo sul quotidiano La Stampa con un’analisi sul complesso tema dei salari e della produttività, ad indicare «il rilancio della contrattazione di secondo livello» come «via maestra» da percorrere”.
“Benché riteniamo che nella sanità pubblica sia necessario mantenere una contrattazione collettiva nazionale che assicuri garanzie omogenee in tutto il Paese, la contrattazione decentrata, a livello aziendale, va avviata e conclusa entro tempi certi”, commenta Guido Quici, Presidente della Federazione cui aderiscono le sigle CIMO, FESMED, ANPO-ASCOTI e CIMOP.
“Parliamo di un diritto di tutti i lavoratori, ma dopo due anni di emergenza sanitaria è ancora più grave che i diritti di quasi 130.000 professionisti, acclamati sino a pochi mesi fa come “eroi” del Paese, siano calpestati in questo modo – continua Quici -. Per iniziare a percorrere “la via maestra” indicata dal Ministro Brunetta, basterebbe iniziare ad applicare le regole. Da parte nostra, siamo disponibili ad un confronto con il Ministro sul tema, sperando in una soluzione a questa grave criticità che contribuisce ad incentivare la fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale”.