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Medici. Aim e Federspecializzandi: “No a incremento quota A Enpam”


Le due associazioni criticano “la scelta strategica di non aver voluto rivedere gli importi della quota A con specifici interventi in relazione allo scenario straordinario attuale. Questo aumento, infatti, in questo particolare momento storico, si ritiene possa rappresentare un evento particolarmente gravoso, soprattutto per il personale medico ed odontoiatra dipendente del SSN”.

25 NOV -

Le Associazioni Associazione Italiana Medici (AIM) e FederSpecializzandi esprimono “forti riserve e disappunto in merito all’aumento della quota A annunciato dall’ENPAM per il prossimo 2023. Sul portale si legge, infatti, che "Il contributo dovuto alla gestione “Quota A” è determinato in misura fissa e per fasce di età” secondo una specifica formula basata sull’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati elaborato dall’Istituto Centrale di Statistica. Il risultato della correzione degli importi dovuti per la contribuzione obbligatoria è un +7% rispetto all’anno pregresso, che arriva ad un +14% rispetto agli importi sanciti nel 2020 e addirittura al +19% rispetto al 2017.

Nello specifico le associazioni criticano “la scelta strategica di non aver voluto rivedere gli importi della quota A con specifici interventi in relazione allo scenario straordinario attuale. Questo aumento, infatti, in questo particolare momento storico, si ritiene possa rappresentare un evento particolarmente gravoso, soprattutto per il personale medico ed odontoiatra dipendente del SSN, visto l'aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi e l’inflazione, senza che vi sia stato un appropriato adeguamento stipendiale sulla base dell’indice calcolato dall’ISTAT”.

“Peraltro – rilevano -, giunge proprio in questi giorni la notizia della mancata previsione nella Legge di Bilancio di risorse dedicate all’adeguamento del contratto di lavoro del personale dirigenziale del SSN. E non si può mancare di sottolineare, altresì, come, secondo i dati dell’OCSE, un medico ospedaliero italiano guadagni, a parità di potere di acquisto, il 70% in meno di un collega tedesco”.

La preoccupazione è derivata dal “verosimile ulteriore incremento delle quote nei prossimi anni, dettate da un’inflazione in ascesa, e da una mancata sensibilizzazione della categoria sull’effetto della applicazione integrale dell’algoritmo. Già oggi, infatti, le quote annue richieste risultano essere fortemente impattanti sull’economia del salario di un medico o odontoiatra dipendente del SSN, arrivando ad incidere fino al 40% della retribuzione mensile per il personale over quaranta.

Tutto ciò, inoltre, è ancora più vero e andrebbe ad incidere in misura ancora maggiore sui Medici Specializzandi per i quali, oltre ad avere una doppia contribuzione previdenziale (quota A Enpam e Gestione Separata INPS), percepiscono degli emolumenti il cui valore è invariato da 15 anni.”

Le Associazioni chiedono che l’ENPAM “non dia seguito agli annunciati aumenti, rivedendo al contempo l’algoritmo contributivo, poiché andrebbero a far crescere ancora di più il malumore di una categoria, stremata da anni di pandemia, nonché da condizioni di lavoro non più sostenibili, al punto da far registrare un incremento del fenomeno dell’abbandono della sanità pubblica verso il privato”.

Si ritiene, inoltre, che sia “venuto il momento di fare chiarezza circa la sovrapposizione e ridondanza di interventi previsti, per i medici dipendenti pubblici del SSN, e contestualmente per i Medici Specializzandi, a fronte della contestuale contribuzione in INPS, ENPAM e all’ONAOSI, prevedendo, altresì, una contribuzione ridotta in Quota A ENPAM per i ruoli dipendenti, nonché rendendo opzionale la contribuzione in ONAOSI”.



25 novembre 2022
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