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Sanità privata. Aiop: "Taglio tariffe e spending review, una mazzata per la sanità privata"


Per una risonanza magnetica il ministero riconosce 115,8 euro contro i 147,56 versati dalla Lombardia e i 222,2 euro del Veneto. Per i drg tagli ancora più pesanti. Il presidente Pelissero, scrive a Balduzzi per chiedere di correggere il nuovo tariffario e sollecita Confindustria contro la spending review.

17 OTT - E' una vera mannaia quella che si sta per abbattere sugli ospedali di diritto privato con i nuovi tariffari nazionali sulle prestazioni ambulatoriali e di ricovero, approvati provvisoriamente dal ministero della Salute (anche se con la bocciatura della Conferenza Stato-Regioni): rispetto alle tariffe attualmente adottate da regioni come Lombardia, Emilia Romagna e Veneto ci sarebbe infatti un taglio che andrebbe da un minimo del 15% fino ad un massimo del 77% a seconda delle prestazioni e delle regioni. A porre la questione è Gabriele Pelissero, presidente dell'Aiop (Associazione italiana ospedalità privata), in una lettera inviata al ministro della Salute, Renato Balduzzi.
 
“In merito alle notizie sui nuovi tariffari nazionali – spiega - e in considerazione di quanto emerso nella seduta della Conferenza Stato Regioni dello scorso 26 settembre, riteniamo doveroso rappresentare alcune considerazioni sulle criticità derivanti dall’applicazione di alcune delle nuove tariffe ambulatoriali e di ricovero. C'è un sensibile peggioramento delle tariffe ministeriali, rispetto a quelle precedenti, per gli interventi complessi e le specialità più costose. La drastica diminuzione dei valori tariffari non può che comportare serissimi problemi per qualunque erogatore vincolato all’equilibrio di bilancio. Problemi che riguardano sia gli aspetti quali-quantitativi dell’assistenza, sia la disponibilità di tecnologie di device avanzati”.
 
Quindi, se le tariffe ministeriali sono ancora più basse, le regioni dovranno aumentare le loro integrazioni, “mentre gli ospedali di diritto privato non avendo nessun ripianamento, dovranno farvi fronte da soli”. Sulla base delle tabelle elaborate dell'Aiop, si può vedere per esempio che per una risonanza magnetica della colonna vertebrale, le nuove tariffe del Ministero riconoscono 115,8 euro, contro i 147,56 (-21,5%) versati dalla Lombardia, i 154,4 (-25%) dell'Emilia Romagna e i 222,2 euro (-47,9%) del Veneto. Sulle tariffe per i drg i tagli sono ancora più pesanti. Ad esempio un parto vaginale verrebbe pagato, secondo le nuove tariffe del Ministero, 1.272 euro, mentre Lombardia e Veneto lo pagano 2.097 euro (-39,3%), mentre per un intervento all'utero le nuove tariffe riconoscono 1.436 euro, contro i 2.232 (-35,7%) della Lombardia, i 2.405 (-40,3%) dell'Emilia e i 3.131 (-54,1%) del Veneto.
 
Prima che fosse approvata la spending review, “il Ministero doveva adottare le tariffe sulla base di una rigorosa indagine economica – osserva il presidente di Aiop – ma la spending review ha abolito questo meccanismo, lasciando maggiore discrezionalità”. Il nuovo tariffario, anche se ha ricevuto il parere negativo della Conferenza Stato-Regioni “è già operativo – rileva Pelissero – ed è vincolante per le regioni sottoposte a piani di rientro, mentre quelle virtuose possono non applicarlo. Ma ciò genererà inevitabilmente più spostamenti da una regione all'altra e un’esplosione delle liste d’attesa, soprattutto nelle prestazioni tecnologicamente più avanzate, come l’intero comparto delle risonanze magnetiche, per cui il nuovo tariffario determina una autentica insostenibilità economica. Per tutte queste ragioni riteniamo indispensabile che questi tariffari, ancorché provvisoriamente approvati, divengano il più rapidamente possibile oggetto di un accurato monitoraggio e delle necessarie correzioni nell’interesse del Ssn e dell’utenza”.
L'Aiop guarda quindi con molta speranza al decreto legge Balduzzi e alla modifica apportata dalla commissione Affari sociali della Camera, “che corregge questa situazione istituendo una commissione nazionale, con anche gli operatori, tra cui l'Aiop, per definire le tariffe. Confidiamo molto nell'iniziativa della Camera”.
 
Poche speranze e molte critiche invece le raccoglie il taglio di 1,6 miliardi per la sanità deciso dalla legge di stabilità 2013. In una lettera inviata al presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, Pelissero rileva come questa sforbiciata vada “ad aggiungersi a quanto già decurtato con la L. 135/12. In particolare sarebbe previsto un taglio del 10% per contratti e appalti – conclude - e dello 0,9% sull’acquisto dei dispositivi medici. Questa ipotesi avrebbe effetti devastanti sull’intera filiera produttiva della sanità, sia per i produttori di beni che di servizi (ospedalieri e ambulatoriali). Il risultato sarebbe un drammatico crollo delle prestazioni del Ssn. Ancora una volta si aggredisce la parte meno costosa e più efficiente del Ssn (in termini di prestazioni ospedaliere gli operatori di diritto privato erogano il 25% delle prestazioni a fronte del 15% della spesa)”.
 

17 ottobre 2012
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