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Geriatri nei PS per migliorare l’assistenza e ridurre del 20% i ricoveri. La proposta della Sigg


Dal 68° Congresso nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria un richiamo sulla necessità di Pronto Soccorso a ‘misura di anziano’, con la presenza costante e omogenea del geriatra a partire dai Dea, per migliorare la valutazione dei bisogni clinici e indirizzare verso i servizi assistenziali più appropriati. “Sstudi mostrano un riduzione del 20% dei ricoveri grazie all’inserimento del geriatra nel programma di transizione dei PS”.

13 DIC - Gli accessi al pronto soccorso sono alla base della maggior parte dei ricoveri e si attestano tra i 230 e i 300 per 1000 abitanti tra i 40 e i 69 anni, per poi impennarsi, superando i 500 su 1000 abitanti, dopo i 75 anni. Gli anziani sono tra gli utenti che si rivolgono maggiormente al pronto soccorso ma, nonostante ciò, i reparti di primo intervento non sono preparati a seguirli adeguatamente. Il tema è stato al centro della giornata di apertura del 68° Congresso nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), che ha preso il via oggi a Firenze.

Gli esperti hanno evidenziato come il PS per gli anziani sia un vero e proprio calvario fisico e psichico e un fattore di rischio, dove i lunghi tempi di attesa e una presa in carico non adeguata possono contribuire al declino cognitivo e al peggioramento delle condizioni fisiche. “Una volta entrato in reparto un anziano su tre ne esce minato nel saper badare a sé stesso proprio a causa di quegli interventi che dovrebbero invece essere terapeutici”. Allettamenti prolungati, terapie farmacologiche multiple, cambiamento negli abituali ritmi di sonno, mancanza di un'adeguata alimentazione e isolamento, aumentano l’incidenza di delirium, cadute e diffusione delle infezioni.

“Questo fenomeno - afferma Andrea Ungar, presidente Sigg e ordinario di geriatria all’Università di Firenze - richiede un ripensamento dell'organizzazione della valutazione degli anziani che si presentano al pronto soccorso in modo tale da ridurre la loro permanenza all’interno di ambienti che potrebbero peggiorare, piuttosto che migliorare, le loro condizioni di salute. È quindi di primaria importanza ridurre i ricoveri non necessari e trattare quanto più possibile il paziente in contesto domestico. In questo quadro il geriatra ha un ruolo chiave nella corretta gestione dei bisogni clinici e assistenziali degli anziani”.

“Gli anziani sono pazienti più complessi, con molte malattie e che prendono molti farmaci. Spesso, poi, presentano anche problemi sociali, oltre che sanitari – spiega Antonio Cherubini, direttore geriatria IRCCS di Ancona –. Richiedono più indagini diagnostiche e per questo necessitano di una permanenza in pronto soccorso più lunga. Purtroppo, però, frequentemente non ricevono una risposta adeguata perché l'approccio di lavoro dei reparti di emergenza è poco adatto a pazienti così complessi”.

“Per risolvere questo problema – aggiunge Enrico Benvenuti, direttore geriatria Usl Toscana centro – è necessario integrare le figure professionali che si trovano nei pronto soccorso con esperti di geriatria. Il ruolo dello specialista in questo contesto è quello di prendere in carico pazienti che sono già in attesa di ricovero nel DEA attraverso una valutazione multidimensionale della funzione cognitiva, della perdita di autonomia, del rischio di cadute e del benessere del caregiver in modo da impostare insieme ai medici del pronto soccorso, il piano di cura ottimale che favorisca il miglior percorso possibile di cura in tempi rapidi, tra cui la possibilità di essere seguiti a domicilio”.

A dimostrare l’efficacia della presenza di geriatri nei reparti di emergenza-urgenza, uno studio osservazionale svedese pubblicato su BMC Geriatrics. In questa analisi, i ricercatori hanno confrontato gli esiti relativi a pazienti over 80 presi in carico da una unità specialistica con esperti di geriatria, e pazienti nella stessa fascia di età seguiti da un team standard, non specializzato negli anziani. Dai risultati è stato possibile rilevare come gli anziani seguiti dal team geriatrico abbiano avuto minori ricoveri: il 31% contro il 50% registrato da chi è stato preso in carica dal team tradizionale. Una differenza importante è stata anche rilevata nel tasso di dimissione che per gli anziani seguiti dal team geriatrico è stata del 48.3%, cioè del 16% più alta degli anziani seguiti dal team tradizionale.

Gli stessi risultati sono stati ottenuti anche da uno studio statunitense pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society dal quale è emersa una diminuzione del 17% nelle ospedalizzazioni.

“Da ciò emerge che ‘geriatrizzare’ il pronto soccorso si è rivelata una scelta vincente per garantire agli anziani una migliore presa in carico. Il modello di assistenza emergenziale geriatrica include la formazione del personale interdisciplinare sui protocolli basati sull'evidenza per le sindromi e le condizioni geriatriche, il coordinamento dell'assistenza e le modifiche strutturali appropriate allo spazio fisico, tutti elementi che hanno dimostrato di migliorare con successo la qualità dell'assistenza e la sicurezza degli adulti più anziani”, sottolinea Ungar.

Un ulteriore passo avanti nel trattamento degli anziani che si rivolgono ai dipartimenti di primo soccorso è rappresentato dall’esperienza ottenuta dal Girot, gruppo intervento rapido ospedale territorio, sviluppato a Firenze e in uso nei reparti di emergenza-urgenza della città. “Solo lo scorso anno grazie al Girot è stato possibile garantire il ricovero domiciliare all’80% dei pazienti che si sono rivolti ai nostri punti di primo soccorso e che altrimenti sarebbero stati destinati al reparto ospedaliero. Questo servizio si rivolge principalmente a pazienti in codice tre, la fascia che intasa maggiormente le aree di pronto intervento, cioè ai pazienti che presentano uno scompenso clinico e per i quali si hanno difficoltà a garantire l’assorbimento nei reparti ospedalieri”, spiega Benvenuti. Con questo sistema, inoltre, il tempo medio di presa in carico per ciascun paziente è stato pari a 8-10 giorni, al termine del quale appena il 7% ha dovuto essere ricoverato direttamente in ospedale o in pronto soccorso e la mortalità è risultata di appena il 5%, in netto calo rispetto al 18-20% della media nazionale e internazionale per i pazienti anziani fragili ricoverati in ospedale.

“Si stanno anche valutando sviluppi futuri del Girot – prosegue l’esperto – che prevedono una collaborazione con il 112, affinché gli operatori possano accedere alle cartelle cliniche ed evitare ricoveri inutili, favorendo la stabilizzazione a domicilio e una alternativa all’ospedalizzazione”.

“Un rafforzamento dell’assistenza geriatrica, a livello di reparti, pronto soccorso e servizi sul territorio è quindi fondamentale - conclude Ungar -, specialmente considerando il progressivo invecchiamento della popolazione e rendendosi conto che spesso questo non è un invecchiamento in salute, anzi si accompagna a diverse patologie concomitanti. Bisogna pertanto attrezzarsi con molteplici azioni sinergiche: potenziare gli ospedali per accogliere questa fascia di popolazione vulnerabile, incrementare il numero delle unità operative complesse di Geriatria e invertendo una tendenza che paradossalmente negli ultimi anni ha visto una riduzione di questi reparti proprio mentre cresceva il numero di anziani. Inoltre, si dovrebbe aumentare l’offerta dei servizi geriatrici all’interno degli ospedali: Ortogeriatria, Delirium Room, Oncogeriatria. Infine, si dovrebbe provvedere a inserire all’interno dei PS il consulente Geriatra, a prescindere dall’eventuale presenza di un’unità operativa complessa di Geriatria nella relativa sede ospedaliera”.

13 dicembre 2023
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