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Denatalità. In 10 anni pediatri ridotti del 13%. Ma con calo nascite sarà pletora di specialisti. Fimp: “Riorganizzare assistenza e affidarci ragazzi fino a 18 anni”

di Barbara Di Chiara

E’ quanto rivelano i dati dell’annuario statistico del Ssn del Ministero della Salute relativo al 2023 a confronto con lo stesso rapporto relativo al 2013. In parallelo, le nuove nascite sono state 378.000 nel 2023, con un trend di riduzione che si conferma da 9 anni. Nel 2013, ad esempio, erano nati 514.308 bambini, che erano già quasi 20 mila in meno rispetto al 2012. Ben 136.000 bambini in meno da curare in un decennio

19 MAR -

Nell’arco di 10 anni si è ridotto progressivamente il numero dei pediatri di libera scelta italiani: se nel 2013 erano 7.705, nel 2023 risultano 6.706, con una riduzione del 13%. E’ quanto rivelano i dati dell’annuario statistico del Ssn del Ministero della Salute relativo al 2023, a confronto con lo stesso rapporto relativo al 2013. Ma secondo la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) si tratta di una riduzione fisiologica, che va di pari passo con la denatalità e che, anzi, darà luogo alla situazione inversa nei prossimi anni: troppi pediatri per pochi bambini.

Analizzando i dati emerge che attualmente la popolazione dei pediatri di libera scelta è composta in larga parte (77%) da medici con più di 23 anni di anzianità di specializzazione (oltre 5.100 pediatri), mentre una parte minoritaria è formata da pediatri giovani, con 0-2 anni di anzianità (solo 37, pari all’1%, mentre 323 medici hanno fra 2 e 9 anni di anzianità, pari al 5%). Il pediatra in Italia è donna nel 70% dei casi, mentre dieci anni fa questa quota era minore (62%).

Per quanto riguarda il carico di lavoro, il contratto dei medici di medicina generale e di pediatria prevede, salvo eccezioni, che ciascun medico di medicina di base assista al massimo 1.500 pazienti adulti (di età superiore ai 13 anni) e ciascun pediatra 800 bambini (di età compresa fra 0 e 13 anni). Esistono comunque realtà territoriali in cui, per carenza di medici pediatri o per libera scelta dei genitori, è consentito che i bambini siano assistiti da medici di medicina generale. Nel 2023, il carico medio potenziale per pediatra è a livello nazionale di 1.009 bambini, con un’ampia variabilità territoriale (da un valore di 822 bambini per pediatra in Toscana a 1.364 bambini per pediatra nella Provincia Autonoma di Bolzano). Tutte le Regioni sono comunque caratterizzate da una carenza più o meno accentuata di pediatri in convenzione con il Ssn. Situazione che si riscontrava anche nel 2013.

Infine uno sguardo al settore dell’emergenza-urgenza: il pronto soccorso è presente nell’80% degli ospedali, mentre il pronto soccorso pediatrico è invece presente nel 18% degli ospedali (nel 2013 questa percentuale era simile, il 17,5%). Dai dati di attività delle strutture con pronto soccorso pediatrico emerge che ci sono stati 154 accessi ogni 1.000 abitanti fino a 18 anni di età; il 7,9% di questi è stato in seguito ricoverato.

Il panorama dell'assistenza pediatrica è però destinato a cambiare profondamente: “Purtroppo c’è stata una programmazione non adeguata per l'accesso alle scuole di specializzazione in Pediatria - spiega Antonio D'Avino, presidente della Fimp - e cioè quando correva un numero maggiore di pediatri ce n’erano di meno, a breve ci sarà il problema opposto: nel giro di 4 anni si specializzeranno circa 4.000 pediatri, che si scontreranno con una possibilità di assorbimento di poco più di 1300-1400 medici tra territorio e ospedale. Ci sarà quindi una pletora di specialisti che non troverà sbocco lavorativo. L'aggravante è rappresentata dall'inverno demografico che il nostro Paese sta vivendo: si riducono i pediatri, ma anche i bambini. Gli ultimi dati parlano di 378.000 nuovi nati nel 2023, ma già il primo semestre 2024 ci restituisce un ulteriore decremento di 6.000 unità. È un trend di riduzione che si conferma da 9 anni”. Nel 2013, ad esempio, erano nati 514.308 bambini, che erano già quasi 20 mila in meno rispetto al 2012. Ben 136.000 bambini in meno da curare in un decennio. “Va dunque urgentemente riorganizzata l’assistenza pediatrica, che deve tenere conto di questi fattori: meno nascite ma più specialisti che usciranno dalle università”.


“La proposta che già da qualche anno stiamo avanzando - afferma D'Avino - è quella di consentire ai pediatri di farsi carico anche dell'età adolescenziale, che oggi è una terra di nessuno: noi possiamo assistere fino a 14 anni, ma in presenza di una patologia cronica fino a 16 anni su richiesta del genitore. Ma spesso i ragazzi in questa età non hanno quella confidenza necessaria a rivolgersi al medico di famiglia. La proposta è dunque di estendere la fascia di competenza pediatrica a 18 anni, per farci carico anche di tutte quelle problematiche che sono emerse fuori con l'emergenza pandemica: ansia, ludopatie, dipendenze, disturbi del comportamento alimentare. Occorre costruire una rete, riorganizzare un modello assistenziale del futuro, con due condizioni: la continuità del rapporto fiduciario e la capillarità degli studi professionali, per realizzare quella medicina di prossimità di cui si parla tanto. Vanno bene le case di comunità ma occorre individuare le attività che il pediatra può fare non snaturando quello che è il suo ruolo. Infine, un cenno alla crescente quota di donne che oggi esercitano la professione di pediatra: sono in continuo aumento, riflettendo la tendenza generale della professione medica, ma anche in questo senso dovremmo pensare alle tutele lavorative che consentano di prendersi cura della famiglia”, conclude.

Barbara Di Chiara



19 marzo 2025
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