Il mondo sanitario italiano è attraversato da una profonda riconfigurazione. Non si tratta soltanto di colmare un vuoto quantitativo — 1,67 milioni di occupati non bastano più a coprire i bisogni del Servizio Sanitario Nazionale — ma soprattutto di affrontare una carenza qualitativa, legata all’evoluzione delle competenze richieste a medici, infermieri e altri professionisti della salute.
In questo scenario dinamico, segnato dall’ingresso pervasivo delle tecnologie digitali e da nuove esigenze organizzative, emerge con forza anche la necessità di ridefinire gli strumenti di protezione professionale: in primis, le coperture assicurative di responsabilità civile.
Il rapporto Randstad
Secondo il rapporto Il futuro delle professioni mediche e infermieristiche in Italia, pubblicato da Randstad Research, è in corso una ibridazione sempre più marcata tra competenze sanitarie e tecnologiche. I professionisti della salute devono oggi saper integrare l’uso dell’intelligenza artificiale nei processi diagnostici, impiegare la robotica in ambito chirurgico, adottare la telemedicina nei percorsi di cura.
A ciò si aggiunge la crescente rilevanza di soft skill quali il pensiero critico, la comunicazione, la leadership, l’attitudine al lavoro di squadra.
Non si tratta più, dunque, di semplici abilità complementari, ma di veri e propri requisiti professionali che, se non adeguatamente formalizzati e tutelati, rischiano di esporre gli operatori sanitari a nuove e complesse forme di responsabilità.
Nuove competenze, nuovi rischi professionali
Un contratto assicurativo, in questo contesto, non può più limitarsi a coprire solo gli ambiti tradizionali di responsabilità medica. Il principio di adeguatezza della polizza — già previsto dalla normativa vigente, in primis dalla Legge 24/2017 (Gelli-Bianco) e dal successivo Decreto Ministeriale 232/2023 — deve essere reinterpretato alla luce di un sistema in cui le competenze si espandono e si ibridano continuamente.
Chi oggi esercita la professione sanitaria non si confronta solo con rischi clinici “classici”, ma anche con scenari inediti: l’uso di algoritmi per prendere decisioni mediche, la gestione di dati sanitari in ambienti digitali, la partecipazione a team multidisciplinari dove le responsabilità si intrecciano. In questo senso, l’evoluzione del profilo professionale impone un aggiornamento del profilo assicurativo.
Le professioni sanitarie emergenti
La mappatura elaborata da Randstad Research è eloquente: 47 nuove professioni sanitarie, articolate in cinque macro-aree — dalla sanità tecnologica alla gestione organizzativa, dalla ricerca biomedica alle professioni ibride. Si pensi, ad esempio, al chirurgo da remoto, che opera tramite sistemi robotici da centinaia di chilometri di distanza, o al medico esperto in intelligenza artificiale per la prevenzione, figura emergente che collabora allo sviluppo e all’implementazione di strumenti predittivi complessi. Il punto è chiaro: nuove pratiche generano nuove responsabilità. E dove c’è responsabilità, c’è necessità di tutela.
Aggiornamenti contrattuali necessari
Le assicurazioni professionali dovranno prevedere quindi clausole aggiornate, che ampliano gli ambiti coperti prevedendo esplicitamente i rischi connessi alle nuove tecnologie e ai nuovi ruoli.
Allo stesso modo, i professionisti della salute sono chiamati a rivedere in maniera attiva e consapevole il proprio assetto assicurativo. È necessario verificare se le coperture attuali includano, ad esempio, l’uso di strumenti di intelligenza artificiale, la partecipazione a progetti di medicina predittiva, o l’attività svolta in contesti di telemedicina. Ignorare questa dimensione equivale ad esporsi, anche inconsapevolmente, a scoperture potenzialmente gravi.
L’errore algoritmico: chi paga?
Un aspetto particolarmente critico è rappresentato dalla responsabilità derivante da errori algoritmici. Chi è responsabile se un sistema di AI suggerisce una diagnosi errata? Il medico, il fornitore del software o la struttura sanitaria? La giurisprudenza è ancora in fase di assestamento, ma è evidente che il professionista, se non adeguatamente tutelato, potrebbe trovarsi esposto a richieste di risarcimento difficilmente gestibili con le polizze tradizionali.
In conclusione, una polizza di responsabilità civile professionale ben costruita e aggiornata non è solo quindi un obbligo formale: è una garanzia concreta di sicurezza giuridica, indispensabile per esercitare la propria attività con serenità in un contesto in continua evoluzione. Appare pertanto consigliabile rivolgersi quanto prima al proprio consulente assicurativo di fiducia per apportare, se è il caso, quei raffinamenti contrattuali necessari ad adeguare la copertura ai nuovi rischi emergenti. E merita farlo con chi ha sempre dato priorità alla competenza professionale e alla qualità degli strumenti di tutela, come lo staff di SanitAssicura.
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