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Ortopedici. Ascoti a Lorenzin: "Al più presto chiarimenti su contenzioso medico-legale"


Il sindacato lamenta che le riforme varate dall'ex ministro Balduzzi "si sono rivelate insufficienti". E al neo Ministro chiede chiarimenti su temi come "la definizione del concetto di atto medico, assente nella legislazione italiana, e riguardo le nuove norme in materia di responsabilità medica".

13 MAG - Le riforme varate dall’ex ministro alla Salute, Renato Balduzzi, si sono rivelate insufficienti e non rispondenti alle esigenze del personale sanitario, che opera ormai da diversi anni in una situazione di disagio professionale e d'incertezza sotto il profilo della responsabilità. E’ la denuncia lanciata dall’Associazione sindacale chirurghi ortopedici traumatologi italiani (Ascoti), in una lettera aperta indirizzata al nuovo ministro, Beatrice Lorenzin.

In particolare il sindacato lamenta “il crescente contenzioso medico-legale, l'aumento smisurato delle polizze assicurative e la mancanza di norme puntuali sulla responsabilità civile e penale del medico sono tra le cause principali di forti preoccupazioni da parte della categoria medica sulla sostenibilità di un sistema sanitario orientato alla tutela della salute dei cittadini e all'esercizio della professione sanitaria in condizioni ottimali”.

E’ sulla base di questi elementi che l’Ascoti chiede a Lorenzin una risposta urgentente su temi come “la definizione del concetto di atto medico, assente nella legislazione italiana, le nuove norme in materia di responsabilità medica e le assunzioni a tempo indeterminato con riserva per il personale precario secondo il regolamento, ancora inesistente, previsto dalla riforma Fornero". Per quanto riguarda la regolamentazione della responsabilità, si chiede in particolare una revisione delle norme di cui all'art. 3 del decreto Balduzzi "che contempli la responsabilità del personale sanitario solo nei casi di dolo e colpa grave e l'obbligo di assicurazione da parte della struttura sanitaria con la possibile azione di rivalsa sui dipendenti nei soli casi di dolo e colpa grave, e una riscrittura dell'art. 3-bis concernente l'istituzione di unità di controllo del rischio clinico all'interno di ciascuna struttura sanitaria”. 

13 maggio 2013
© Riproduzione riservata

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