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Anche i sindacati del comparto da Lorenzin. Sul tavolo il rinnovo del contratto fermo dal 2009


E' la richiesta avanzata da Cgil, Cisl e Uil nell'incontro svolto ieri con il ministro. I sindacati:  "Bisogna ragionare in una prospettiva di riorganizzazione del sistema in cui le professioni sanitarie siano il motore dell’innovazione dei servizi alla salute".

24 LUG - Un cambio di passo sulla valorizzazione delle professioni sanitarie e garanzie sul fronte della tenuta dei livelli essenziali di assistenza in tutto il Paese. Sono le principali richieste formulate da Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, nell'incontro tenuto ieri con la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che ha dato la propria disponibilità a proseguire il confronto su queste direttrici. E per raggiungere l'obiettivo è imprescindibile rinnovare i contratti fermi dal 2009.

All’incontro i sindacati hanno presentato l’agenda delle loro priorità: “A partire dai contratti di lavoro – si legge in una nota congiunta - ma anche dalle grandi incompiute: competenze, profili professionali, formazione, precarietà. Temi che vanno affrontati in una prospettiva di riorganizzazione del sistema in cui le professioni sanitarie siano il motore dell’innovazione dei servizi alla salute”. Sul tavolo le federazioni del pubblico impiego di Cgil Cisl e Uil hanno messo in primo luogo la necessità di rinnovare i contratti fermi al 2009, così come quella di portare a termine il percorso per l’implementazione delle competenze già concordato con il Ministero.

Altro punto, il cantiere della medicina di territorio: “Occorre ribaltare l’attuale paradigma assistenziale e porre al centro del sistema il cittadino, privilegiando la medicina d’iniziativa, la presa in carico delle persone e la continuità assistenziale. Per questo è indispensabile rafforzare i profili professionali di infermieri e operatori socio-sanitari”.

Toccata anche la questione dei carichi di lavoro legata al blocco del turn-over. Oltre allo sblocco delle assunzioni, i sindacati hanno chiesto “il superamento della precarietà nel lavoro sanitario, l'adeguamento della formazione universitaria, in cui c’è un cronico deficit di posti per nuovi studenti, il riconoscimento della norma sui lavori usuranti per alcuni ambiti professionali e un maggiore investimento nella formazione continua del personale in servizio”.

Punti sui quali i sindacati chiedono che il Ministero della salute giochi un ruolo attivo di indirizzo rispetto alle Regioni: “E’ necessario intervenire sulla riorganizzazione e sull’organizzazione del lavoro, uscendo dalla fase dei tagli lineari. Condivisione degli obiettivi, integrazione delle competenze, team multi-professionali. Solo così si possono migliorare i percorsi di cura e assistenza, rendendoli meno costosi, e valorizzare – conclude la nota - il grande patrimonio di professionalità al servizio del cittadino”. 
 
“La  nostra  delegazione – specificano in una nota Segretario Generale della Fsi Adamo Bonazzi e il Segretario Nazionale Michele Schinco  - ha  voluto subito sottolineare che da tempo chiede al Governo la riapertura del CCNL per il comparto Sanità, ormai fermo al lontano 2009; una tematica che con diverse sfumature ha visto d'accordo tutte le OO.SS. presenti.  Sulla tematica in ogni caso il nostro intervento ha stigmatizzato  che la richiesta di apertura dei contratti va di pari passo con la messa a disposizione di risorse degne di una platea di lavoratori che da anni subiscono le vessazioni e continui tagli allo stipendio”.
 
La FSI  nel suo breve intervento ha altresì sottolineato che “per risolvere l'annoso problema del lavoro precario  sarebbe utile rivedere il sistema delle esternalizzazioni  e delle consulenze, sistema che all'interno del SSN, ha ormai ha dimostrato di costare molto di più di quanto non costasse la gestione diretta. Esternalizzazioni che,  oltre a prestarsi al sistema tangentizio, hanno portato ad un dispendio di risorse economiche a discapito della qualità dei servizi erogati. La soluzione proposta è quella di valutare la re-internalizzazione dei servizi con la conseguente  nuova occupazione di giovani”. 

24 luglio 2013
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