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Violenza sulle donne. Fnomceo: “È un problema di salute pubblica. Medici siano parte attiva”


I medici contro la violenza sulle donne e sui più deboli. L’Ordine dei medici dopo la ratifica della Convenzione di Istanbul scende in campo con un appello a tutti i camici bianchi affinché si facciano parte attiva nel contrasto a questa piaga sociale. Bianco: “Tra i doveri del medico ci deve essere la segnalazione dei presunti abusi, così come del resto previsto dalla legge”.

26 LUG - Dopo la ratifica definitiva, anche da parte del Senato italiano, della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere, dopo la metanalisi sul femminicidio diretta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo le reiterate prese di posizione del ministro Lorenzin che ha  promosso l’idea di istituire, in tutti i Pronto Soccorso, il “codice rosa” per le donne, i giovani, gli anziani vittime di violenza, anche la Fnomceo scende in campo. E lo fa con un appello a tutti i medici italiani, affinché diventino parte attiva nel contrastare questa escalation.
 
 
"Tra i doveri del medico - afferma il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco -, ci sono la tutela della salute, fisica e psichica, e il sollievo della sofferenza: che può e deve essere riconosciuta se si esprime all’interno di un’alleanza, se vi è il tempo necessario per la comunicazione – anche non verbale – se al to cure si accompagna anche il to care. Di conseguenza, tra i doveri del medico ci deve essere la segnalazione dei presunti abusi, così come del resto previsto dalla legge".
 
 
“Noi medici vogliamo esserci – gli fa eco la Coordinatrice dell’Osservatorio Donne della Fnomceo, Annarita Frullini - non solo supportando le attività istituzionali e culturali di contrasto a questo fenomeno, ma anche nell’esercizio quotidiano della nostra professione, imparando a cogliere i cosiddetti segnali deboli, perché il fenomeno della violenza è molto esteso e i femminicidi sono solo la punta di un iceberg”.
 
Un femminicidio su due, infatti, avviene oggi tra le mura domestiche, ed è spesso preceduto da un susseguirsi di episodi di violenza e abuso.
 
“Solo il 10% degli stalker – spiega Frullini - soffrono di psicologia invalidante, con perdita di contatto con la realtà. Tutti gli altri sono persone che svolgono normali attività, ma incapaci di sostare nel conflitto e di adattarsi ai problemi e al distacco”.
 
Troppo spesso la violenza è subita in solitudine, nel silenzio e nella vergogna.Reticenze che possono più facilmente essere superate nella relazione di cura, in un contesto di fiducia e di accoglienza.
 
 
“Anche nella revisione del nuovo Codice Deontologico - spiega Roberta Chersevani, coordinatrice della Consulta deontologica della Fnomceo - stiamo ribadendo, con la riscrittura in maniera più estensiva e incisiva dell'articolo 32, i doveri del medico nei confronti del soggetto fragile”.
 
“La donna, proprio per il ruolo che la natura le affida, non è solitamente soggetto fragile - continua Chersevani - ma rischia di diventare debole e meno tutelata, in concomitanza a discriminazioni, maltrattamenti fisici o psichici, violenze ed abusi”.
 
 
 
Anche per questo è importante estendere le esperienze pilota dei “Codici rosa”, già attuate con successo in alcune regioni tra le quali la Toscana, che consistono nell’attivazione di un percorso privilegiato per le vittime di violenza con l’istituzione di una task force di medici, infermieri, psicologi, agenti delle forze dell’ordine pronta ad entrare in azione.
 
 
Le donne sono la maggioranza dei codici rosa, anche se incomincia ad assumere proporzioni importanti la violenza sugli anziani, gli adolescenti, gli immigrati, gli omosessuali.
 
 
La violenza di genere viene oggi considerata un vero problema di Salute pubblica oltre che sociale, con costi enormi sui bilanci dello Stato in termini di spese mediche, processuali, di redditività.
  
 
L’Italia, con la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa firmata ad Istanbul nel 2011, già sottoscritta dal Consiglio dei Ministri nel 2012, approvata in maniera plebiscitaria dall'Aula della Camera prima e, il 19 giugno, all’unanimità anche dal Senato, si propone di aumentare le azioni per contrastare la violenza sulle donne. La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, sia in chiave di prevenzione che di repressione, che riconosce la violenza, fisica e psicologica, come "violazione dei diritti umani e forma di discriminazione”.
 
 
Tra i punti principali, la creazione di un Osservatorio per monitorare il problema, la formazione specializzata degli operatori, un servizio dedicato nei pronto soccorsi, il ripristino e l'implementazione del fondo del piano nazionale di azione contro la violenza sulle donne e il contrasto alla pratica della mutilazione genitale femminile. 

26 luglio 2013
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