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Femminicido. La violenza nella coppia e in famiglia. Come agire, come prevenire


Sempre più i professionisti della sanità sono coinvolti in dinamiche di coppia e familiari, testimoni di tensioni e di situazioni violente sia contro i figli che le donne. Il Sumai/Sifop – Campania ha organizzato un convegno per capire le situazioni di violenza nel tentativo di offrire risposte. 

24 SET - Il femminicidio è la prima causa di morte violenta tra le donne in età compresa fra i 16 e i 44 anni. Solo il 6% di donne denuncia la violenza subita. La media è di una donna uccisa ogni tre giorni, di cui circa l’80% nel contesto famigliare o affettivo. Sono i numeri del femminicidio. Un “fenomeno” gravissimo che sta diventando sempre più preoccupante.
 
Un fenomeno che non va solo registrato alla voce “cronaca” ma necessita di un ampio terreno di confronto, una analisi delle situazioni di violenza, un modello interpretativo della violenza di prossimità e la catena di interazioni in queste storie, il perché sia difficile allontanarsi da una relazione segnata da una violenza o maltrattamento, la dipendenza emotiva, la tutela dei minori, la prostituzione coatta tra migranti, l’omicidio come ultimo atto di una serie di violenze continuative nel tempo.
 
E questo vuole fare il convegno regionale del Sumai Assoprof / Sifop – Campania dal titolo “La violenza nella coppia e in famiglia: quali interventi, quale prevenzione”, che si svolgerà a Napoli il 30 settembre prossimo. Un evento che nasce dalla constatazione che sempre di più i professionisti che operano nella sanità si sentono coinvolti nelle dinamiche comunitarie, proprio perché nel loro quotidiano impegno possono essere testimoni delle tensioni e delle gravi difficoltà che la coppia ed il nucleo familiare si trova a vivere nell’attuale contesto socio-economico: situazioni che danno luogo alla nascita del fenomeno della violenza come incapacità di controllo sia contro i figli, sia contro le donne.
 
L’obiettivo della giornata è anche quello di individuare il ruolo della comunità: dal senso di impotenza, dalla rimozione, dall’indifferenza alla rete per la tutela della donna e della famiglia attraverso l’intervento dello specialista ambulatoriale territoriale, del medico di famiglia, della Caritas, del centro antiviolenza del comune, dell’avvocato penalista, del magistrato, delle associazioni sindacali, del volontariato, della stampa per definire le azioni di prevenzione e cura della violenza che agisce nelle relazioni di amore o di amicizia ed operare insieme verso modelli condivisi di intervento e di responsabilità, pensare ad adeguati servizi socio-sanitari in grado di ricomprendere all’interno dei livelli essenziali di assistenza anche prestazioni di accoglienza e sostegno alle vittime di violenza sessuale, di stalking e maltrattamenti, considerando tali fenomeni non più individuali ma comunitari, oltre l’attenzione sulla coppia vittima/aggressore. 

24 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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