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Def 2013. Troise (Anaao): “Ricette superate e no a sanità integrativa”


Per il segretario nazionale del sindacato “attraverso un linguaggio moderno si propongono misure già note”. Ma soprattutto “non si può continuare ad inseguire il mantra del finanziamento senza porsi domande sull’efficienza”. E sui possibili tagli: “Mi auguro che i ministri siano coerenti con ciò che hanno annunciato”.

24 SET - Il Def non piace al segretario dell’Anaao Assomed, Costantino Troise. E il suo è un duro commento. Evidenzia come non vi sia “un’idea nazionale sulle politiche della Salute e si punta sempre sulle stesse ricette”. E poi no alla sanità integrativa. “Sistemi assicurativi sono iniqui e antieconomici”. Una battuta anche sull’intramoenia che non sarà più prorogata: “La legge c’è ed è già in vigore. Spetta alle Regioni mettere i professionisti in condizione di farla”. Ma vediamo cosa ci ha detto.
 
Dottor Troise, come giudica la nota di aggiornamento del Def? La spesa sembra sotto controllo ma sembra che il pubblico si voglia ridurre in ogni caso.
Sono rimasto molto colpito dal Def, ma in chiave negativa. Nel documento vi sono parecchie ricette vecchie, penso all’Health in all policy o all’Health technology assessement che è roba di cui si parla da più di un decennio. Insomma, attraverso un linguaggio moderno si propongono misure già note. E poi non credo affatto che i costi standard saranno la panacea. Qui dobbiamo potenziare la sanità al meridione o il sistema sarà sempre più iniquo.
 
Cosa pensa dell’idea di fornire ‘prestazioni a chi ne ha veramente bisogno’ e ‘selezionare offerta’?
Ma, mi perdoni, tutti i pazienti che ogni giorni affollano gli ospedali non credo siano persone che vanno lì perché non hanno niente da fare. E poi facciamola finita di dire che il nostro sistema dà tutto gratis a tutti. Il 55% delle visite specialistiche sono pagate direttamente dai cittadini. Poi ci sono i 4 mld di ticket a cui aggiungerei anche i 4 mld di aliquote Irpef per ripianare i debiti sanitari delle Regioni. Senza dimenticare tutta la partita dell’autosufficienza, tutta sulle spalle delle famiglie. Insomma, ma di che stiamo parlando.
 
Si è parlato anche di fondi integrativi. Che ne pensa?
Lo ribadisco, no ad un sistema basato su modelli assicurativi e selettivi, che sono iniqui e molto più costosi (basta solo pensare ai costi amministrativi). Certo in Olanda il Re ha annunciato di voler tagliare il welfare pubblico, ma ci siamo dimenticati di dire che la spesa olandese è al 13% sul Pil e con risultati di salute ben peggiori dei nostri. Insomma, piaccia o non  piaccia il nostro Ssn funziona, ma soprattutto, lo Stato vi investe il 7% delle risorse pubbliche e dal Ssn emerge poi il 12% del Pil e lavoro per 2 milioni di persone. Mi dite quale comparto ha queste performance.
 
Cosa manca quindi in questo Def?
Quello che manca da tempo: un’idea nazionale sulle politiche della Salute. Certo il documento è di carattere economico ma non si può continuare ad inseguire il mantra del finanziamento senza porsi domande sull’efficienza. Per esempio il Def non accenna alle risorse che si potrebbero recuperare dalla lotta alla corruzione che la Corte dei conti stima in svariati miliardi di euro. Insomma, non si può più pensare di affrontare il tema della sanità solo con la calcolatrice in mano. Questo è un  problema sociale. Pensiamo ai giovani medici che dopo 12 anni di studi vengono lasciati a piedi. Ma quale Paese fa così.
 
Sembra esserci un problema sui conti pubblici (sforamento 3% deficit/pil e poi Imu e Iva). Si rischiano nuovi tagli al comparto nonostante le promesse che non vi sarebbero stati?
Mi auguro che i Ministri siano coerenti con le loro dichiarazioni. Abbiamo scritto anche al premier Letta per dirgli che non sono tollerabili altri tagli, perché il nostro comparto ha dato più di ogni altro. Non giudico in assoluto negativi i tagli chirurgici (dove si spreca bisogna tagliare), a patto che le risorse vengano poi reinserite nel comparto.
 
Intramoenia. Il Ministro ha detto che non farà nessuna proroga.
La legge c’è ed è già in vigore. Le Regioni devono mettere i professionisti in condizione di farla senza furbizie, ma dicendo la verità sugli spazi e sulle strutture disponibili. 

24 settembre 2013
© Riproduzione riservata

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