Enpam. Anaao: "Nuovo Statuto anacronistico e deludente su rappresentanza di genere"
di Rosella Zerbi
Si afferma un curioso principio di equilibrio di genere che non garantisce un minimo di eletti, ma esclusivamente una presenza nelle candidature.
Toccherà al regolamento elettorale ed alla composizione delle liste cercare di tradurre il numero di candidature in numero di elette, ponendo così rimedio.
03 LUG -
Il nuovo statuto Enpam risulta anacronistico e deludente per le iscritte e gli iscritti alla Fondazione in riferimento alla rappresentanza di genere. Il CdA, in qualità di titolare della proposta, ed il Consiglio Nazionale in sede di approvazione, non hanno ritenuto di accogliere le richieste pervenute da più parti, e dalla stessa Anaao Assomed, di garantire negli organismi statutari una quota di eletti, non inferiore al 20%, al genere meno rappresentato, limitandosi a prevedere che la quota pari al 20% si applichi alle candidature per la componente elettiva all’interno del nuovo Consiglio Nazionale. Per quanto riguarda il Consiglio di Amministrazione, invece, il livello minimo di presenza di genere è sì garantito, ma individuato in una unità, meno del 10%.
Si afferma così un curioso principio di equilibrio di genere che non garantisce un minimo di eletti, ma esclusivamente una presenza nelle candidature. Dunque nessuna reale garanzia di presenza all’interno degli organismi di gestione e di controllo: una foglia di fico, all’insegna del “poche saranno chiamate e pochissime elette”.
Lo statuto non fa riferimento a componente di genere nell’elezione di Presidente e vice Presidenti, di Sindaci effettivi e supplenti, di componenti degli Osservatori previsti, di priorità in caso di parità di voti. Da nessuna parte si è introdotto il concetto di alternanza di genere tra componenti titolari e supplenti.
Nel nuovo Consiglio Nazionale, dove la parte elettiva riguarderà non più del 33% del totale dei componenti, l’applicazione della quota del 20% delle “candidature” per il genere meno rappresentato si tradurrà in una presenza di donne variabile da 0 a 6.6% a seconda che si voti per liste aperte o chiuse. E’ evidente che diverso spessore ed impatto avrebbe avuto stabilire una percentuale minima di rappresentanza di genere all’interno del Consiglio Nazionale, come richiesto dal numero di donne iscritte alla Fondazione e dalla crescente presenza femminile nella professione medica.
Siamo molto lontani da quanto previsto dalla legge Golfo-Mosca (agosto 2012) che stabilisce che gli organi di amministrazione e controllo (tipicamente consigli di amministrazione e collegi sindacali) delle aziende quotate e pubbliche devono essere composti per almeno un quinto dal genere meno rappresentato, in prima applicazione, e dal 30% al secondo rinnovo.
È vero che Enpam in quanto Fondazione di diritto privato appare non interessata dalla legge Golfo-Mosca, ma ispirarvisi avrebbe rappresentato una iniziativa concreta e molto significativa.
Il nuovo statuto avrebbe potuto, pertanto, risparmiarsi un riferimento così vuoto all’equilibrio di genere, stante che il risultato concreto è il mantenimento dello status quo di un ente che non ha saputo recepire le istanze delle iscritte e degli iscritti, non vuole rappresentarli in modo equo negli organismi statutari, si pone fuori dal tempo e da un costruttivo rinnovamento.
Toccherà al regolamento elettorale ed alla composizione delle liste, cercare di tradurre il numero di candidature in numero di elette, ponendo così rimedio ad una idea di rappresentanza che sembra non accorgersi di quanto accade da anni all’interno della professione e continua a pensarsi autonoma rispetto al contesto sociale e politico in cui viviamo.
Spero che su questo punto FNOMCeO ed Organizzazioni Sindacali vorranno e sapranno fare la loro parte.
Rosella Zerbi
Direzione Nazionale Anaao Assomed
03 luglio 2014
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