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Enpam. Corte dei conti: promossi bilanci 2010/2012. Ma peggiora rapporto tra contributi e spese


Depositata il 9 dicembre scorso ecco la relazione della Corte dei conti che rileva anche un peggioramento del rapporto tra iscritti e pensioni dell'Ente di previdenza dei medici. Segnalata anche una previsione negativa per il decennio 2027/2037 ma poi i conti torneranno a posto. Permane invece una forte esposizione finanziaria. LA RELAZIONE.

13 DIC - “Negli anni di referto (2010, 2011 e 2012), la Fondazione ENPAM ha sempre conseguito risultati economici positivi; l’utile di esercizio, dopo essere diminuito in misura consistente nel 2010 (-13,4%), e ancora nel 2011 (-4,6%), è aumentato nel 2012 (18,9%) fino a 1,3 mld di euro, riportandosi così verso il livello del 2009.
Di conseguenza il patrimonio netto è sempre aumentato negli anni di referto, a una media annua prossima al 10%, giungendo a fine 2012 al valore di 13,8 mld di euro. È sempre stato più che sufficiente a coprire il valore della riserva legale prescritta: nel 2012 è risultato pari a quasi 12 volte gli oneri di pensione sostenuti nell’anno e a 33 volte gli oneri di pensione sostenuti nel 1994”.
 
Queste la conclusione della Corte dei conti, deliberate nell'adunanza dello scorso 5 dicembre e depositate il 9 dicembre, sui bilanci d’esercizio del triennio 2010/2012 dell’Ente di previdenza dei medici italiani.
 
“Questi risultati – sottolinea la Corte - sono stati conseguiti nonostante l’appesantimento della gestione previdenziale, che non si è manifestato pienamente nella gestione economica della Fondazione in particolare nel 2012 a causa del prevalere delle riprese di valore sulle svalutazioni operate sulle attività finanziarie”.
Per la Corte infatti “è peggiorato, pur rimanendo abbondantemente superiore all’unità (1,85) il rapporto fra contributi e spese previdenziali. Nel 2012 tale peggioramento ha interessato ciascuno dei cinque diversi fondi gestiti dall’Ente. Permane il grave squilibrio del piccolo Fondo specialisti esterni, già evidente negli anni precedenti”.
Da notare ancora, prosegue la Corte “il progressivo peggioramento –3,5 nel 2012- del rapporto fra il numero degli iscritti e il numero delle pensioni è esteso a tutti i fondi gestiti, salvo il miglioramento, ma su livelli molto bassi, del Fondo specialisti esterni”.
 
“Il bilancio tecnico predisposto al 31/12/2009 – ricorda ancora la Corte - disegnava pertanto una situazione preoccupante: il Fondo specialisti esterni confermava un saldo previdenziale e un saldo totale (comprensivo del rendimento del patrimonio) negativi per tutto il cinquantennio di previsione; il suo patrimonio, già negativo, sarebbe ulteriormente peggiorato”.
“Ciascuno degli altri quattro fondi gestiti – sottolinea la relazione - avrebbe registrato un saldo previdenziale negativo a partire da anni abbastanza prossimi (fra il 2018 e il 2023 a seconda dei fondi), e così pure sarebbe presto divenuto negativo anche il saldo totale (fra il 2019 e il 2027 a seconda dei fondi)”.
 
L’importanza della riforma del 2012
“In questa situazione, nel corso del 2012 – segnala la Corte - la Fondazione ha approvato sostanziali modifiche ai propri regolamenti dei fondi di previdenza, ai sensi di quanto disposto dal d.l. 201/211 convertito con l. 214/2011. La riforma è entrata in vigore il 1° gennaio 2013, e non ha quindi prodotto effetti finanziari sostanziali negli anni di referto. La riforma, ha interessato tutti i parametri rilevanti della gestione previdenziale”.
“In estrema sintesi  - specifica la relazione - sono stati gradualmente innalzati sia i requisiti per la pensione di vecchiaia sia quelli per la “pensione anticipata”. Così pure si è gradatamente innalzata l’aliquota contributiva. Si è proceduto al passaggio ad un sistema di calcolo della prestazione di tipo contributivo, nel rispetto del principio del pro-rata, per il Fondo Generale Quota A e per il Fondo degli Specialisti Esterni. Per le altre gestioni (Fondo Generale Quota B, Fondo dei Medici di Medicina generale, Fondo degli Specialisti Ambulatoriali) il metodo di calcolo della pensione è rimasto ancorato al reddito pensionabile computato nell’intera vita lavorativa, con aumento progressivo delle aliquote contributive e riduzione immediata dell’aliquota di rendimento per il calcolo della prestazione. Sono stati riparametrati i coefficienti di rendimento da applicare per il calcolo delle prestazioni ed è stato previsto l’adeguamento dei coefficienti all’aspettativa di vita per anticipo della prestazione rispetto al requisito di vecchiaia (esclusa la Quota A)”.
 
Ma il saldo previdenziale andrà in rosso nel decennio 2027/2037 per tornare in attivo fino al 2065
“Nel complesso della gestione previdenziale – sottolinea più vanti la Corte dei conti -  è ora previsto che il saldo previdenziale assuma valore negativo nel periodo 2027-2037, per poi tornare positivo fino alla fine del periodo di previsione, cioè fino al 2065. Ai fini del calcolo del saldo totale, il rendimento del patrimonio al netto dell’inflazione è stato ipotizzato pari allo 0,5% fra il 2012 e il 2015, e pari a zero per il restante periodo di proiezione, quindi inferiore a quanto consentito dalla relativa circolare ministeriale emanata a seguito della Conferenza di servizi del 18 giugno 2012. Nonostante ipotesi particolarmente prudenti riguardo al rendimento del patrimonio, il bilancio tecnico predisposto dalla Fondazione prevede ora che il saldo totale, comprensivo di tale rendimento, si mantenga positivo per tutti i cinquanta anni di previsione; conseguentemente il patrimonio complessivo non si azzererebbe mai, e resterebbe sempre sufficiente a coprire la riserva legale (pari a 5 volte le pensioni in pagamento)”.
“Il miglioramento appena descritto, sebbene con intensità diverse – scrive ancora la Corte - si estenderebbe a ciascuno dei singoli fondi gestiti dall’Enpam, con l’eccezione del Fondo Specialisti Esterni il cui saldo previdenziale resterebbe, come già è, negativo in ciascuno degli anni di previsione, come pure il saldo totale; ovviamente, il patrimonio di pertinenza continuerebbe a restare negativo, anzi continuerebbe ad aggravare il suo squilibrio. Situazione di squilibrio, questa ultima, che trova ricomposizione solo attraverso il ricorso alla solidarietà fra i vari fondi, solidarietà che, come suggerito dai Ministeri vigilanti, dovrebbe trovare più robusti presidi statutari”.
 
Ancora forti esposizioni per la gestione finanziaria
“Riguardo alla gestione finanziaria – rimarca infine la relazione - permane una forte esposizione della  Fondazione sul mercato dei titoli strutturati: a fine 2012 si tratta di 78 titoli, per un costo complessivo di 2,5 mld di euro e un valore stimato di 2,4 mld di euro. Sebbene si tratti di conseguenze di scelte compiute in passato, e l’esposizione della Fondazione su questo mercato si stia lentamente ridimensionando, occorre ribadire la necessità che la gestione finanziaria venga attentamente monitorata, e che le scelte contemperino la ricerca della redditività con la sicurezza dell’investimento, in coerenza con le finalità istituzionali affidate alla Fondazione”.

13 dicembre 2014
© Riproduzione riservata

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