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Bianco, Mandelli e Silvestro al bivio. Presidenti e Senatori. Incompatibili? Forse no. Ecco perché

di Cesare Fassari

Dal 1 gennaio Ordini e Collegi dovrebbero essere in regola con le norme "anticorruzione". Incompatibilità comprese. E per i tre presidenti-senatori cosa succederà? Fino alla scadenza del loro mandato ordinistico è tutto sospeso. Ma poi? I pareri non sono unanimi. Anche perché l'incompatibilità dovrebbe, per logica e buon senso, essere limitata alle funzioni gestionali e non a quelle di indirizzo politico

07 GEN - Dal 1° gennaio l’Anac di Raffaele Cantone avrebbe dovuto iniziare (scriviamo avrebbe perché in realtà, come abbiamo appreso da fonti interne all’Authority, si partirà probabilmente da metà gennaio) ad eseguire i controlli e le verifiche sul recepimento di quanto stabilito dalla sua delibera (la 145 del 21 ottobre 2014) che stabilisce l’applicabilità agli Ordini e ai Collegi professionali delle norme della legge 190 del 2012 (più nota come “Anticorruzione” e varata dal Governo Monti, ministro della Giustizia Severino) e dei decreti legislativi 33 e 39 del 2013, attuativi della stessa legge, (varati anch’essi al termine del suo mandato dal Governo Monti). 
 
In particolare, secondo la direttiva Anac, Ordini e Collegi "dovranno predisporre il Piano triennale di prevenzione della corruzione, il Piano triennale della trasparenza e il Codice di comportamento del dipendente pubblico, nominare il Responsabile della prevenzione della corruzione, adempiere agli obblighi in materia di trasparenza di cui al d.lgs. n. 33/2013 e, infine, attenersi ai divieti in tema di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui al d.lgs n. 39/2013".
 
Come è ormai arcinoto, per gli ordini sanitari il problema si pone in primis per queste ultime norme e quindi per la permanenza in Parlamento, o alla guida dei rispettivi Ordini e Collegi, di Amedeo Bianco, presidente Fnomceo e senatore del Pd, Andrea Mandelli, presidente Fofi e senatore di Fi e di Annalisa Silvestro, presidente Ipasvi e senatrice del Pd.
 
Una questione che in questi mesi è stata a più riprese sollevata sia in sede politica (prima di tutto dai 5 Stelle) che professionale, con diverse polemiche sul doppio incarico.
 
L’Anac, come abbiamo detto, dovrebbe avviare a breve le sue verifiche, che non riguardano ovviamente solo questa questione ma tutti gli ambiti di applicazione di quanto previsto dalla legge “anticorruzione” e dai suoi decreti attuativi.
 
Ma è indubbio che è sulla questione delle “doppie” poltrone che è più accesa l’attenzione di tutti. Del resto lo stesso Cantone, secondo quanto riferito in un articolo apparso sull’Espresso del 17 dicembre scorso, e mai smentito, avrebbe detto: “Sto avendo più problemi dalle lobby degli Ordini professionali che non dal Mose o l’Expo, è una cosa pazzesca”.
 
Ma come stanno veramente le cose? Bianco, Mandelli e Silvestro dovranno scegliere tra Senato e Ordini? Cerchiamo di capirlo alla luce di quanto previsto dalle norme in vigore e da alcune valutazioni di "merito" a prescindere dal dettato normativo.
 
Prima di tutto va ricordato che la Giunta per le elezioni del Senato ratificò senza dubbi quella dei tre presidenti dopo il voto alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013.
 
In proposito è giusto tuttavia ricordare che il Dlgs. 8 aprile 2013, n. 39, che è quello che regolamenta inconferibilità e incompatibilità per i componenti degli organi di indirizzo politico (tra cui i parlamentari), è entrato in vigore solo il 4 maggio 2013 (ad elezioni e proclamazione degli eletti già avvenute). Come è vero del resto che il suo contenuto era forse presumibilmente già noto, essendo stato esaminato in Consiglio dei Ministri in prima lettura il 13 febbraio 2013, cioè poco prima del voto (il testo fu poi licenziato il 21 marzo). In ogni caso, però le norme in vigore al momento delle elezioni di Bianco, Mandelli e Silvestro non prevedevano nel dettaglio le incompatibilità stabilite dalla legge "anticorruzione" (la 190/2012), che sono state fissate solo dopo, con il Dlgs 39/2013 entrato in vigore, come abbiamo visto, il 4 maggio 2013, ovvero oltre due mesi dopo la data delle elezioni.
 
E del resto sulla retroattività delle nuove incompatibilità l'interpretazione fu da subito incerta, come si evince da quanto scriveva il 4 giugno 2013 il Servizio Studi della Camera nella sua disamina del Dlgs 39/2013: "Nonostante che la delega (ndr. la già citata legge 190/2012), con i criteri indicati al comma 50 lett. e) ed f), implicasse la previsione di una specifica disciplina per l’incompatibilità riferita ad incarichi ed attività già in corso alla data di entrata in vigore del decreto legislativo, l’art. 20, pur collocato nel titolo dedicato alle norme finali e transitorie, non stabilisce disposizioni specifiche e transitorie per tali fattispecie, salvo prevedere che, solo per il conferimento dell'incarico, la presentazione della dichiarazione sia condizione per l'acquisizione dell'efficacia dell'incarico stesso".
 
La proroga del decreto del "Fare": norme incompatibilità non applicabili a "vecchi" incarichi. L'incertezza sulla retroattività viene superata dall'art. 29-ter della legge 98/2013 del 20 agosto 2013 (conversione in legge del decreto del "Fare" del 21 giugno 2013 del governo Letta) che detta "Disposizioni transitorie in materia di incompatibilità di cui al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39", stabilendo come, "In sede di prima applicazione, con riguardo ai casi previsti dalle disposizioni di cui ai capi V e VI del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 (ndr. dove è prevista l'incompatibilità di cariche negli Ordini con la funzione di parlamentare), gli incarichi conferiti e i contratti stipulati prima della data di entrata in vigore del medesimo decreto legislativo in conformità alla normativa vigente prima della stessa data, non hanno effetto come causa di incompatibilità fino alla scadenza già stabilita per i medesimi incarichi e contratti".
 
Appare quindi scontato che i tre presidenti potranno continuare a rivestire il doppio incarico senza problemi e legittimamente fino alle prossime elezioni per il rinnovo dei vertici delle rispettive Federazioni (in programma a marzo/aprile 2015). Dopo, qualora dovessero essere nuovamente indicati alla guida dei loro Ordini e Collegi, la scelta tra Senato e Ordine la potrebbero dover fare per forza, salvo modifiche legislative o diverse interpretazioni giurisprudenziali che ponessero le cariche ordinistiche al di fuori dello spettro di applicazione della legge Severino.
 
Detto questo resta però una questione a latere, per me dirimente. Tutta la ratio della legge Severino e decreti annessi è esplicitamente quella di evitare episodi e prassi corruttive. Per questo si ridisegnano, ampliandole e meglio definendole, le diverse incompatibilità tra cariche politiche e amministrative in enti e società pubbliche per evitare commistioni e conflitti di interesse ai danni della cosa pubblica. Ebbene, come è noto, l'incarico di presidente di Ordine o di Collegio non è una carica amministrativa o gestionale (queste funzioni sono esercitate da dirigenti "laici") ma esclusivamente di indirizzo e orientamento politico dell'Ente, in riferimento alle scelte e agli ambiti di natura professionale, aventi come fine primario quello di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti nei confronti dei cittadini. 
 
Inoltre, non dimentichiamolo, i presidenti di Ordine e Collegio sono eletti in libere elezioni professionali, prima a livello locale e poi a livello nazionale per l'assegnazione degli incarichi federali. Il tutto in modo democratico e trasparente, inserendosi così a pieno titolo nel quadro di quella tanto osannata (ma evidentemente solo quando ci pare) "società civile".
 
E allora, a meno di non cadere nella retorica, che personalmente non mi emoziona, del no astratto e populista alle "poltrone", penso che, al di là degli aspetti squisitamente formali sull'applicabilità o meno della Severino alle cariche ordinistiche (sulla quale comunque le interpretazioni a tutt'ogggi non sono unanimi nonostante la presa di posizione dell'Anac), penso che dovremmo vedere al merito della questione e valutare l'operato di Bianco, Mandelli e Silvestro per quello che hanno fatto. In Senato, come alla guida dei rispettivi Ordini e Collegi. Hanno fatto bene? Hanno operato rispettando i loro mandati? Se sì, non avrei alcun problema a vederli sedere ancora dove stanno. Se no, saranno gli elettori (cittadini e professionisti) a mandarli a casa. Non una norma nata e scritta per ben altri fini.

Cesare Fassari

07 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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