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La battaglia sul comma 566. Papotto (Cisl Medici): “Un’aberrazione: il medico faccia il medico e l’infermiere altrettanto”

di Biagio Papotto

Nessuno vuole impedire il diritto allo studio e alla formazione di coloro che da infermieri o professioni sanitarie andranno a collaborare con il medico, ma sia solo una collaborazione e non una interferenza. Oggi, minare all’interno la centralità del medico equivale a realizzare lo sfascio definitivo del suo ruolo e della sua professionalità

15 GEN - Dalla Legge di stabilità: “Comma 566. Ferme restando le competenze dei laureati in medicina e chirurgia in materia di atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia, con accordo tra Governo e Regioni, previa concertazione con le rappresentanze scientifiche, professionali e sindacali dei profili sanitari interessati, sono definiti i ruoli, le competenze, le relazioni professionali e le responsabilità individuali e di équipe su compiti, funzioni e obiettivi delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione, anche attraverso percorsi formativi complementari. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica".
 
Onde evitare equivoci di interpretazione, si ricorda che il 20/11/2013, il 07/01/2014 e il 13/01/2014 la CISL Medici e altre sigle sindacali hanno scritto all’ On. Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute, all’On. Graziano Delrio, all’epoca Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Dott. Vasco Errani, all’epoca Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e agli Assessori Regionali alla salute su un tema concernente “la bozza di accordo, ai sensi dell’art.4 del D.lgs 28/08/1997, n. 281 tra il Governo e le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano, recante ridefinizione e implementazione  e approfondimento  delle competenze e delle responsabilità professionali degli infermieri e dell’infermiere pediatrico”, dove stigmatizzavano le procedure delle definizioni delle suddette relative competenze, osservavano numerosi dubbi circa la procedura corretta, indicando un appropriato e specifico percorso legislativo.
 
Per la CISL Medici quanto esposto in quelle note è una pietra miliare. Nell’affrontare questa “patata bollente” del comma 566 vogliamo non dare la possibilità a confusioni sia materiali che ideologiche: il medico svolga il suo ruolo, l’infermiere e le professioni sanitarie facciano quello per cui sono stati formati e chiamati.
Sembra assurdo che si debba scrivere in termini così netti ma oggi, che il tema pare sia diventato di capitale importanza per questa categoria di lavoratori, appare necessario creare quelle differenze fra queste figure, medico,  infermiere e professioni sanitarie, impedendo che si crei una contrapposizione che nel futuro potrebbe generare distorsioni comportamentali ed incomprensione nei ruoli da svolgere.
 
Nessuno vuole impedire il diritto allo studio e alla formazione di coloro che da infermieri o professioni sanitarie andranno a collaborare con il medico, ma sia solo una collaborazione e non una interferenza. La classe politica trovi il coraggio di analizzare attentamente il problema e porre dei naturali paletti alle richieste di tali categorie. Oggi, minare all’interno la centralità del medico equivale a realizzare lo sfascio definitivo del suo ruolo e di questa professionalità, ed è bene sapere che la CISL Medici si opporrà con ogni democratica forma e in ogni opportuna sede istituzionale.  
 
Sembra oltremodo illogico accettare quanto ci viene dall’IPASVI, ovvero che i medici, in testa, avrebbero creato ostacoli alla progressione della carriera degli infermieri: questa Federazione Cisl Medici, in altre circostanze si è dimostrata fautrice degli obiettivi raggiunti dai lavoratori infermieri, con un razionale ed innegabile distinguo: due sono i percorsi formativi, uno della categoria medica e l’altro della categoria degli infermieri e professioni sanitarie, così come due i risvolti programmatici  ed attuativi.
 
Nessuno, in mancanza di titoli analoghi ed idonei (laurea in medicina e chirurgia)  potrà sostituirsi al medico, cui spetta la diagnosi, la cura e la riabilitazione.  La Legge di Stabilità del 2015 ha previsto l’avvio di un tavolo Stato - Regioni con il compito di definire quanto in capo alla professione di infermiere e professioni sanitarie, sempre con occhi attenti alla finanza pubblica che non permetterà oneri aggiuntivi. Ha tanta ragione Ivan Cavicchi quando nel suo articolo “chiede” al comma 566 la differenza tra Atto complesso e semplice; noi plaudendo alla domanda, la amplifichiamo e rivolgendoci ad uno degli articoli del codice civile, il 2236, osserviamo chela giurisprudenza afferma che solo quando il medico debba risolvere problemi diagnostici e terapeutici complessi, non risponde dei danni.
 
Quindi da ciò ne deriva quale attributo debba essere dato al medico prestatore d’opera che unico e solo risponde dell’atto semplice e complesso. Noi, come chiaramente si legge nel comma 566, definiamo la competenza del ruolo dei medici e non di altre figure. In definitiva e in  altro e più semplice intendimento: un quadro ha bisogno di una cornice che ne faccia risaltare la sua preziosità; si dia alla cornice il giusto valore ma al quadro oltre che l’immenso valore artistico la capacità di attrarre lo sguardo dei visitatori. Si lasci al medico il valore di quadro.
 
La Federazione CISL Medici non è interessata a battaglie ideologiche né tantomeno a porre domande ai fautori della scalata del ruolo di infermieri e professioni sanitarie, siamo invece pronti nell’affrontare gli eventuali problemi nelle sedi opportune non senza prima aver consigliato una attenta e razionale riflessione sull’argomento, onde evitare disastri futuri che non gioveranno certamente al SSN.
 
Le letture che nell’attualità siamo, gioco forza, costretti a leggere sono rivolte alla estrapolazione di fantasiose attribuzioni al comma 566. A questi giocolieri estrattori vogliamo dire, l’atto medico è l’espressa volontà di un professionista, il medico,  che ha sviluppato un percorso e a cui si chiede di formulare un suo pensiero o una sua azione volta alla diagnosi, alla cura e alla riabilitazione di una persona; il comma 566 non fa riferimento alla estensione della professione medica, ovvero all’infermiere cui, in talune regioni d’Italia, si vuole dare la capacità di estensione operativa sui codici bianchi o verdi.
 
Se tutto ciò sarà normato nel futuro, all’indomani sarà la scalata al codice giallo e rosso.La speranza dovrà essere quella di bloccare tutti i soloni della professione infermieristica e professioni sanitarie, evitando che possano con la loro avventura contaminare, per motivi elettoralistici, personali, etc, quella riforma della sanità che, nel bene e nel male, ha portato questo SSN ad essere considerato tra i migliori del mondo conosciuto.
 
Biagio Papotto
Segretario generale Cisl Medici

15 gennaio 2015
© Riproduzione riservata

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