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Anaao su Rapporto Ocse: “Non è più possibile andare avanti così. E la crisi dei Pronto soccorso lo dimostra”


I dati confortanti sulla complessiva buona qualità del nostro sistema sanitario, a fronte di una spesa contenuta, si scontrano con una condizione di generale sofferenza, in particolar modo sul fronte dell'emergenza, che riflettono la realtà di un sistema sanitario lacerato da profonde contraddizioni.

19 GEN - “Per una casuale coincidenza il Ministero della Salute ha reso nota la ‘Revisione OCSE sulla qualità dell’assistenza sanitaria in Italia’, risultato di un lavoro di indagine finanziato dallo stesso ministero e supportato dalla collaborazione dell'Agenas e della direzione generale della programmazione sanitaria dello stesso ministero, contemporaneamente alla pubblicazione su tutti i quotidiani nazionali della paralisi dei pronto soccorso, principalmente a causa dell’impossibilità di ricoverare tempestivamente i pazienti per la mancanza di posti letto”. Così l’Anaao Assomed in una nota.
 
“I dati confortanti sulla complessiva buona qualità del nostro sistema sanitario, a fronte di una spesa contenuta – sottolinea l’Anaao - si scontrano con una condizione di generale sofferenza, in particolar modo sul fronte dell'emergenza, che riflettono la realtà di un sistema sanitario lacerato da profonde contraddizioni, incomprensibile sulle linee generali di indirizzo di quello che si vuole fare e di dove si vuole andare, ancora lontano da quei principi di giustizia ed uniformità delle cure che ogni cittadino di ogni età e censo dovrebbe vedersi garantito”.
 
“In Italia la spesa sanitaria continua a diminuire – aggiunge il sindacato - sia in valori assoluti che in rapporto al PIL e la spesa sanitaria pro capite è inferiore a quella di Francia e Germania, a fronte di performance sanitarie superiori per risultato alla media dei paesi europei. Vale a dire che spendiamo poco ma produciamo molto in qualità e quantità dei servizi in molti settori”.
 
Ma per l’Anaao, “non è più possibile andare avanti così e la periodica situazione di collasso dei pronto soccorso lo testimonia. Il personale medico sanitario, che è il primo attore del sistema e che garantisce la qualità del prodotto salute, come testimoniano i dati OCSE, è privo di contratto da cinque anni, lavora in condizioni di estrema difficoltà e di alto rischio a causa delle dotazioni organiche carenti e del blocco del turn over che non ha mai fine e deve rispondere in prima persona ad una domanda crescente con servizi ridotti, posti letto tagliati e tecnologia il più delle volte inadeguata”.
 
“Deve essere risolto il problema del precariato – incalza l’Anaao - che contribuisce con la sua instabilità a rendere instabile l'intero sistema e non è più rinviabile una riforma del percorso formativo specialistico che così com'è è destinato a perpetuare profonde ineguaglianze nel mondo del lavoro e a produrre, nel migliore di casi, una dilagante sottoccupazione”.
 
“L'OCSE denuncia una frammentazione del sistema sanitario figlia di un paese eterogeneo – conclude l’Anaao -  tormentato da sperequazioni tra regioni del nord e del sud ed avvitato in una riforma del titolo V che ha trasformato il servizio sanitario nazionale in 21 servizi sanitari regionali diversificati per criteri di programmazione, di organizzazione dei servizi e di accesso alle cure, che rendono il diritto alla salute una variabile legata alla fortuna del luogo in cui si nasce e si vive. Ritrovare un filo comune ed identitario di politica sanitaria costituisce il primo obbligo della politica, specchiarsi soltanto nei buoni risultati può trasformarsi in un alibi per giustificare risorse insufficienti ed errori di gestione e programmazione. E questo i malati ed il personale medico e sanitario non lo meritano”.

19 gennaio 2015
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