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La Svizzera, dove il farmacista ha un onorario professionale


Nella Confederazione elvetica il pagamento a prestazione, sia pure in una forma mista, esiste da dieci anni, con soddisfazione della stragrande maggioranza dei farmacisti. E si stanno sperimentando nuovi servizi piuttosto sofisticati. Una lezione per l’Italia? Difficile dirlo viste le grandi differenze di impianto complessivo, ma un’indicazione è chiara: puntare sulla professionalità.

21 MAR - La Svizzera? Vicina, ma per molti aspetti un altro pianeta. Lo ha ricordato il convegno organizzato dal Laboratorio farmacia di Pisa, che ha confermato il talento del suo creatore, Franco Falorni, nell’identificare elementi utili al dibattito sul futuro del servizio farmaceutico. Ospiti dell’incontro, Peter Burkhard, vicepresidente di PharmaSuisse, l’associazione professionale dei farmacisti elvetici, Riccardo Froli, presidente della Cofapi di Pisa  e Luigi Zocchi, presidente di Federfarma Varese (e quindi, se vogliamo, un vicino di casa del dottor Burkard, che esercita nel Canton Ticino).

L’incontro con la realtà della Svizzera, peraltro, ha un elemento di interesse fortissimo: dal 2001, infatti, la retribuzione della farmacia è mutata radicalmente passando da un margine regressivo sul prezzo al pubblico del medicinale a un sistema misto chiamato RBP (Retribuzione basata sulle prestazioni). La RBP prevede un piccolo margine sul prezzo ex factory (inizialmente il 15%, ora il 12), che la farmacia divide con il grossista sulla base di una trattativa privata, affiancato dal pagamento di una quota fissa e di un onorario per le prestazioni rese dal farmacista, ma anche da uno sconto alle casse malattia - che sono il terzo pagante nel sistema elvetico - pari al 2,5%. Una premessa è importante: questo cambiamento, richiesto e sostenuto da PharmaSuisse, è avvenuto in una fase di prezzi crescenti dei farmaci dispensati nella farmacie al pubblico, anche perché in Svizzera non esiste una distribuzione ausiliaria attraverso la quale far transitare i prodotti innovativi a maggior costo.
E allora, perché abbandonare il margine? “Perché esisteva una pressione per la riduzione dei costi dell’assistenza farmaceutica, e in questa situazione la difesa del margine diventava difficile” risponde Peter Burkhard. ”Il farmacista in Svizzera era considerato un commerciante con guadagni elevati, un responsabile della crescita della spesa sanitaria e anche un protetto dallo Stato [malgrado non vi siano né la pianta organica né la riserva di titolarità al farmacista, ndr]. Poi va considerata la tendenza europea alla liberalizzazione della distribuzione del farmaco e, nel caso della Svizzera, agli accordi tra industria farmaceutica e Casse malattia. Con questa riforma ci siamo in gran parte svincolati dalle dinamiche dei prezzi, ma soprattutto abbiamo ottenuto il riconoscimento del farmacista come fornitore di prestazioni intellettuali e, con l’ultima versione della RBP il farmacista è identificato come attore sanitario innovativo e trasparente. Inoltre, nel confronto con le Casse malattia, ma anche con la politica, possiamo mettere sul tavolo il fatto che dal 2001 al 2010 abbiamo fatto risparmiare alla sanità svizzera 950 milioni di franchi: anche il garante dei prezzi ci ha riconosciuto questa collaborazione a contenere la spesa farmaceutica”. Non tutto è stato semplice: inizialmente la “base” ha espresso qualche contrarietà, e gli stessi cittadini hanno almeno in parte vissuto la retribuzione delle prestazioni del farmacista come una sorta di tassa. “La situazione è mutata grazie all’impegno dei farmacisti che hanno parlato ai cittadini, hanno saputo spiegare e, soprattutto, hanno mostrato la qualità e la trasparenza delle loro prestazioni” riprende Burkhard. E il sistema funziona: il fatturato della farmacia, dall’introduzione della PBR al 2010 è aumentato del 17%, - un dato basso, ha commentato Franco Falorni – ma che testimonia di un’impresa vitale – e soprattutto capace di contrastare le spinte negative. Per esempio, nell’ultima revisione della RBP il margine “logistico” è sceso dal 15 al 12 per cento, ma PharmaSuisse ha ottenuto a compensazione di poter fatturare alle Casse malattia altre prestazioni anche in assenza della prescrizione medica. Si tratta del controllo terapeutico, cioè della revisione dei trattamenti cui è sottoposto il paziente (verifica dosaggi, interazioni eventuali, compliance eccetera) che può essere effettuata due volte l’anno. Ma il capitolo delle prestazioni non finisce qui: il prossimo traguardo si chiama “farmacista gatekeeper”. Nella tradizione anglosassone, il gatekeeper , cioè la figura sanitaria che regola l’accesso alle prestazioni del servizio sanitario, è il medico di famiglia; nel progetto di PharmaSuisse dovrebbe essere anche il farmacista sul territorio a svolgere questa funzione per patologie come le cistiti, le allergie e altre. Le parole chiave sono algoritmo e telemedicina. Il primo è in sostanza lo schema, basato sulle linee guida, che permette di individuare tra le persone che presentano un certo quadro sintomatologico quali sono possono essere trattate direttamente con farmaci di automedicazione, quali possono ricevere direttamente un farmaco etico in farmacia, previo teleconsulto con un medico, e quali invece vanno indirizzate al pronto soccorso. Una prospettiva che ha incontrato un grande favore nella professione, soprattutto tra i giovani. E che è molto meno futuribile di quanto sembri: gli algoritmi si usano da decenni in medicina, spesso per indirizzare il medico di medicina generale nelle decisioni per così dire specialistiche (famoso in questo senso lo score di Fine per la polmonite acquisita in comunità)  senza contare che nei paesi scandinavi sono già stati studiati software per il farmacista che supportano la scelta tra automedicazione e rinvio al medico. Non a caso, dunque, nel 2011 è cominciata la fase pilota di questo progetto in collaborazione con la maggiore cassa malattia svizzera con il coinvolgimento di 400 farmacie. Una fase pilota che sarà pagata dalla farmacia “ma se si rivelerà positiva” spiega il vicepresidente di PharmaSuisse “questa prestazione verrà inserita tra quelle coperte dallo schema base dell’assicurazione malattia e quindi potrà essere fatturata alle casse malattia”.

Maurizio Imperiali

21 marzo 2011
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