Papotto (Cisl Medici): “Non permetteremo lo smantellamento del Ssn a vantaggio di chi vuole portarci alle assicurazioni private”
di Biagio Papotto
La salute di tutti i cittadini, medici compresi, è un bene prezioso e oggi più che mai la sua tutela è elemento e forza solidale e di grande coesione sociale. La Cisl Medici il 28 novembre era in prima linea assieme alle Confederazioni, e alla Fnomceo e a tutti gli altri Sindacati Medici, sempre in difesa del sistema sanitario pubblico. Aspettiamo che il Governo prenda le iniziative per convocarci e condividere un percorso per la difesa del Ssn
30 NOV - Quando le cose da difficili diventano pressoché impossibili, quando il pericolo di perdere uno dei più grandi baluardi della nostra civiltà, il Sistema Sanitario Nazionale solidale e universale per tutti, ricchi e poveri, potenti e poveri cristi, è già alle porte, rappresentando sempre più una realtà quotidianamente subita dai pazienti, dai medici e da tutti gli operatori sanitari, allora si ha il dovere di essere pienamente consapevoli che il tempo è scaduto, le ultime speranze svanite, le poche promesse disattese. Ora il re è nudo: il Sistema Sanitario Nazionale lentamente e quasi inesorabilmente si avvia a non essere più come noi l’avevamo ereditato e conosciuto. Il decadimento sempre più incontenibile del Sistema Sanitario Pubblico poco a poco ha instillato nei medici dapprima stupore, poi malcontento, umiliazione, impotenza e ora indignazione.
I medici hanno sopportato per anni e tutt’ora sopportano per spirito di servizio e amore per la professione - che ancora e sempre considerano la più bella del mondo - turni massacranti, carichi di lavoro estenuanti, contratti bloccati, turnover bloccati, plus orario non pagato, maternità negate, giudizi sempre più severi da parte dei cittadini ai quali i decisori si sono ben guardati di spiegare che i medici non hanno alcun potere sul governo della sanità. E come se ciò non bastasse, quasi a sembrare uno sprezzante disegno di delegittimazione della loro professione, i medici hanno dovuto subire sbigottiti il costante dito puntato su di loro da parte dei decisori per tutte le cose che non vanno bene in sanità.
Proprio così, i decisori; coloro i quali decidono, salvo poi far ricadere in capo ai medici, le responsabilità delle loro decisioni: le lunghe liste d’attesa, i posti letto mancanti, i Pronti Soccorsi intasati, la scarsa appropriatezza, la qualità dell’assistenza e del tempo che i medici non dedicano ai pazienti perché invece lo devono dedicare ad altro in primis alla burocrazia imperante e pervasiva, alla miriade di carte da compilare e all’onnipresente informatizzazione.
Non si tratta di negare l’importanza dell’informatizzazione ma di stigmatizzare i modi e i tempi del suo utilizzo. Se visitare, curare e assistere un paziente è considerato dai decisori, in un delirio economicista- ragionieristico, come produrre una saponetta anzi molte saponette in breve tempo, ne consegue che i medici devono curare molti pazienti in breve tempo, con sempre meno risorse ma necessariamente informatizzati.
Il combinato disposto del mancato riconoscimento della centralità del paziente e del medico ha determinato la perdita della relazione di cura trasformandola nel poco tempo disponibile, obtorto collo, in relazione con il computer. In una spirale dantesca demotivante e perciò stesso devastante per un professionista medico si è così insediata la devianza sdrucciolosa verso la medicina difensiva perché se il medico non ha avuto il tempo per creare una buona relazione di cura, sarà spinto ad eccedere negli esami e anche ad eccedere nella terapia soprattutto farmacologica essendogli stata impedita la pratica medica della prima terapia richiesta dal paziente stesso, l’ascolto, e la conseguente informazione e spiegazione.
La Cisl Medici ha manifestato, assieme a tutti i lavoratori del Pubblico Impiego, per dire a gran voce che il lavoro pubblico è essenziale e ora più che mai importante per il suo contributo ad essere volano di una ripresa del Sistema Paese, che invece stenta a ripartire. Le cifre dell’occupazione sono impietose e quelle dell’occupazione giovanile tragiche, comprese quelle dei giovani medici.
Se è vero come è vero che il livello di civiltà di un Paese si misura anche e soprattutto dalla sua sanità pubblica e se è vero come è vero che l’ottimo livello della sanità pubblica italiana è tra le prime in Europa nonostante sia largamente sotto finanziata, rispetto ad altri paesi europei, si deve principalmente alle competenze, all’abnegazione e allo spirito di sacrificio dei medici e degli operatori sanitari pubblici. Ora che lo sfruttamento dei medici ha raggiunto i massimi storici, la Cisl Medici è scesa in piazza per dire con forza che il contratto nazionale non si tocca, l’appropriatezza non significa tagli lineari indiscriminati, il precariato medico va abolito ponendo così fine all’abbominio della fuga dei nostri giovani medici all’estero, i livelli essenziali di assistenza vanno garantiti, il turnover assicurato. In altre parole va difeso, mantenuto e potenziato il nostro Sistema Sanitario Nazionale Pubblico.
La Cisl Medici non permetterà l’attuazione del disegno insensato e malvagio dello smantellamento graduale del nostro Sistema Sanitario Nazionale a tutto vantaggio di chi vuole portarci alle assicurazioni private.
La salute di tutti i cittadini, medici compresi, è un bene prezioso e oggi più che mai la sua tutela è elemento e forza solidale e di grande coesione sociale.
Coerentemente con i suoi principi e la sua mission la Cisl Medici il 28 novembre era in prima linea assieme alle Confederazioni, e alla Fnomceo e a tutti gli altri Sindacati Medici, sempre in difesa del sistema sanitario pubblico italiano. Aspettiamo che il Ministro Beatrice Lorenzin, sensibile al problema, ed il Governo prendano le iniziative per convocarci e condividere con tutti noi un percorso per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale.
Biagio Papotto
Segretario Generale Cisl Medici
30 novembre 2015
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