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Test Medicina. Tar Lazio ammette 8.000 ricorrenti. Sigm: “Non sia la giustizia amministrativa a programmare la sanità” 


Così i Giovani Medici commentano la decisione del Tar Lazio di accogliere il maxi ricorso degli oltre 8000 concorrenti che, non avendo superato il test, avevano deciso di adire le vie legali per ottenere l'iscrizione. "Chiediamo che Governo e Istituzioni si facciano carico della responsabilità politica della mancata gestione di queste situazioni che appaiono a oggi totalmente fuori controllo, iniziando concretamente a porvi rimedio". 

05 FEB - "La Sezione Terza bis del Tar del Lazio, accogliendo il maxi ricorso degli oltre 8.000 concorrenti che, non avendo superato il test d'ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia, avevano deciso di adire le vie legali per ottenere l'iscrizione, rischia di essere il colpo al cuore a un sistema sanitario cronicamente carente nella programmazione delle risorse umane. In Italia la giustizia amministrativa sembra libera di continuare a picconare l‘accesso a numero programmato senza che nessuno si assuma la responsabilità politica e sociale di capire cosa accadrà nei prossimi anni. Si prospetta una totale dequalificazione professionale dei medici in un Paese, l’Italia, che già è al primo posto per numero di camici bianchi per abitante tra i 28 Paesi dell’Unione Europea". Così i Giovani Medici del Sigm commentano la decisione del Tar Lazio.
 
"Se è vero che si calcola che nel 2020 mancheranno nell’UE circa 1 milione di professionisti sanitari, è altrettanto vero che, oggi, in Italia la situazione è fuori controllo e sbilanciata nel senso opposto: il peso del collasso del Servizio Sanitario Nazionale, causato da tagli e conservazione di un’impalcatura burocratica desueta, poggia sulle spalle delle migliaia di giovani medici che continuano a ingrossare le fila del precariato - proseguono -. Le numerose entrate in quiescenza che si attendono per i prossimi anni, in ogni caso, non risolveranno il problema in quanto:
1) Continua a essere alimentato pericolosamente l’imbuto dell’accesso alla formazione post laurea. Ad aggravare il quadro si aggiunge il gap tra gli accessi in sovrannumero a medicina e il blocco del turn-over.
2) Sono migliaia i precari nel limbo con profili non riconfigurabili in quanto formati in funzione del dato storico e delle richieste delle Università e non degli scenari di salute attuali e futuri;

3) Si stanno formando troppi specialisti a indirizzo ospedaliero e non si hanno dati attendibili sul fabbisogno di generalisti in ragione di un Ssn che, giustamente, da ospedalo-centrico deve evolversi verso un sistema integrato delle cure territorio-ospedale".
 
"Già senza queste sentenze, a causa delle note criticità sulla definizione del fabbisogno, siamo ormai arrivati al punto che l'offerta ipertrofica di medici ha iniziato a condizionare la domanda e le politiche sanitarie e non viceversa. Vedasi la proposta di creazione di un doppio canale formativo, Università e Ssn, continuamente avanzata a mezzo dell’Art. 22 del Patto della Salute, con ciò mettendo in secondo piano l’obiettivo della qualità della formazione professionalizzante", sottolinea il Sigm.
 
In conclusione, "quello della formazione medica pre e post lauream, rappresenta l’unico ambito in cui il diritto allo studio dello studente deve trovare un punto di equilibrio con la tutela del diritto alla salute del cittadino – dichiarano i Giovani Medici Sigm - chiediamo con forza che Governo e Istituzioni si facciano carico della responsabilità politica della mancata gestione di queste situazioni che appaiono a oggi totalmente fuori controllo, iniziando concretamente a porvi rimedio". 

05 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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