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Lombardia. Pubblico impiego. Cgil, Cisl e Uil in sciopero il 14 aprile


Chiedono il rinnovo del contratto “subito”, il rispetto della legge sui turni ed orari di lavoro e un confronto approfondito con la Regione sulla legge di riordino del sistema sociosanitario lombardo da una parte, e sul ridisegno delle funzioni pubbliche e istituzionali sul territorio alla luce della riforma Madia dall’altra. Lo sciopero da assemblee nei luoghi di lavoro, volantinaggio e presidi.

18 FEB - Sono almeno quattro le ragioni che hanno spinto la Funzione Pubblica Cgil, la Cisl Funzione Pubblica, la Uil Federazione Poteri Locali e la Uil Pubblica Amministrazione della Lombardia a proclamare, per il 14 aprile, una giornata di sciopero che sarà preceduta da “iniziative unitarie in tutti i territori della Lombardia per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni, con assemblee nei luoghi di lavoro, volantinaggio, presidi delle lavoratrici e dei lavoratori”.

Tali ragioni sono chiaramente descritte in un documento che i sindacati hanno presentato oggi alla stampa in occasione dell’annuncio della giornata di astensione dal lavoro.

La prima questione è quella del contratto e “contratto subito” è lo slogan scelto dai sindacati. “Nonostante gli oltre 6 anni di blocco – spiegano nel documento - il Governo continua a ritenere la contrattazione nei settori pubblici un’attività residuale sulla quale non vale la pena investire risorse. La legge di stabilità per il 2016 ha stanziato solo 300 milioni di euro per i contratti pubblici, insufficienti a dimostrare la reale volontà di avviare la stagione dei rinnovi per oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori. La stes-sa sentenza della Corte Costituzionale di luglio 2015, che giudicava illegittimo il perdurare del blocco dei contratti da parte del Governo, è stata disattesa.  Questo atteggiamento del Governo non è più tollerabile!”. In particolare i sindacati di categoria chiedono:

-    l’immediata definizione dei 4 comparti di contrattazione sulla base delle esigenze di raziona-lizzazione e funzionalizzazione e definizione delle specificità dei singoli settori in un’ottica di valorizzazione delle professionalità e delle risorse a disposizione;

-    la stipula di un Contratto nazionale triennale, dal 1/7/2015 al 1/7/2018, che contenga, per tutti i comparti, il riconoscimento di 150 Euro medi a regime a titolo di rinnovo e recupero da ripartire tra i due livelli di contrattazione, anche in considerazione della produttività, della carriera e dei contributi previdenziali relativi degli emolumenti persi in costanza di blocco contrattuale;

- l’attivazione di relazioni sindacali improntate al rafforzamento degli istituti della partecipa-zione e a sancire definitivamente l’esigibilità della contrattazione da finanziare anche con la lotta agli sprechi e alla spesa improduttiva;

- l’individuazione di una disciplina utile a superare i vincoli della legge Fornero e a stabilire forme di flessibilità in uscita che prendano anche in considerazione disposizioni eccezionali per i lavori usuranti, nonché l’incentivo all’integrazione e alla parificazione della previdenza complementare pubblica a quella privata;

- la valorizzazione della valutazione con riferimento alla performance organizzativa piuttosto che a quella individuale.

“I lavoratori, pubblici e privati, dei servizi di pubblica utilità hanno diritto al rinnovo del contratto nazionale. Al paese servono contratti innovativi per migliorare la qualità dei servizi riconoscendo il valore del lavoro”, incalzano i sindacati.

Occhi puntati anche sulla riforma del sistema sanitario regionale. “Da tempo abbiamo chiesto a Regione Lombardia di avviare un confronto vero e ed esigibile, sia a livello regionale, sia a livello territoriale, sia a livello di ciascuna nuova azienda, per definire l’organizzazione dei servizi, le condizioni del passaggio di tutto il personale dalle vecchie alle nuove aziende, armonizzare i trattamenti economici del personale proveniente da realtà contrattuali e organizzative spesso molto diverse” ma “finora con Regione Lombardia non si riesce ad andare oltre il confronto frammentato, su singoli aspetti della riorganizzazione rifiutando di affrontare le questioni in un quadro d’insieme utile ad assicurare il mantenimento e il miglioramento dei servizi ai cittadini e una reale prospettiva di va-lorizzazione per i lavoratori”, contestano i sindacati.

Che alla Regione Lombardia chiedono anche un confronto sul ridisegno delle amministrazioni pubbliche previsto per gli effetti della legge Madia. “Se dovessero essere confermati dai decreti legislativi gli orientamenti già dichiarati nella legge delega di riforma delle pubbliche amministrazioni approvata ad agosto 2015, per il nostro territorio dovremo fare i conti con una forte riduzione della presenza dello stato e del sistema degli enti territoriali con conseguenti riduzioni dei servizi a cittadini e imprese e pesanti processi di mobilità, quando non di esuberi definitivi, per migliaia di lavoratori”, denunciano i sindacati

Da trovare, infine, una soluzione alle criticità legate alla nuova legge sull’orario e i turni di lavoro. Per i sindacati “è evidente a tutti che il mancato rispetto della normativa europea ha fin qui reso possibile garantire i servizi ai cittadini con meno lavoratori di quelli che effettivamente dovrebbero essere in servizio. Per questo riteniamo non più rinviabile una trattativa con Regione Lombardia e con le associazioni di categoria delle imprese che operano in sanità privata e nei servizi sociosanitari e assistenziali, per il rispetto del giusto orario di lavoro e, conseguentemente, per una vera e propria vertenza occupazione nel sistema sociosanitario lombardo. Mettendo al primo posto il mantenimento e il miglioramento dei servizi per i cittadini, assumendo l’obiettivo della riduzione drastica dei tempi d’attesa per le prestazioni sanitarie e, quindi, stabilendo un piano triennale per la creazione di nuovi posti di lavoro tra professionisti sanitari e socio-sanitari, medici, infermieri, oss, ecc.”

18 febbraio 2016
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