8 marzo. Papotto (Cisl Medici): “Non festeggiamo. Lasciamo le abitudini ghetizzanti”
di Biagio Papotto
"E lavoriamo tutti assieme, perché non ci sia bisogno di una data per ricordarci che ci sono milioni e milioni di persone, perché è questo che le donne sono, signori miei, trattate alla stregua di oggetti o – nel migliore dei casi – sottovalutate". Così il segretario Cisl Medici interviene in occasione della festa delle donne.
08 MAR - Oggi, 8 Marzo, ricorre convenzionalmente la cosiddetta “Festa della donna”. Al di là della retorica e delle ricostruzioni storiche, che pare non coincidano esattamente con questa data, il fatto inoppugnabile è che – come CISL Medici – vorremmo che si smettesse di parlarne e che tutti assieme, senza alcuna distinzione, si facesse invece un po’ più di attenzione a “quando le donne parlano”.
Scevri da ogni pregiudizio di genere, come medici siamo favoriti, in questo, perché abbiamo basi di conoscenza genetica/scientifica che ci impediscono di parlare di “sesso debole”, siamo da sempre portati a considerare le differenze di genere solo a fini medico-statistici, e proprio per questo ci corre il gradito obbligo di qualche riflessione, sommessa ma convinta.
Piccole donne crescono, si potrebbe dire “rubando” uno dei titoli più famosi di L. May Alcott.
Non è chi non veda la profonda rivoluzione pacifica che ha interessato il mondo in questi ultimi decenni: anche un Paese dalle radici conservatrici come l’Italia ha “aperto” sempre di più le proprie istituzioni al genere femminile.
Anzi: per quanto riguarda il servizio militare, ad esempio, siamo tra i non molti paesi nei quali la presenza delle donne in situazioni “operative” non è preclusa. Sperando che non ci siano MAI situazioni “operative”, ne’ per le donne ne’ per gli uomini.
A 70 anni tondi dal suffragio universale ci sono in Europa nazioni che hanno situazioni migliori dell’Italia, per quanto riguarda la presenza delle donne nei ruoli chiave della politica e dell’imprenditoria, e però giova ricordare che, pur scontando pesanti ritardi, in Finlandia il voto alle donne ha più di un secolo, in Belgio ci sono previsioni obbligatorie di quote nelle elezioni politiche, il nostro Paese non occupa un gradino così infimo nella ideale classifica della piena consapevolezza della parità dei sessi.
E allora perché c’è ancora bisogno di scrivere, verba volant? Perché ancora oggi, in troppi casi, l’essere donna ed aspirare a normali diritti quali il lavoro e la famiglia vede l’obbligo, odioso e ricorrente, di dolorose scelte, di amare rinunce. O lavori o sei madre, in tante occasioni, e in tante altre c’è il corollario di turni “sfortunati”, di collaborazioni mascherate, di salari inadeguati alla professionalità e alla preparazione offerte.
E allora facciamo una bella cosa: non festeggiamo l’8 Marzo. Lasciamo che le abitudini ghettizzanti, il rametto di mimosa, la cena al ristorante, i cioccolatini, che guardiamo dall’esterno con divertito e complice snobismo maschile si esauriscano come meritano e lavoriamo, tutti assieme, perché non ci sia bisogno di una data per ricordarci che ci sono milioni e milioni di persone, perché è questo che le donne sono, signori miei, trattate alla stregua di oggetti o – nel migliore dei casi – sottovalutate.
Sforziamoci tutti nella vita di ogni giorno, nel nostro personalissimo impegno di medici e cittadini affinché le nostre azioni siano, sempre di più, orientate al raggiungimento della migliore condizione di vita e lavoro del genere femminile.
E magari scopriremo finalmente che la parità migliora la vita di tutti, migliora il mondo.
Solo allora ci renderemo conto di quanto tempo abbiamo letteralmente gettato via.
E il nostro silenzio sarà l’ammissione dei nostri sciocchi e presuntuosi pregiudizi.
E allora…cominciamo a tacere e a “fare” sin da adesso. Buona giornata a tutti. Buon futuro a tutti.
Biagio Papotto
Segretario generale Cisl Medici
08 marzo 2016
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