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Parto a domicilio? Le Ostetriche Fnco si schierano “a difesa del diritto di scelta della donna”

di Maria Vicario (Fnco)

Quando le società scientifiche come la SIN entrano in campo per stigmatizzare la scelta del parto domiciliare come fonte di rischio per la salute dei neonati, si corre il rischio di  instillare nelle donne la paura e condizionarle nell’operare liberamente e consapevolmente la scelta sul luogo del parto.

17 DIC - La Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO), richiama l’attenzione sul diritto delle donne a scegliere il luogo del parto, soprattutto in un Paese alle prese con il grave problema della denatalità e, ancora oggi, maglia nera in Europa per l’elevato ricorso al TC.
 
Quando le società scientifiche come la SIN entrano in campo per stigmatizzare la scelta del parto domiciliare come fonte di rischio per la salute dei neonati, si corre il rischio di  instillare nelle donne la paura e condizionarle nell’operare liberamente e consapevolmente la scelta sul luogo del parto.
Per questi motivi la Fnco vuole sottolineare che l’alleanza assistenziale con la gestante si basa proprio sulla capacità della donna di operare liberamente e consapevolmente questa scelta,  che va maturata attraverso colloqui e relazioni fra la donna e l’ostetrica e/o gli altri operatori sanitari, che devono informarla adeguatamente sulle possibilità di assistenza alla luce delle Linee guida nazionali e internazionali baste sull’evidenza (evidence based obstetrics).
 
Perciò, in risposta all’articolo pubblicato su QS il 12.12.2016 dal titolo: “Parto in casa. Per la Società Italiana di Neonatologia una scelta rischiosa” la Federazione nazionale delle ostetriche, vuole sottolineare quanto di seguito.
 
Nota SIN. “La maggior parte delle donne sane ha un parto fisiologico e una gravidanza a termine senza problemi, pertanto la gran parte delle nascite potrebbe realizzarsi senza la necessità di interventi medici”.
 
FNCO: Questa giusta affermazione rimanda ai risultati di numerosi studi condotti con rigore metodologico, e lo stesso rigore è presente in altrettanti studi condotti sui luoghi del parto, proprio per verificarne la sicurezza in termini di esiti materno-neonatali.
 
Nota SIN. “C’è sempre però da considerare il fattore rischio. Anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere, con assoluta certezza, la possibilità che si presentino delle complicazioni, che metterebbero a rischio la salute di mamma e bambino e che implicherebbero, nel caso del parto a domicilio, un necessario ed immediato trasferimento in ospedale, anch’esso di per sé rischioso. Il trasferimento è un evento particolarmente frequente nelle nullipare con un’incidenza di circa il 40%, meno frequente nelle pluripare (10%).”
 
FNCO: La possibilità di complicanze in ambito domiciliare è strettamente correlata all'adozione o meno di precisi protocolli assistenziali di sicurezza (1), disponibili da tempo e ben strutturati in alcune Regioni italiane, applicabili sin dalla fase prenatale continuamente adattati alla gravidanza man mano che evolve verso il parto. E' evidente che la mancata adozione di questi basilari criteri espone madre e/o neonato a rischi consistenti, ma laddove queste premesse sono osservate con diligenza e perizia  i risultati assistenziali sono ottimi, come dimostra l'esperienza olandese pluridecennale, soggetta a continua valutazione e ad interventi appropriati di miglioramento: formazione del personale di assistenza, cura del coordinamento dei percorsi casa/ospedale e della comunicazione tra operatori, etc, secondo ben precisi riferimenti e linee guida.
 
Gli studi mostrano inoltre che i trasferimenti casa-ospedale, in presenza di corretta applicazione delle linee guida per la gestione del parto, riguardano per la maggior parte dei casi situazioni in cui non è necessariamente a rischio immediato la salute materno-fetale. Le percentuali di trasferimenti riportate, riferite ad un articolo riguardante l'esperienza olandese, dimostrano comunque l'attenzione rivolta ai protocolli assistenziali, dal momento che gli esiti di salute materno-neonatale sono attualmente buoni, ottenuti a seguito di interventi appropriati sugli elementi sopra esposti e certamente da considerare per estenderli ad altre realtà.
 
Nota SIN. “Occorre anche considerare che per quanto il rischio assoluto possa essere basso, per il parto in casa è prevista una variabile associata ad un aumentato rischio di patologie neonatali, se confrontato con parto programmato in ospedale”
 
FNCO: Questa affermazione, che verosimilmente fa riferimento al documento dell'ACOG di luglio 2016 (3), si riferisce alle condizioni in cui i criteri di selezione della donne che possono accedere al parto a domicilio non sono applicati in maniera corretta.
 
Nota SIN. “Tra le ragioni che spingono a scegliere di partorire in casa, c’è il fatto che l’ambiente domestico è sentito dalla donna come più intimo e confortevole, rispetto a quello ospedaliero, trattandosi di un evento naturale come la nascita. La SIN è da anni impegnata in attività tese a demedicalizzare l’evento parto, per garantire questa “intimità” anche in ospedale così da instaurare sin da subito un contatto tra neonato e genitori.
 
Negli ultimi anni i Centri nascita pubblici e privati hanno fatto grandi passi avanti affinché il parto, sia per la mamma che per il bambino, possa avvenire il più possibile in un ambiente “familiare”, prevedendo la presenza di entrambi i genitori, diminuendo al minimo la permanenza nella struttura sanitaria e mettendo in atto il rooming in”
 
FNCO: Nell'articolo è ben sottolineato ciò che prevalentemente spinge la donna a compiere la scelta di partorire in casa, ma purtroppo è doveroso constatare quanta difficoltà e quante enormi resistenze ancora persistano tra gli operatori della nascita nell'applicazione di linee-guida validate, demedicalizzanti, che consentano alle donne di vivere all'interno dei contesti ospedalieri situazioni di intimità e rispetto della loro esperienza di nascita: risultano infatti ancora enormemente ignorate procedure che riducano i disagi fisici ed emotivi delle donne.
Un esempio tra tutti: la difficoltà insormontabile e diffusa su tutto il territorio italiano nel reperire una struttura che consenta il parto spontaneo dopo TC, nonostante linee-guida precise e raccomandazioni che vanno nella direzione di favorire questa opzione!
E cosa commentare sugli allattamenti materni, dal momento che ancora troppo spesso vengono trascurati sia l'attacco precoce che atteggiamenti assistenziali  che favoriscano il più possibile la vicinanza madre-neonato  attraverso il bonding come  raccomandato dall'OMS ed escludendo le supplementazioni routinarie di latte artificiale, ancora frequentemente “consigliate” alla dimissione?                     
 
Nota SIN. "Il parto è un evento naturale e come tale deve essere vissuto – affermano dalla Sin -, condividiamo le ragioni di chi vorrebbe partorire presso la propria casa, ma la situazione del nostro sistema sanitario ci obbliga a sconsigliare vivamente questa scelta. Tra le mura domestiche, infatti, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in caso di problemi che possono subentrare. Ad esempio non c’è una rete capillare di ambulanze e, quando questa è garantita, bisogna fare i conti con la vicinanza e raggiungibilità di Terapie Intensive Neonatali".
 
FNCO:  Le misure di sicurezza, in ambito domiciliare, sono date primariamente da una rigorosa selezione  delle gravidanze e dalla competente individuazione precoce delle condizioni di rischio in travaglio, che richiedono il trasferimento immediato. La distanza massima dell'abitazione della donna dal centro dotato di TIN è chiaramente indicata nei protocolli in uso attualmente nelle Regioni che hanno provveduto a coordinare questo ambito. Inoltre le ostetriche impegnate in questo tipo di assistenza devono essere esperte, formate sulla rianimazione materno-neonatale e capaci di porre in atto le prime misure di emergenza, nell'attesa di soccorso avanzato. Se queste premesse non coesistono, è evidente che non si può accettare una richiesta di assistenza domiciliare al parto.
Ciò che manca attualmente, e che è auspicabile si realizzi, è un serio dialogo tra chi assiste a domicilio e le strutture ospedaliere, nell'ottica di applicare all'assistenza al parto a domicilio criteri condivisi di gestione del percorso nascita, per garantire il massimo della sicurezza all'evento, condividendo le scelte con la gestante e la sua famiglia, informata adeguatamente.
 
 
Maria Vicario
Presidente FNCO

17 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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