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Dotazioni minime in farmacia. Ruggiero (MC Group): “Grossisti vanno incontro a multe frequenti a causa di farmaci irreperibili”


Il numero di referenze di prodotti medicinali di Fascia A, detenuti in giacenza, dovrebbe corrispondere al 90% di 8700 referenze e cioè a 7830 referenze per non incappare in multe. Ma, come spiega il Direttore Tecnico del consorzio farmaceutico MC Group: "Vi sono 1250 farmaci 'mancanti cronici' individuati dalla stessa Aifa in un'apposita lista. A questo si aggiungono altre difficoltà distributive legate a scelte aziendali. Intervengano Governo e Ministero".

04 GEN - Esiste una problematica nazionale, che accomuna diversi grossisti farmaceutici su tutto il territorio. Si tratta di quanto contenuto nel Decreto Legislativo n. 219 del 24 Aprile 2006, dove si spiega che i grossisti sono obbligati a detenere il novanta per cento (90%) dei medicinali aventi un AIC per non incappare in sanzioni di tipo economico. A segnalare il problema è il Direttore Tecnico del Consorzio Farmaceutico, MC Group Ivan G. Ruggiero.
 
"La lista Aifa in questione, comprende tutti i medicinali di fascia A, ma ci sono ragioni 'tecniche' per le quali è 'impossibile' detenere il 90% e cioè:
l’Aifa ha individuato con una lista di 1250 referenze, farmaci irreperibili sul mercato. I cosiddetti 'mancanti cronici' utilizzati per malattie come il Parkinson, malattie respiratorie gravi, epilessia, infezioni, artrite reumatoide, mal di testa, colesterolo alto, tumori, dolori di varia natura. Dentro ci sono medicine che non si trovano per problemi di produzione, ad esempio perché sono state calcolate male le forniture per il nostro Paese o c'è stato un rallentamento nel sito industriale. Poi ci sono le difficoltà distributive - spiega Ruggiero - ma anche le scelte aziendali legate allo scarso prezzo di vecchi medicinali, che anche se molto usati non fanno guadagnare e sono abbandonati".
 
"A volte in difficoltà vanno solo certe zone d'Italia - prosegue -. E in questi casi spesso si è di fronte a un'altra causa delle carenze: l'esportazione parallela, che riguarda ciclicamente un centinaio di farmaci. Segnalo solo alcuni esempi, Keppra, Vimpat, Rytmonorm, Crestor, Requip. L’Aifa, quindi, da una parte dichiara che sono introvabili e da una parte li dichiara in una lista, come farmaci, ma, chiarisco, solo perché presenti nel prontuario Farmaceutico, ma se sono mancanti e non sono reperibili, oggettivamente il grossista come fa a detenerli? Ovvio che le 1250 referenze, andrebbero sottratte dal numero di referenze dei medicinali in possesso di un’AIC, da tenere in considerazione per calcolare il 90%".
 
"Un altro motivo, non di minore importanza, è che nella stessa lista delle 8700 referenze di sola Fascia A, ci sono prodotti che sono distribuiti in DPC (distribuzione per Conto). Stiamo parlando di circa mille referenze (1000), il dato cambia anche di Regione in Regione in relazione agli accordi sottoscritti. L’Aifa - aggiunge il direttore tecnico di MC Group - ha stilato una lista di principi attivi e prodotti facenti parte del “PHT”(Determinazione Aifa 29/10/2004), e cioè il prontuario della Distribuzione Diretta per la continuità assistenziale H (Ospedale) – T (Territorio). Questi prodotti sono gestiti in parte con una “distribuzione diretta” attraverso le Asl Territoriali e in parte, previo accordo sottoscritto, in “DPC” attraverso le farmacie territoriali. In quest’ultimo caso, i prodotti in questione sono gestiti e distribuiti, solitamente da un grossista capofila e dai grossisti di riferimento delle Farmacie, quindi solo il grossista capofila, ha in giacenza questi prodotti, ma per conto dell’Asl, per permettere la DPC, appunto la distribuzione per conto. Ovvio, per lo stesso discorso di prima, che le 1000 referenze, andrebbero sottratte dal numero di referenze dei medicinali in possesso di un’AIC, da tenere in considerazione per calcolare il 90%. Addirittura Federfarma aveva individuato 1600 referenze di farmaci, oggi classificate nella distribuzione ospedaliera o nella diretta, che, per percorsi terapeutici, comodità degli assistiti e ricadute economiche, potrebbero essere tranquillamente spostate nella dpc o nella distribuzione convenzionata, secondo i casi".
 
Sull’argomento è intervenuta anche l’Antitrust segnalando la Direttiva CE n. 25/1992, che si limita a imporre ai grossisti di garantire un assortimento di medicinali sufficiente a soddisfare le esigenze del territorio servito. "L’Autorità - prosegue Ruggiero - osserva, pertanto, che una misura coerente con le norme a tutela della concorrenza sia rappresentata dall’obbligo, per i grossisti, non già di acquistare pressoché tutte le specialità esistenti su un determinato mercato, come avviene attualmente per effetto della misura vigente, quanto piuttosto di detenere uno stock minimo di principi attivi (specialità o generico)".
 
A tutto questo si aggiunge il danno economico di chi, magari, da grossista gestisce tre-quattro tra farmacie e parafarmacie, con un volume di affari che non è paragonabile a chi serve la media di 1000 farmacie giornaliere. "La lista presentata delle 8700 referenze hanno un valore di prezzo a pubblico di 858.451,80€, acquistare il 90% di quella lista, con lo sconto legge concesso ai grossisti per il farmaco di Fascia A e Generico, significa capitalizzare una cifra che magari non si riesce nemmeno a marginare in un anno di lavoro, costringendo, come mi è capitato di vedere, a scaricare dal magazzino vendita la maggior parte dei Farmaci acquistati a garanzia del 90% famoso, come scaduti. Un enorme danno che costringe il Titolare del Deposito, a pensare di chiudere l’attività, specialmente quando parliamo di realtà piccole", puntualizza Ruggiero.
 
"Ci rivolgiamo al Governo, al Ministero, dove produrrò un’interrogazione, alle associazioni di categoria come ADF, all’Antitrust, ai politici e a tutte le istituzioni, perché non possono essere “miopi” difronte a una problematica del genere. Sarebbe auspicabile - conclude - la soluzione consigliata dall’Antitrust e cioè detenere uno stock di specialità medicinali corrispondente al consumo medio mensile delle farmacie rifornite, l’obbligo di assortimento in capo ai grossisti, secondo l’Antitrust, dovrebbe essere formulato in modo da riprodurre in maniera più fedele le richieste della domanda".
 

04 gennaio 2017
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