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Medici nel caos. I casi del Veneto e della Sicilia

di Ivan Cavicchi

Nel Veneto l’operazione definita “oltre il CUP”, per imporre ai medici di famiglia l’obbligo di prenotare per i loro malati gli esami diagnostici necessari presso i vari laboratori. In Sicilia gli ordini hanno istituito una fondazione che di fatto cambia arbitrariamente la natura giuridica degli Ordini dei medici da enti ausiliari ad ente sussidiario

20 FEB - Circa un mese fa in occasione di una audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera, a proposito di riforma degli ordini, denunciai i pericoli di un disegno di legge (QS 12 gennaio 2017) scritto dal Governo e condiviso dal PD in Commissione Sanità del Senato.  
 
Tre settimane fa circa, quindi prima della drammatica assemblea nazionale del PD di ieri, proprio su questo giornale sostenevo la tesi che alcune discutibili iniziative legislative del PD (segnatamente quelle sul comma 566 e sulla riforma degli ordini) sono state sicuramente all’origine di molti NO del popolo della sanità nei confronti del referendum. (QS 27 gennaio)
 
In quell’articolo mi chiedevo come mai gli autorevoli rappresentanti del PD presenti in Parlamento e grandi conoscitori dei problemi delle professioni, sono diventati la causa di una perdita di consenso proprio rispetto ai loro bacini elettorali?
 
La risposta è semplice: se chiamo il rospo in Parlamento perché penso che sia il Re dello stagno poi non posso pretendere che egli si comporti come Platone cioè che interpreti la politica come “scienza regia”. Le proposte del rospo saranno coerenti solo con il “rospo” per cui è inevitabile che Platone si arrabbierà. E oggi Platone è molto arrabbiato.
 
In sanità in questi anni, secondo me, salvo poche eccezioni, il PD a Platone ha preferito i rospi scadendo sempre di più in quello che da anni mi ostino a chiamare il “pensiero debole” e perdendo così la sua storica capacità riformatrice.
 
Per capire meglio quali sono gli effetti della proposta di legge sugli ordini vorrei richiamare l’attenzione su alcuni fatti allarmanti rammentando le due tesi da me sostenute nel corso dell’audizione:
· una proposta di riforma degli ordini dovrebbe creare le condizioni per emancipare queste importanti istituzioni  dalla subalternità sindacale perché la loro natura pubblica non può essere condizionata da quella privata del sindacato
· cambiare la natura giuridica degli ordini per farli diventare enti sussidiari è molto pericoloso per la professione e per il cittadino perché inseguire il business della formazione significa  disattendere  lo scopo principale della deontologia.
 
I fatti sono due. Nel Veneto si sta prefigurando una operazione definita “oltre il CUP” dalle cui vicende si intuisce che è in atto un negoziato che appare poco trasparente tra la Fimmg e Regione per imporre ai medici di famiglia l’obbligo di prenotare per i loro malati gli esami diagnostici necessari presso i vari laboratori.
 
Alcuni consiglieri e presidenti di ordini e diversi medici hanno manifestato a tal riguardo le loro preoccupazioni, chiedendo chiarimenti e l’apertura di una discussione pubblica.
 
La risposta della Fimmg è stata quanto mai sconcertante: ha ridotto di fatto al silenzio gli ordini, ha minacciato di denunciare i medici che hanno sollevato delle perplessità ed ha fatto balenare la possibilità di un risarcimento esorbitante pari a 1 milione di euro semplicemente perché sarebbe stato travisato il significato di una certa sperimentazione. Risultato: paralisi, terrore, disorientamento, disappunto, rabbia, sconcerto.
 
Non discuto di prenotazioni. Saranno i medici veneti a decidere se tocca a loro fare gli impiegati e se prenotare è o non è un atto medico, però pubblicamente denuncio come questione politica  la subalternità degli ordini del Veneto alla Fimmg  e chiedo alla Fnomceo di garantire ai propri dirigenti la necessaria autonomia di pensiero e di giudizio tutelandoli contro possibili ritorsioni. Questa incredibile vicenda dimostra la inidoneità politica del disegno di legge a risolvere i problemi veri degli ordini.
 
Sicilia. Gli ordini dei medici della Sicilia hanno istituito una fondazione, che per bocca del presidente dell’Omceo di Palermo Toti Amato (vedere video allegato) anticipa di fatto arbitrariamente la trasformazione da ente ausiliario ad ente sussidiario degli Ordini prevista dal ddl Lorenzin. Lo scopo dichiarato è entrare nel business dei finanziamenti europei per la formazione professionale e monopolizzare la gestione dell’ecm.
 
A parte la facile obiezione su “quale formazione” rispetto a una professione per molte ragioni in crisi, l’obiezione che avanzo è politica: a che titolo gli Ordini della Sicilia decidono di disattendere la legge istitutiva degli ordini decidendo “meae spontis sum” di cambiare la propria natura giuridica disattendendo alle sue principali funzioni istituzionali?
 
Credo che la Fnomceo, la cui governance appare sempre più smarrita, tanto rispetto al Veneto che in Sicilia, sia molto in imbarazzo in parte perché anche alcuni suoi dirigenti nazionali sono di nomina sindacale, in parte perché sostiene il disegno di legge sugli ordini, in parte perché si vocifera che a sua volta voglia fare una fondazione per sistemare qualcuno.
 
Ma anche il ministero della Salute non è meno in imbarazzo dal momento che non si capisce per quale ragione la ministra Lorenzin abbia firmato una proposta di legge tanto sconsiderata e lesiva anche delle sue proprie funzioni.
 
Per cui non mi resta che rivolgermi alla Commissione Affari Sociali della Camera che sta discutendo il provvedimento, invocando il suo senso di responsabilità e il suo senso dello Stato, per pregarla di dare parere negativo e nello stesso tempo invitando il ministero competente a diffidare gli Ordini siciliani anche perché in caso contrario sarà il ministro responsabile a pagarne le conseguenze politiche. Allo Stato attuale non c’è nessuna norma che autorizza gli ordini a diventare enti sussidiari dello Stato.
 
E’ evidente che se il disegno di legge sugli ordini lascerà queste istituzioni nelle mani del sindacato e se diventeranno enti sussidiari per la regola transitiva il business sulla formazione degli enti sussidiari sarà controllato dal sindacato. Per il ministro Lorenzin un vero capolavoro.
 
Non la faccio lunga. Basta. Fatela finita. Il gioco sta diventando pesante e rischia di prefigurare una nuova stagione di scandali. Pensate ai gravi problemi della professione e dei cittadini. Ai rospi io preferisco Platone ma a giudicare dall’aria che tira non sono il solo.
 
Ivan Cavicchi

20 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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