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Milano, ancora aggressioni in ospedale. Gli infermieri dicono “Basta. Vogliamo soluzioni tangibili”


Dopo gli ultimi due episodi accaduti in questi giorni al San Paolo e al Niguarda, NurSind lancia un appello alla Regione e alle forze politiche: “Vogliamo proposte tangibili per prevenire il fenomeno delle aggressioni in ospedale, quale il servizio di vigilanza 24 ore su 24 e un numero maggiore di vigilante”.

19 MAG - Appena celebrata la Giornata Internazionale dell'Infermiere, che il 12 maggio scorso ha portato nelle piazze e all'attenzione dei cittadini il grave fenomeno delle aggressioni contro il personale ospedaliero, il NurSind - Sindacato delle Professioni Infermieristiche - torna alla carica segnalando due gravi episodi che si sono verificati in questi giorni in due Pronto Soccorso di Milano.

“Al San Paolo, durante il turno di notte, un’infermiera di 36 anni è stata aggredita da un paziente dell’area psichiatrica, riportando gravi contusioni e una prognosi di 12 giorni” racconta Filippo Errante, delegato sindacale NurSind.

“All'Ospedale Niguarda, invece, è stata una paziente ad assalire una dottoressa in servizio, colpendola con un pugno al volto. Solo il tempestivo intervento degli infermieri ha fatto sì che l'episodio non avesse esiti ben più gravi” riportano in una nota i delegati sindacali NurSind Giovanni Aspromonte e Paola Pias.

“Questi episodi vengono frettolosamente considerati incidenti ma sono, purtroppo, solo gli ultimi casi di una lunga serie di violenze” dicono i delegati sindacali NurSind dei due nosocomi milanesi. “Un fenomeno, quello delle aggressioni, sempre più frequente, dovuto anche alle condizioni di lavoro a rischio. Gli operatori sono lasciati soli ad affrontare questo problema”.

Ecco perché NurSind chiede alle Amministrazioni di ogni Azienda Ospedaliera di prendere una posizione chiara e netta a difesa dei propri dipendenti vittime di aggressione. Non solo: il sindacato sollecita “proposte tangibili” per prevenire il fenomeno come, ad esempio, “il potenziamento numerico delle guardie giurate e l’estensione del servizio di vigilanza, 7 giorni su 7, sulle 24 ore nei locali del Pronto Soccorso e nell’area triage”, “come – spiegano - è stato fatto al San Paolo, dove l'azienda ha accolto le istanze del NurSind”.

Fondamentale, per il Nursind, è anche “sollecitare il Prefetto affinché i turni del posto di Polizia non restino mai scoperti”.

Non è la prima volta che NurSind si mobilita lamentando la poca sicurezza e anche il degrado dei Pronto Soccorso, “tra l'altro di notte affollati di homeless”. I delegati NurSind ribadiscono che la decisione di ignorare tutte le segnalazioni li costringerà d’ora in poi a rivolgersi direttamente agli organi preposti, “fino ad arrivare alla Procura della Repubblica”.

“Lanciamo un appello anche alla Regione e alle forze politiche, sperando che venga ascoltato” affermano Rosario Pagana e Nicoleta Veronica Voichescu del NurSind Milano. “Episodi analoghi di violenza a danno di infermieri e operatori sanitari sono avvenuti quest'anno anche al Fatebenefratelli e al Policnico. Noi diciamo basta”.
 
In base agli ultimi dati rilevati dal NurSind attraverso un sondaggio effettuato in questi mesi a livello nazionale, risulta che nel primo quadrimestre del 2017 sono stati aggrediti 1.163 operatori sanitari a fronte dei 1.999 per l’intero anno del 2016. “Se il trend di inizio anno fosse confermato, ci sarebbe una crescita esponenziale delle aggressioni del 75% rispetto al 2016”, denuncia il NurSind.

Alto anche il numero di infermieri che rivelano di essere stati aggrediti: ben il 60%. Ancora maggiore la percentuale di chi ritiene che il fenomeno sia in aumento o forte aumento: il 77,3%.

Pronto soccorso e reparti di emergenza rimangono le unità operative in cui le aggressioni si manifestano più frequentemente; crescerebbe, inoltre, la tendenza a colpire maggiormente le donne. Tempi di attesa, ritardi nelle visite mediche, pagamento dei ticket, sono i motivi scatenanti della violenza di pazienti e familiari verso il personale sanitario. “Un problema frutto delle disfunzioni organizzative nate dal perpetrato definanziamento alla sanità pubblica che si traduce nell’assenza dei servizi e nell'impoverimento delle risorse umane. Una mancanza di servizi adeguati che provoca rabbia nei pazienti, spinti a sfogare le loro frustrazioni contro gli operatori sanitari”, spiega il sindacato.

Il NurSind osserva come “a fronte di un fenomeno così grave, il Ministero della Salute si è espresso in maniera forte e chiara con la Raccomandazione n. 8, risalente al novembre 2007. La norma segnala infatti che ‘Ciascuna struttura sanitaria dovrebbe aver ormai implementato un programma di prevenzione della violenza, tra le cui finalità più importanti ci devono essere: - incoraggiare il personale a segnalare prontamente gli episodi subiti e a suggerire le misure per ridurre o eliminare i rischi; - facilitare il coordinamento con le Forze di Polizia o altri soggetti che possano fornire un valido supporto per identificare le strategie atte ad eliminare o attenuare la violenza nei servizi sanitari; - affermare l’impegno della Direzione per la sicurezza nelle proprie strutture. Occorre poi, una costante analisi delle situazioni lavorative, in modo da individuare continuamente i fattori di rischio, esistenti o potenziali, che aumentano la probabilità di occorrenza di episodi di violenza. In questo modo ogni Azienda sarà in grado di valutare la vulnerabilità degli ambienti di lavoro e determinare le azioni preventive maggiormente efficaci da adottare’”.

“Dopo la fase di analisi – evidenzia il sindacato - , si possono quindi definire le soluzioni per contrastare il fenomeno delle aggressioni, siano esse soluzioni strutturali e tecnologiche (installazione di impianti di allarme, serrature idonee, pulsanti antipanico...) o organizzative (sensibilizzare il personale affinché vengano sempre segnalate aggressioni o minacce; incoraggiare i visitatori al rispetto di orari e procedure; informare in modo corretto i pazienti in attesa)”.

“Le aggressioni non sono più eccezioni, ma mancano ancora vere tutele a sostegno degli infermieri e del loro lavoro” concludono Rosario Pagana e Nicoleta Veronica Voichescu. “Non ci si può fermare ai soli corsi di auto-difesa per gli operatori sanitari. Occorre stanziare maggiori risorse economiche per la vigilanza negli Ospedali, considerato che i posti di Polizia stanno scomparendo. Sarebbe fondamentale anche attivare un Tavolo regionale per la Sicurezza che coinvolga tutte le professioni sanitarie e le arti ausiliarie, le aziende e le istituzioni”.

19 maggio 2017
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