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Bambino morto di otite. Lavra (Omceo Roma): “Vigileremo sui farmaci non convenzionali, ma non bisogna generalizzare”


Per Giuseppe Lavra, presidente OMCeO provincia di Roma, in seguito al caso di Francesco, il bambino di 7 anni deceduto a seguito di una otite acuta affrontata impropriamente, raccoglie l'invito del Ministro della Salute a vigiliare sulla serietà dei professionisti, ma ci tiene a puntualizzare che non bisogna accusare la medicina non convenzionale.

31 MAG - “Quale presidente dell'OMCeO di Roma raccolgo volentieri l'invito del ministro Lorenzin di vigilare sulla serietà dei professionisti, avendo molto apprezzato la saggia posizione che ha assunto in relazione al caso doloroso e tragico del bimbo non adeguatamente curato, per il quale, oltre alla vicinanza, mi permetto anche di chiedere perdono alla famiglia in nome della professione, ove fosse accertato trattarsi di un errore medico”. Così commenta Giuseppe Lavra, presidente dell'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri (OMCeO), il caso di Francesco, il bambino di 7 anni deceduto a seguito di una otite acuta affrontata impropriamente.

“Occorre tuttavia puntualizzare - afferma Lavra - che nella fattispecie del caso in questione non è giusto generalizzare, accusando indirettamente un'area disciplinare medica, quella della medicina non convenzionale, di non essere legittimata alla professione. Va anche precisato che le medicine non convenzionali, altrimenti denominate complementari, fanno parte integrante e ufficialmente del mondo medico del nostro Paese da oltre un quarto di secolo, sono contemplate nel Codice di Deontologia Medica e sono riconosciute in tutto il mondo civile. Come può essere messa in discussione la loro legittimità?”

“Vale la pena di ricordare - continua il presidente dell'Ordine romano - che la medicina è una scienza umanistica in costante evoluzione e non è affatto una scienza esatta. Lo scibile medico si caratterizza secondo le conoscenze scientifiche disponibili, come peraltro e ben scritto proprio nel nostro Codice Deontologico. Tutte le branche e discipline mediche sono chiamate ad accrescere le conoscenze della medicina e ciascun medico deve sentire la responsabilità di esercitare la propria professione nel rispetto e nei limiti delle competenze acquisite secondo principi di appropriatezza e nel rispetto dell'ordinamento e del precetto deontologico”.

“Il mondo medico, già travagliato per molte ragioni - conclude il presidente dei camici bianchi capitolini, il più numeroso in Italia con i suoi oltre 41mila iscritti - deve poter agire in serenità e ha bisogno di recuperare una piena armonia nell'ambito interdisciplinare e unità d'intenti, nell'interesse della collettività. In sostanza è giusto che chi sbaglia paghi, il resto può essere maldicenza”.
 
 
Lorenzo Proia

31 maggio 2017
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