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12° Forum Risk Management. Prima giornata/2. Infermieri e ostetriche a confronto sulla legge per la sicurezza delle cure

di M.P.

Al Forum di Firenze si è parlato anche di cosa possono fare le professioni sanitarie nell’applicazione pratica della legge Gelli. Nonostante alcune critiche – mosse soprattutto sull’applicazione pratica del concetto cardine di buona pratica – le categorie hanno riconosciuto il ruolo attivo che sono chiamate a svolgere.

28 NOV - Professioni sanitarie e medici devono lavorare insieme, nell’interesse del paziente e di se stessi. È quanto emerge con forza dal dibattito sul contributo delle professioni infermieristiche e ostetriche per la gestione della legge 24/2017 che si è tenuto oggi al Forum Risk Management in corso a Firenze.
 
“La legge era molto attesa: riguarda tutte le professioni sanitarie, non solo i medici e interviene in un settore in cui il contenzioso è stato notevole e ha determinato il fenomeno della cosiddetta medicina difensiva – osserva Rossana Ugenti, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute – Il professionista che lavora con uno spirito di maggiore serenità può rendere una prestazione più adeguata, più sicura e più rispondente al bisogno di salute del paziente”.
 
“Manca una cultura del lavoro d’équipe tra le professioni – evidenzia Danilo Massai, presidente del Collegio Ipasvi di Firenze-Pistoia – Aiutandosi e sostenendosi si può aumentare la qualità, la sicurezza e l’appropriatezza delle cure”. Accanto a questo, i modelli organizzativi “devono approcciare per processi e non per prescrizioni, che non rispondono più ai bisogni di famiglie, pazienti o professionisti”.
Una nota positiva è arrivata da Saverio Francesco Proia, consulente dell’Anran, l'Agenzia di Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni: “Le trattative per i rinnovi contrattuali stanno procedendo in modo lento ma sicuro – afferma – È un rinnovo abbastanza complesso che ha necessità di confronti continui tra Aran e sindacati, sapendo però che si parte da un’impostazione data dalla controparte pubblica abbastanza chiara e precisa, oserei dire anche avanzata”. I due elementi evidenziati come centrali sono la capacità di sviluppare nuove relazioni sindacali che sappiano rendere protagonista chi lavora in sanità e la necessità di creare un percorso di carriera professionale degno di una professione complessa come quella degli infermieri, che va articolata secondo le sue specificità. 

 
Non sono mancate le critiche alla legge Gelli, che non cita esplicitamente le diverse professioni sanitarie e che pone delle difficoltà nella trasposizione nel quotidiano delle buone pratiche: “C’è stata una diffidenza di fondo sull’articolato di legge, qualche piccola critica al fatto che nel testo non compaia mai la parola infermiere e diverse riflessioni sulla parola chiave best practice”, sintetizza Saverio Andreula, presidente del Collegio Ipasvi di Bari.
 
Lo stesso Federico Gelli ribadisce che “la legge non è rivolta solo ai medici, ma a tutte le professioni sanitarie, che volutamente non vengono citate una a una ma che sono poste sullo stesso livello in quanto diritti e doveri”.
Durante il dibattito è stato comunque riconosciuto alla legge il merito di aver fatto “crescere il livello di consapevolezza di quelli che sono gli ambiti della pratica quotidiana. La professione infermieristica nello specifico è chiamata ad avere parte attiva per tutta la parte ancora da completare dei decreti attuativi”, come sottolinea Giovanni Muttillo, presidente del Collegio Ipasvi di Milano, Lodi, Monza, Brianza.
 
A proposito di ruolo attivo, la Federazione nazionale collegi ostetriche non è stata a guardare: “La Fnco subito dopo l’approvazione delle legge 24 ha messo in cantiere iniziative per coinvolgere tutta la classe dirigente della categoria”, ripercorre Maria Vicario, presidente Fnco. A questo è seguita la registrazione presso l’albo ministeriale di una società scientifica e la creazione di una fondazione. “Questo significa aver creato un braccio operativo di tipo scientifico e di ricerca che la federazione deve assolutamente possedere”, conclude Vicario.
 
Michela Perrone

28 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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