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Acn specialistica ambulatoriale. “Firmato l’accordo è necessario far ripartire la contrattazione per il prossimo triennio”. Intervista a Magi (Sumai) e Pomo (Sisac)


Il coordinatore della Sisac, e il segretario generale del Sumai Assoprof racciano un bilancio della trattativa appena conclusa e rilanciano sulla necessità di far ripartire la contrattazione per il prossimo triennio. Magi: "Le Regioni e lo Stato dovrebbero investire un po’ di più per il personale che è quello poi che fa la sanità dando quindi un segnale forte agli operatori". Pomo: "Le risorse complessive ammontano a circa 240 mln per il comparto. Quello che andrà discusso è come impiegarle".
 

30 MAR - Si è appena concluso con la firma il rinnovo dell’Accordo Collettivo Nazionale per la specialistica ambulatoriale interna veterinaria e altre professionalità sanitarie. Un accordo importante che riconosce agli specialisti un ruolo nella realizzazione degli obiettivi prioritari di politica sanitaria nazionale (Piano cronicità, Piano vaccinale, l’accesso improprio ai PS, il governo delle liste d’attesa e l’appropriatezza). In questa chiacchierata informale a margine della firma il coordinatore della Sisac, Vincenzo Pomo, e il segretario generale del Sumai Assoprof, Antonio Magi, tracciano un bilancio della trattativa appena conclusa e rilanciano sulla necessità di far ripartire la contrattazione per il prossimo triennio.
 
 
Quest’accordo – spiega Vincenzo Pomo coordinatore della Sisac – per gli specialisti ambulatoriali ha una valenza prettamente economica in quanto loro hanno definito la parte normativa nel 2015, prima degli altri. Ci sono comunque ancora delle questioni aperte sul versante economico, e mi riferisco al triennio 2016-2018, che vanno chiuse con la definizione del trattamento economico per mandarlo a regime nel 2019. E questo è propedeutico per far ripartire la contrattazione per il prossimo triennio”.
 
Sotto l’aspetto normativo – chiarisce Pomo – abbiamo provveduto a definire alcune priorità che richiedevano una soluzione negoziale. Questo ci permetterà di gestire meglio la specialistica ambulatoriale e quindi le liste d’attesa, ridurre l’accesso ai pronto soccorso, governare la cronicità e la presa in carico dei pazienti in un rapporto equo ospedale-territorio.  Nel tempo la programmazione regionale dovrà puntare ad un ruolo sempre più incisivo e importante per chi lavora nel territorio. Naturalmente il territorio richiede un modello organizzativo più incisivo che tenga conto delle necessità dei medici affinché questi vengano messi nelle condizioni di operare al massimo e di garantire le prestazioni richieste e l’efficienza del sistema. Non dobbiamo dimenticare che Le regioni con gli specialisti hanno un rapporto privilegiato perché sono gli unici convenzionati che lavorano all’interno delle strutture pubbliche. E quindi c’è un legame stretto tra queste figure e i Servizi sanitari regionali”.
 
Per Antonio Magi segretario generale del Sumai Assoprof questa convenzione è stata “Importante. Abbiamo chiuso un lavoro iniziato nel 2015 con l’accordo collettivo sulla parte normativa. In questo tempo abbiamo definito ancora meglio il ruolo della specialistica che esce rafforzata nell’ambito di quelle che sono le proprie peculiarità. Viene specificata l’importanza e la centralità della specialistica ambulatoriale per quanto riguarda la gestione delle patologie croniche; per diminuire gli accessi impropri al Pronto soccorso. Potenziare la specialistica significa sfoltire le lista d’attesa evitando che siano proprio i pazienti più deboli e più bisognosi ad essere costretti ad andare al Pronto soccorso. Poi il fatto delle vaccinazioni, la possibilità anche nostra di integrarci in tutte le tipologie di vaccinazioni in età pediatrica e in età adulta”.
 
Definito quindi questo Acn Vincenzo Pomo ribadisce l’importanza di ripartire con la parte economica poiché dice “in questo momento sulla parte economica esiste una trattativa che va in parallelo con i medici dipendenti. L’ultima finanziaria ha stabilito incrementi contrattuali molto vantaggiosi per i medici sia dipendenti che convenzionati e in questa fase c’è un confronto serrato tra Regioni e Stato per individuare la fonte di finanziamento. Al momento ci sono delle proposte sul tavolo. È evidente che tutto quello che sarà deciso ad un tavolo automaticamente passerà anche all’altro. È impensabile che le percentuali siano diverse. L’aspetto più importante è quello economico il nostro auspicio è di chiudere entro l’anno in modo da avere le risorse da riconoscere come arretrato e le risorse da mettere in busta paga come incremento strutturale quindi a regime a partire dal 1 gennaio 2019”.
 
Si può prevedere una calendarizzazione dei lavori? “La calendarizzazione – spiega il coordinatore SIsac – dipende da come evolve la parte economica. Si deve chiarire da quando partono gli incrementi, perché la misura è stabilita. Il problema su cui si sta discutendo è da quando far partire gli incrementi . Mi risulta che già nel comparto hanno definito una scadenza, credo che sia il primo aprile, spero che anche per i medici dipendenti e convenzionati si stabilisca un accordo.
 
L’auspicio di Magi su questo punto è di “aprire prima possibile le trattive. Per rimettere in moto la macchina in maniera regolare e non emergenziale come è stato fatto in questi anni. Sicuramente le risorse sono poche. La parte economica non rappresenta un grande investimento considerando il ritardo di otto anni. Però è un ristoro almeno di quella che è stata la perdita economica in questi anni. L’altro discorso importante è che il rinnovo contrattuale della specialistica ambulatoriale vale circa tra i 30 e i 32 milioni di incremento che però, se rapportati ai 114 miliardi del fondo sanitario, fa capire quanto tutta la parte medica non venga considerata nel giusto modo in quanto essenziale per il Ssn. Le convenzioni in totale valgono 250 milioni in rapporto ai 114 miliardi è un po’ poco”.
 
Le Regioni e lo Stato – conclude Magi – dovrebbero investire un po’ di più per il personale che è quello poi che fa la sanità dando quindi un segnale forte agli operatori sia medici che delle altre professionalità sanitarie. Questo creerebbe le condizioni migliori per farli lavorare insieme essendo il lavoro futuro un lavoro in equipe. Non si può infatti, pensare che ci siano differenze tra le categorie. Per lavorare in gruppo occorre dare quel minimo di incentivazioni, far capire agli operatori che sono al centro in modo da offrire l’assistenza che il cittadino si aspetta di avere.
 
Le risorse complessive sulla massa salariale ammontano a circa 240 mln per tutto il comparto. – chiarisce Vincenzo Pomo - Le risorse sono quelle: ne di più né di meno. Quello che andrà discusso è come impiegare tali risorse. Il mandato che abbiamo avuto dal Comitato di settore è utilizzare gli incrementi in maniera tale da privilegiare la parte variabile del compenso cioè cominciare, anche nel settore della Convenzionata come previsto per la dipendenza, a remunerare non sulla base paritaria ma fermo restando la base della remunerazione immaginare che le risorse siano sempre più progressivamente spostate sugli obiettivi”.

30 marzo 2018
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