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16º Congresso Internazionale SOI. Oculisti a confronto tra nuove tecnologie e criticità


Si apre a Milano, il 16 maggio, il congresso della Società oftalmologica Italiana. Riflettori puntati su nuovi farmaci, aggiornamenti tecnologici per la chirurgia e buone pratiche per l’organizzazione dell’assistenza. Ma anche su difficoltà e ritardi dell’oculistica italiana soprattutto nel pubblico. Necessario diffondere l’abitudine alle visite periodiche per salvaguardare la vista.

14 MAG - Da una parte un mondo in perenne mutamento, che propone tecnologie e terapie mediche sempre più all’avanguardia. Dall’altra un sistema sanitario che arranca a causa della mancanza di risorse adeguate.
 
Un paradosso contro il quale devono combattere gli oculisti italiani che si riuniranno a Milano, dal 16 al 19 maggio prossimi, per il 16° Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana (SOI).
 
“Uno dei due congressi SOI dell’anno è un’occasione per tutti i colleghi per aprirsi al contesto internazionale: il confronto con gli Stati Uniti, il Giappone e con gli stati più avanzati d’Europa è sempre stato un momento importante per la nostra specialità – ha sottolineato Matteo Piovella, presidente della SOI – rispetto al passato però le cose sono molto cambiate: se prima potevamo dire  a ragione di essere all’avanguardia, da alcuni anni le migliori tecnologie non sono disponibili negli ospedali pubblici e il paziente è obbligato a rivolgersi al privato”.
 
Un esempio su tutti? L’intervento di cataratta. Da alcuni anni può essere l’occasione per correggere i più importanti difetti di vista quali miopia, astigmatismo, ipermetropia e presbiopia a lenti multifocali di nuova generazione (Trifocali e Edof). Metodiche, che però nel Pubblico, spiega Piovella, sono interdette ai pazienti: “Su 600mila cataratte che facciamo ogni anno, quelle con cristallini di nuova generazione multifocali sono solo 6mila, cioè l’1 per cento, e nessuna nel pubblico: per confronto, in altri Paesi come la Germania sono ormai al 15 per cento del totale –  ha aggiunto– questo, come ho ripetuto più volte, è primariamente un problema di risorse finanziarie; per l’intervento di cataratta, il Ssn rimborsa circa 800 euro, contro i 3mila che vengono rimborsati in Germania: si può ben capire che, finché permane questa situazione, la possibilità di operarsi con le nuove metodiche sarà sempre preclusa ai pazienti che si rivolgono agli ospedali pubblici”.
 
A questo si aggiungono anche criticità di carattere organizzativo e di competenze chirurgiche. L’intervento con le lenti multifocali implica infatti una serie di procedure di valutazione del paziente e di preparazione all’operazione, che sono molto diverse da quelle tradizionali adottate normalmente. Ma il nostro Paese non solo è rimasto indietro di almeno 10 anni, ma non esistono neanche adeguate esperienze cliniche dedicate. La SOI si è quindi attivata istituzionalmente per fare adottare le nuove tecnologie negli ospedali: “Siamo nella condizione di dover organizzare un documento per indicare ai colleghi i corretti adempimenti quando saranno disponibili le nuove tecnologie negli ospedali pubblici”.
 
Sul fronte delle nuove tecnologie ci sono nuove chance per i pazienti, comela nuova tecnica SMILE per la chirurgia refrattiva (cioè per l’intervento di correzione dei difetti visivi). “La SMILE ha rappresentato un vero avanzamento per la chirurgia refrattiva; oggi è prevalentemente dedicata alla correzione della miopia. Si tratta di una tecnica laser controllata da un computer che, con una precisione straordinaria, disegna all’interno della cornea un lenticolo cioè una piccola lente centrale, separata dal tessuto circostante, che viene successivamente rimossa dal chirurgo – ha spiegato Piovella – in sostanza l’intervento consiste nell’estrarre una parte di tessuto corneale, senza ablare  la cornea, come quando si utilizza il laser ad eccimeri , evitando per questo la presenza di cicatrici corneali postoperatorie significative: i risultati per il paziente sono ottimi”.
 
Invece sul fronte del trattamento del glaucoma, si sta diffondendo negli Stati Uniti l’utilizzo degli stent.  “Si tratta di piccoli tubicini metallici che vengono inseriti chirurgicamente a livello del trabecolo dell’occhio in modo da creare un bypass per l’umor acqueo, e abbassare così la pressione intraoculare che è all’origine del danno al nervo ottico”.  
Nel caso della degenerazione maculare si deve procedere speditamente per allargare l’accesso alle terapie a base di iniezioni intravitreali di anti-VEGF.
 
Anche i tanto attesi risultati sui farmaci di seconda e terza generazione si fanno ancora desiderare  “Lamentiamo nel nostro paese ancora un problema organizzativo, dovuto alla ‘ghettizzazione’ di questi farmaci nella fascia H, – prosegue Piovella – questo fa sì che in un anno in Italia si fanno circa 300mila iniezioni, cioè un terzo di quelle che si praticano in Germania, in Francia o in Inghilterra che sono le nazioni con cui ci confrontiamo: su questo fronte continueremo come SOI a fare pressioni perché i vincoli vengano tolti e la terapia liberalizzata a vantaggio di tutti quanti ne hanno diritto.
 
Nella degenerazione maculare è fondamentale la prevenzione. Per questo, è sicuramente da valutare positivamente la commercializzazione di un collirio in grado di schermare l’occhio dai raggi UV-A e dalla luce blu, tra i fattori ambientali di rischio per le maculopatie.
“In un paese come il nostro, in cui non c’è una cultura di protezione dell’occhio dal sole, possono essere sicuramente utili, soprattutto nelle persone che per altre condizioni sono obbligate ad applicare un collirio: senza cambiare le proprie abitudini, danno una protezione in più”, ha sottolineato Piovella.
 
Fondamentale la prevenzione. Ma non bisogna dimenticare come la salute della vista si preserva seguendo semplici regole di comportamento, come fare una visita oculistica periodica. Iniziando dai più piccoli. “I controlli periodici da uno specialista sono l’arma più preziosa per arrivare in tempo e salvare la vista” ha concluso Piovella.

14 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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