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Medicina sportiva e Malattie non trasmissibili. Il modello italiano si afferma nel Mondo


Se ne è parlato in un convegno in Parlamento promosso dalla Federazione Medico Sportiva Italiana. Il riferimento alla nascita a Milano, nel 1957, della prima Scuola Universitaria al mondo di Specializzazione in Medicina dello Sport e in cui concorrono - insieme alla Medicina dello Sport come medicina di prevenzione e di precisione - la formazione e la ricerca scientifica. Un modello presentato dalla stessa Fmsi alla recente assemblea delle Nazioni Unite nell'ambito della sessione dedicata alle malattie non trasmissibili.

04 OTT - “La Federazione Medico Sportiva Italiana relaziona all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Prevenzione e lotta alle malattie non trasmissibili: quali prospettive per l’Italia a seguito dell’approvazione della risoluzione Onu”. È questo il titolo del Convegno scientifico che si è svolto ieri, presso il Parlamento italiano a Palazzo San Macuto, organizzato dalla Fmsi sul tema della prevenzione e del contrasto alle malattie non trasmissibili, che proprio la scorsa settimana è stato oggetto di un’importante risoluzione dell’Onu sottoscritta anche dal Governo italiano al termine della 73esima edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.


Insieme al Presidente Casasco sono intervenuti Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Fabio Pigozzi, Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” e - confermato da poche settimane - Presidente della Federazione Internazionale di Medicina dello Sport, e Sergio Pecorelli, Presidente della “Giovanni Lorenzini Medical Foundation, New York” e Professore Emerito dell’Università degli Studi di Brescia.

Il Convegno ha fatto seguito all’audizione dello scorso 5 Luglio del Presidente, Maurizio Casasco, presso le Nazioni Unite proprio su questo tema: "Un intervento di grande rilevanza, giacché rappresenta il riconoscimento a livello internazionale del background culturale e scientifico della Fmsi che raccoglie l’eredità di quel 'modello italiano' che ha portato alla nascita proprio a Milano, nel 1957, della prima Scuola Universitaria al mondo di Specializzazione in Medicina dello Sport e in cui concorrono - insieme alla Medicina dello Sport come medicina di prevenzione e di precisione - la formazione e la ricerca scientifica", sottolinea in una nota la Federazione.

Con l’organizzazione di questo evento la Federazione Medico Sportiva Italiana ha voluto favorire anche un confronto sul tema con il mondo della politica, che "proprio a questo modello di eccellenza italiana - riconosciuto e ammirato in tutto il mondo - dovrebbe guardare per trarne gli strumenti indispensabili alla prevenzione delle malattie non trasmissibili e identificare, così, le misure necessarie di sostegno atte a promuovere un vero processo di innovazione sociale e culturale".

"La Federazione - già riconosciuta dall’Onu quale modello di riferimento - vuole mettere a disposizione del Governo, del Parlamento e di tutte le Istituzioni coinvolte questo bagaglio di conoscenze acquisito in novanta anni di attività, auspicando che questa iniziativa possa essere per il futuro un esempio di proficua collaborazione tra Istituzioni e comunità scientifica e che possa essere da supporto per le prossime iniziative che il Governo dovrà adottare sul tema a livello nazionale e internazionale", prosegue la nota Fmsi.
 
"Quello della prevenzione e lotta alle malattie non trasmissibili è uno dei temi di maggiore rilevanza e attualità, su cui si sta concentrando l’attenzione di tutti i governi e delle grandi organizzazioni, come testimonia la risoluzione Onu in materia firmata al termine della 73esima edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite - spiega Maurizio Casasco, presidente Fmsi -. Questa azione richiede, anzitutto, un cambiamento radicale dell’approccio culturale e metodologico con il passaggio da una medicina clinica a una medicina di prevenzione e di precisione, che sappia anche orientare a nuovi stili di vita e sostenere nuovi sistemi di educazione sociale, fregiandosi di un più positivo contesto in cui debbono concorrere la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche insieme a un sistema normativo e fiscale atto a promuovere la cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti".
 
"Le malattie croniche e multifattoriali, note come malattie non-trasmissibili (NCDs), sono responsabili del 91% dei decessi in Italia: le quattro principali sono quelle cardiache, diabete, cancro e malattie respiratorie, e rappresentano la maggiore preoccupazione di tutti i governi e delle grandi organizzazioni. Il loro dilagare è conseguenza delle complesse interazioni tra fattori genetici individuali e di popolazione e tendenze universali come l'invecchiamento, l'urbanizzazione indiscriminata, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la diffusione mondiale di stili di vita malsani: oggi, le NDCs uccidono sette persone su 10 in tutto nel mondo (41 milioni), tra cui 15 milioni tra 30 e 69 anni, soprattutto nei paesi in via di sviluppo - ha detto Giuseppe Novelli, Rettore dell'Università Tor Vergata -. Fra le 13 azioni su cui i grandi della terra si sono impegnati, pochi giorni fa, per ridurre di oltre il 40% il numero dei morti entro il 2025, figurano leggi e misure fiscali per proteggere le persone dai principali fattori di rischio, campagne di educazione pubblica e sensibilizzazione, vaccinazione a largo raggio contro l'Hpv e interventi contro ipertensione e diabete. Tutto ciò richiede un cambiamento radicale dei modelli di cura fino ad oggi utilizzati nel mondo, e lo sviluppo di nuovi protocolli di intervento a livello globale con nuove tecnologie, nuovi sistemi educativi, nuovi strumenti finanziari, nuove forme di collaborazioni e di interazioni tra i diversi attori (governi, università, associazioni di pazienti, industria, società civile)".
 
"Ritengo che l’unica vera azione a costi sostenibili e dai vantaggi a breve, medio e lungo termine sia la prevenzione. La prevenzione è efficace se iniziata precocemente, quando massime sono la plasticità delle persone e pertanto la riduzione del rischio di malattia. Penso - ha aggiunto Sergio Pecorelli, Presidente della Giovanni Lorenzini Medical Foundation New York - che puntare sulla prevenzione (stili di vita corretti e comportamenti adeguati, in particolare, grazie all’esercizio fisico) durante tutto il corso della vita iniziando dai primi mille giorni, e cioè dal momento del concepimento al compimento del secondo anno di vita o addirittura da prima del concepimento, sia un dovere di ciascun Paese, onde assicurare, con la diminuzione delle malattie e l’aumento del benessere della popolazione, maggiore sostenibilità al sistema sanitario universalistico".
 
"Quello della prevenzione e della lotta alle malattie non trasmissibili è uno dei temi di maggiore rilevanza e attualità, su cui si sta concentrando l’attenzione di tutti i governi e delle grandi organizzazioni, come testimonia la risoluzione Onu in materia firmata al termine della 73esima edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tematiche che da anni vedono in prima fila il modello italiano di Medicina dello Sport, che da sempre sostiene l’attività fisica unitamente alla tutela sanitaria delle attività sportive come formidabili strumenti di profilassi e terapia. Tale modello italiano dunque, sia nell’ambito della prevenzione con lo screening prepartecipativo – prima legge nel mondo dal lontano 1950 – sia nell’ambito della formazione – prima scuola di specializzazione nel mondo a Milano nel 1957 – costituisce un valore preso d’esempio dalla Federazione Internazionale di Medicina dello Sport, che premia innanzitutto la lunga tradizione e la considerazione alla Medicina dello Sport Italiana in tutto il mondo", ha concluso Fabio Pigozzi, Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” .

04 ottobre 2018
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