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Salute mentale. Serve una svolta nelle cure psichiatriche nelle Regioni

di Fabrizio Starace

La diffusione delle informazioni, a partire da quelle che la Siep ha elaborato documentando il sotto-finanziamento del sistema, sembra essere caduta nella sostanziale indifferenza dei decisori politici, forse a causa della necessità, che la lettura dei dati imporrebbe, di procedere in alcuni contesti regionali a revisioni radicali del sistema di cura per la salute mentale

05 OTT - Conoscere per deliberare, ovvero valutare per programmare: il 2 maggio di quest'anno è stato ufficialmente pubblicato dal Ministero della Salute il Rapporto Salute mentale relativo ai dati del 2016. A nostra conoscenza si tratta della più estesa (e regolarmente aggiornata) raccolta di informazioni che un Paese rende disponibile sul proprio sistema di cura per la Salute Mentale.

Questa seconda edizione del Rapporto recupera anche alcuni limiti e criticità incontrate nella rilevazione iniziale: una nuova Regione, la Sardegna, ha cominciato a conferire i dati; le strutture residenziali e semi-residenziali sono state calcolate con la relativa dotazione di posti; le dimissioni dai reparti di psichiatria sono state distribuite per struttura di ricovero e per raggruppamenti diagnostici; infine, nella quarta parte del Rapporto, sono state introdotte schede regionali con un gruppo selezionato di indicatori.

Come per la prima edizione del rapporto la Siep ha prodotto una sistematizzazione delle informazioni disponibili ed una loro sintesi in 29 indicatori che vengono qui presentati a sostanziare l’evidenza di disuguaglianze non più tollerabili sul territorio nazionale. All’analisi della rilevazione puntuale quest’anno si associa il confronto con i dati 2015.

Incremento delle strutture territoriali
Rispetto all’anno precedente la rete dei servizi registra un significativo incremento delle strutture territoriali mentre il numero di posti letto di degenza ordinaria presenta una riduzione. Il personale impiegato risulta in crescita. È probabile tuttavia che in alcuni casi le variazioni evidenziate rappresentino “aggiustamenti” di rilevazioni incomplete o parziali riportate l’anno precedente. È poco probabile, infatti, che nel breve volgere di un anno vi sia stato un reale aumento delle strutture territoriali dei Dsm (da 2,2 del 2015 a 2,6 / 100.000 ab. maggiorenni del 2016). Anche il +8,1% nella dotazione complessiva di personale appare in contraddizione con una condizione di sofferenza da più parti evidenziata e che non ci pare nel 2016 sia stata affrontata con i risultati che leggiamo nei numeri. Potrebbe in questo caso trattarsi del risultato di una attribuzione ai Dsm di unità di personale di area disciplinare affine alla Salute mentale (es: psicologi, assistenti sociali, Trp, educatori…) ma che in realtà svolgono la propria attività presso altre macro-strutture aziendali (es. cure primarie, distretti).

Si rileva inoltre una riduzione del tasso di incidenza trattata, con un incremento del tasso di incidenza di schizofrenia (+16,4%), a segnalare un probabile innalzamento della soglia d’accesso che privilegia i casi potenzialmente più gravi.

I farmaci e i numeri
Quanto alla terapia psicofarmacologica, si registra un forte incremento dei soggetti ai quali sono stati prescritti farmaci antipsicotici e un più contenuto aumento di coloro ai quali è stato prescritto litio. Anche in questo caso, è difficile credere che le persone cui sono stati prescritti farmaci neurolettici siano aumentate, sul territorio nazionale, del 30% circa, e vanno quindi analizzati i motivi di tali discrepanze. Il fenomeno, particolarmente evidente in alcune Regioni, richiederebbe un’attenta revisione locale.

Come si vede, vi sono ambiti in cui sarebbe giustificato – sulla base delle informazioni certificate dalle stesse Regioni – un intervento diretto del Ministero volto a chiarire o eventualmente correggere le differenze riportate. L’intento è di scongiurare il pericolo che queste informazioni costituiscano strumento troppo complesso e articolato per essere effettivamente utilizzato e non divengano un formidabile strumento di "accountability" su cui riflettere per programmare. Lo sforzo compiuto rischia cioè di rimanere mero esercizio accademico, se non lo si adopera come base dati cui dare senso nel contesto storico, assistenziale e socio-economico, e dal quale trarre indicazioni per scelte di programmazione e cambiamento. Ad ogni buon conto il rapporto completo eè da qualche giorno disponibile gratuitamente sul sito della Siep.

I dati
Ci è parso infatti di cogliere che alla enorme mole di dati già disponibili col primo Rapporto abbiano dedicato attenzione solo i professionisti e le realtà associative di familiari e utenti. Come se la carenza di risorse (professionali ed economiche), la scarsa accessibilità del sistema, la sua staticità rispetto alla mutata domanda di assistenza, la prevalenza di approcci farmacologici, fossero una questione di interesse limitato forse, solo agli oltre 800 mila cittadini italiani seguiti dai Servizi, ai milioni di loro familiari colpiti indirettamente dalla malattia mentale del congiunto, e a quei professionisti che tra mille difficoltà tentano quotidianamente di dar corpo a un’idea di salute mentale di comunità sempre più esposta al rischio di depotenziamento, innanzitutto culturale.

Le informazioni
La diffusione delle informazioni, a partire da quelle che la SIEP ha elaborato documentando il sotto-finanziamento del sistema, sembra essere caduta nella sostanziale indifferenza dei decisori politici, forse a causa della necessità, che la lettura dei dati imporrebbe, di procedere in alcuni contesti regionali a revisioni radicali del sistema di cura per la salute mentale. Ed è paradossale che ciò avvenga proprio in occasione dell’anno in cui si celebra il quarantennale della Legge 180, che ha certamente rivoluzionato aspetti cruciali dell'assistenza psichiatrica – i dati riportati lo confermano al di là delle opposte visioni ideologiche – ma in molti casi attende ancora piena applicazione ed attualizzazione, alla luce dei mutamenti sociali ed economici intervenuti. Di questi temi si discuterà ampiamente nel corso del XIII Congresso Nazionale della SIEP, che si terrà a Rimini dall'11 al 13 ottobre.

Fabrizio Starace
Presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica


05 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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