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La responsabilità di un intervento è di tutta l’équipe. Il Tribunale di Roma ribadisce che tutti i medici hanno gli stessi doveri 


La responsabilità professionale per l'errore diagnostico è di tutti i medici che fanno parte dell'equipe chirurgica e che rispondono degli errori diagnostici in base al principio/dovere dell'obbligo di controllare anche l'operato degli altri. LA SENTENZA.

02 GEN - Il Tribunale di Roma (sentenza 17586/2018) conferma: degli errori diagnostici intra-operatori sono chiamati a rispondere tutti i medici dell'equipe perché ognuno ha l’obbligo di diligenza che non è limitato alle sue sole mansioni, ma riguarda anche il controllo dell'operato degli altri e degli errori evidenti e non settoriali commessi dai colleghi.

Il fatto
Una paziente con dolori alla regione pelvica che duravano da tempo, si sottoponeva a svariati esami ecografici, i cui referti evidenziavano l'esistenza di
un teratoma cistico a carico dell'ovaio sinistro. Il medico curante dava come indicazione la necessità di un intervento chirurgico di asportazione laparoscopica.

La paziente subiva quindi la resezione ovarica, ma per il perdurare della sintomatologia dolorosa a carico della regione pelvica, si sottoponeva a nuovo esame ecografico dal quale apprendeva che "non solo (l'intervento effettuato) non era stato risolutivo, ma era stato erroneamente eseguito … in quanto intervenuti sull'annesso destro piuttosto che su quello sinistro gravato dalla neo formazione cistica" e che, in definitiva, la relativa condizione clinica era rimasta inalterata, e la signora era così costretta a sottoporsi ad un nuovo intervento laparoscopico.

La sentenza
Per il Tribunale, particolarmente grave è il fatto che i medici dell'equipe, anche se si erano accorti che sull'ovaio destro c’era effettivamente un corpo luteo cistico, "non abbiano considerato la necessità di proseguire l'esplorazione laparoscopica rimuovendo, sull'ovaio sinistro, quanto emergeva univocamente dalla documentazione ecografica a disposizione che, può darsi, abbiano finanche male interpretato, cadendo in un doppio errore diagnostico oltre che d'esecuzione".

Secondo la documentazione fornita durante il giudizio, l'omessa diagnosi intra-operatoria era ingiustificabile. Ha rilevato il CTU che "la problematica diagnostica...poteva essere affrontata e gestita durante l'atto operatorio solo con una diligente completa conoscenza del quadro clinico-anamnestico dell'attrice".

Questo se ben conosciuto, ha proseguito, "avrebbe dovuto imporre all'equipe chirurgica un atteggiamento diagnostico differente, teso alla ricerca e all'identificazione della specifica formazione cistica ovarica".

il Tribunale di Roma ha quindi ribadito e stabilito che i medici possono essere ritenuti solidalmente responsabili del danno a un paziente durante un'operazione chirurgica a prescindere dai ruoli e dai loro compiti individuali e in questo senso hanno richiamato un principio di diritto consolidato, ricordando la sentenza 2060/2018 della Corte di Cassazione in cui si è stabilito che tra gli obblighi di ciascun componente di un equipe chirurgica rientrano anche quello di esaminare, prima dell'operazione, la cartella clinica contenente tutti i dati del paziente per verificare la necessità di adottare particolari precauzioni e quello di segnalare il dissenso rispetto alle scelte chirurgiche effettuate o anche la scelta stessa di procedere all'operazione.

02 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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