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Enpaf. Dalla libertà di adesione all’abrogazione della finestra di disoccupazione. Il punto di vista di Conasfa sulla riforma dell’Ente


La Federazione nazionale delle associazioni dei farmacisti non titolari lancia alcune proposte per la riorganizzazione dell’Ente previdenziale dei farmacisti. “Servono azioni significative”

28 MAR - Libertà di adesione, abrogazione della finestra di disoccupazione e modifiche al regolamento dell’Ente previdenziale dei farmacisti. Queste alcune delle proposte di Conasfa (Federazione nazionale associazione farmacisti non titolari) per la riforma dell’Enpaf.
 
“Conasfa – si legge in una nota - è per la "libertà di adesione" del farmacista dipendente all'ENPAF perché i colleghi sono già obbligati al versamento contributivo (attraverso la busta paga) all'INPS e per i colleghi più giovani (iscritti dopo il 2004), la quota di solidarietà, non permette di maturare nessun premio per la pensione”.
 
Inoltre “i colleghi più anziani, "legati" al contributo ridotto, una loro eventuale uscita dall'Ente rischierebbe nella perdita del rimborso delle quote versate e la precarietà occupazionale (nelle assunzioni, nei contratti a tempo determinato, nel rinnovo del contratto stesso e nel valore dello stipendio) crea sofferenza nell'accettare quest'obbligo”.
 
“Se pur l'offerta dell'Ente – sottolinea Conasfa - ha degli aspetti interessanti a confronto con altre casse previdenziali, causa i punti sopra esposti, riteniamo si debba riconoscere al professionista dipendente la "libertà di adesione"”.
 
Altro tema evidenziato è quello della finestra di disoccupazione. “Questo è il capitolo più dibattuto e "odioso" perché penalizza il Farmacista Dipendente. In questi ultimi anni, la probabilità di trovarsi in stato di disoccupazione involontaria è molto elevata rispetto al passato. Le assunzioni possono durare per brevi periodi e/o frazionati nell'arco dell'anno anche dopo la scadenza della FINESTRA e il "mancato raggiungimento" del periodo di occupazione (almeno 6 mesi e 1 giorno) porta allo slittamento alla quota di contribuzione del 50% (ora € 2.300,00). Gioco forza non pochi farmacisti si cancellano dall'Albo. La lotta di CONASFA per abrogare la "finestra", purtroppo ha raggiunto solo l'estensione temporale della finestra stessa da 5 a 7 anni, oramai decaduta. C) 0,90%. E' la percentuale e NON una quota fissa, che l'azienda farmacia è tenuta a versare per la previdenza. Queste quote sono alimentate sia dal lavoro del Farmacista Titolare sia dal lavoro del Farmacista Dipendente. Riteniamo corretto la ridistribuzione a tutte le categorie iscritte all'Ente per la determinazione della prestazione previdenziale”.
 
Conasfa parla poi dei dipendenti non vincolati dall'Ente: “Condividiamo e appoggiamo il principio, ma dobbiamo definire il vero interlocutore cui rivolgersi: il "Politico" in Parlamento, luogo dove può essere modificato il comma della legge di riferimento (T.U. 1946). In dieci anni di attività CONASFA ha verificato: dai Partiti politici (inclusi i farmacisti in Parlamento) non sono avvenute azioni parlamentari sostanziali, sia di maggioranza sia trasversali tra le forze politiche.  L'iniziativa che possa unire le categorie dei Farmacisti, Medici e Veterinari è assai improbabile causa realtà e interessi diversi nelle varie casse professionali”
 
Ultimo aspetto riguarda alcune proposte di modifica del Regolamento ENPAF. “L'allungamento per un biennio della Finestra di Disoccupazione è stato il miglior risultato ottenuto, altre proposte sono sempre state osteggiate dai Ministeri di Controllo competenti (Lavoro e Sociale, Salute e Finanze)”. E poi il tema dell’Assemblea Generale dell'Enpaf: “E' formata dai Presidenti degli Ordini. Ordini presieduti nella stragrande maggioranza dai "farmacisti Titolari". Da questi ultimi, azioni significative sul tema non sono mai state valutate attentamente e portate in Assemblea pur conoscendo le realtà territoriali”.

28 marzo 2019
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