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Contratto medici e dirigenti. Cimo-Fesmed boccia proposte di Aran e Regioni: “Ambigue e insufficienti”


Tra i nodi “il mancato riconoscimento della decorrenza da gennaio 2018 sull’incremento economico del 3,48% e, soprattutto, è stato proposto un accorpamento degli attuali fondi contrattuali tra dirigenza medica, sanitaria non medica e professioni sanitarie in un unico fondo prefigurando un danno a carico esclusivo dei medici dipendenti del Ssn”.

28 MAG - “Nessun arretramento sulla tutela dei diritti a fronte delle ulteriori proposte peggiorative presentate da Regioni ed ARAN negli ultimi incontri per il rinnovo del contratto dei medici, e ricorso ad ogni strumento per garantire il futuro della professione”. È questa la decisione del coordinamento federale della nuova Federazione CIMO-FESMED, riunitosi per la prima volta in questi giorni a Roma, dopo la sua costituzione ufficiale.
 
La direzione CIMO-FESMED ha infatti definito “ambigue e insufficienti le recenti proposte di Regioni e ARAN, giacché permane il mancato riconoscimento della decorrenza da gennaio 2018 sull’incremento economico del 3,48% e, soprattutto, è stato proposto un accorpamento degli attuali fondi contrattuali tra dirigenza medica, sanitaria non medica e professioni sanitarie in un unico fondo (al quale, rispetto ai medici, le altre categorie apporterebbero cifre sostanzialmente inferiori se non, allo stato presente, nulle) prefigurando un danno a carico esclusivo dei medici dipendenti del SSN”.
 
“In un momento si evidente crisi del servizio sanitario – si legge in una nota -, dove il profondo disagio della categoria e la grave carenza di personale medico nelle strutture pubbliche rischia di abbassare pericolosamente i livelli minimi di assistenza, assistiamo a un atteggiamento irresponsabile delle istituzioni che su questioni normative di assoluta importanza quali le relazioni sindacali, la mobilità, il contratto individuale di lavoro o la carriera, hanno portato al tavolo tecnico proposte normative fortemente peggiorative e formule contrattuali poco qualificanti”.
 
“Tutto questo - ribadisce CIMO-FESMED - dimostra la mancanza di volontà delle istituzioni di affrontare un contratto che valorizzi davvero il lavoro dei professionisti e colmi le attuali carenze contrattuali, che stanno tra l’altro favorendo la fuga dei medici dalle strutture pubbliche con il rischio di arrecare un grave danno ai cittadini.  Di fronte a tale atteggiamento persecutorio, teso a smantellare le prospettive di un futuro per i medici dipendenti del SSN, la Federazione CIMO-FESMED adotterà ogni strumento e azione utile a tutelare gli interessi dei propri iscritti e di tutti i medici”.

28 maggio 2019
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