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Camici grigi. Fismu scrive a Mattarella: “Imbuto formativo e precariato demoliscono il diritto allo studio e al lavoro”


La denuncia: “Si parla di sanare ma, contrariamente a quello che sostengono alcuni sindacati, non sono i camici grigi i beneficiari di questo auspicato provvedimento, quanto piuttosto lo Stato stesso, i diversi governi che si sono succeduti, e la loro reiterata incapacità di garantire la corretta e completa formazione di tutti i medici”. LA LETTERA

24 LUG - Il Coordinatore dei Precari della Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu, Dario Calì, ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella esponendo le ragioni e le difficoltà dei medici più giovani, “relegati nel precariato e schiacciati da due fattori: da un lato l’errata programmazione centrale e regionale per l’accesso alle scuole di specializzazione e di medicina generale e del fabbisogno dei camici bianchi, e dall’altro dal cosiddetto imbuto formativo.

Fismu denuncia come questo problema, che viene da lontano, e che si acuisce anno dopo anno, riguarda oltre diecimila medici e non trova soluzioni adeguate e strutturali neppure con gli ultimi provvedimenti varati dall’attuale Esecutivo, e dal ministro Grillo, in primis con il cosiddetto Decreto Calabria.”
 
L’appello è rivolto al presidente della Repubblica, come garante della Costituzione, perché “assistiamo a una evidente e continuata violazione di due diritti fondamentali, come quello allo studio e al lavoro”.
 
Dario Calì, nella missiva lo espone con chiarezza: “Si parla di sanare ma, contrariamente a quello che sostengono alcuni sindacati, non sono i camici grigi i beneficiari di questo auspicato provvedimento, quanto piuttosto lo Stato stesso, i diversi governi che si sono succeduti, e la loro reiterata incapacità di garantire la corretta e completa formazione di tutti i medici. I quali per arrivare alla laurea sono già stati selezionati da un concorso a numero chiuso per la facoltà di medicina, hanno superato oltre 40 esami del corso di studi, elaborato la tesi finale e sostenuto l’esame di abilitazione. Questi medici meritano e hanno, quindi, il diritto di completare tutti il loro percorso formativo. Ma fino ad ora non è stato così! Ed è gravissimo e grottesco. La laurea in medicina è l’unico titolo che non garantisce la possibilità di accedere ai concorsi pubblici e di lavorare anche in convenzione col Ssn se non dotati di specializzazione”. 
 
“Ma al danno si aggiunge anche la beffa - continua - perché una volta nel limbo, non più camici bianchi, ma già grigi, le Aziende sanitaria si avvalgono di questi medici per tappare i buchi delle carenze di personale: per  sostituire i medici di medicina generale, con incarichi semestrali nelle guardie mediche, con assunzioni a partita iva nei pronto soccorso”.
 
“Tutto ciò deve avere fine - conclude Dario Calì -. Chiediamo una riforma concreta, che risolva il problema definitivamente e impedisca la formazione di questo assurdo imbuto formativo, dando a tutti i medici in attesa di formazione la possibilità di completare il loro percorso professionale. La normativa europea permette di superare questo gradino attraverso il riconoscimento di percorsi alternativi alla specializzazione universitaria, che in Italia detiene il monopolio delle scuole di specializzazione. Ma anche alla formazione in medicina generale appannaggio degli ordini e dei sindacati, che può trovare sbocchi nelle attività professionali del territorio. È  giusto che la formazione sul campo sia riconosciuta e che anche gli ospedali e il territorio  siano luoghi adatti alla formazione specialistica, come già avviene in tutta Europa”.

24 luglio 2019
© Riproduzione riservata

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